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Campi rom, altro che superamento: "Il regolamento di Cutini va nella direzione opposta"

L'associazione 21 Luglio all'attacco del nuovo regolamento per i campi voluti dall'assessore Cutini. "Contraddittorio, discriminatorio, e in molti punti incostituzionale"

Cambiare tutto per non cambiare niente. Quattordici articoli, con altrettante regole, nuove, da applicare sia negli attuali insediamenti che nelle strutture future. Il regolamento per campi e centri di raccolta rom, che l'assessore alle Politiche Sociali Rita Cutini rivendicava al nostro giornale tra i successi di un anno di operato, è pubblico da pochi giorni, ma già nel mirino degli attacchi. La ragione è semplice: scorrendolo riga per riga, c'è chi fatica a scorgervi quel superamento dei campi dato ormai per scontato, almeno come obiettivo finale. 

"Il nuovo regolamento per i campi rom a Roma proposto dall'assessore Cutini è contraddittorio, discriminatorio e in molti punti incostituzionale. In più, ancora una volta, si basa su una visione emergenziale, identifica il campo come il luogo dell'abitare per i rom e non va in alcun modo nella direzione del superamento di tali ghetti già indicata dal sindaco Marino". A puntare il dito contro il documento, licenziato dal Dipartimento Politiche Sociali, l'associazione 21 Luglio, che ne ha chiesto il "ritiro immediato". 

REQUISITI PER CENTRI E CAMPI - "Sia i villaggi che i centri di accoglienza - scrive la onlus in una nota - dovranno rispondere ai requisiti di abitabilità, ricettività, salubrità e sicurezza analogamente a quanto prescritto per altre strutture ricettive pubbliche quali alberghi, campeggi, edifici scolastici, strutture ospedaliere". E gli enti gestori "dovranno certificare preventivamente la sussistenza di tali requisiti, pena la decadenza immediata delle convenzioni". 

Allora qualcosa non quadra, perché i centri di accoglienza di via Visso e via Salaria, e i sette Villaggi della Solidarietà, ai quali mancano "i requisiti organizzativi e strutturali previsti della normativa in materia" dovrebbero chiudere subito. E invece da 24 ore il presidente dei Radicali Italiani, Riccardo Magi, è in sciopero della fame proprio perchè queste strutture sono ancora in piedi. 

COMITATO INTERDIPARTIMENTALE - Poi, a programmare le azioni svolte all'interno degli insediamenti, secondo quanto predisposto dal nuovo Regolamento, "un comitato interdipartimentale all'interno del quale è escluso il coinvolgimento dei rom. Il Dipartimento Politiche sociali vigilerebbe sul rispetto del regolamento procedendo, per esempio, anche all'espulsione delle famiglie 'in caso di comprovata evasione scolastica' ". Norme, per 21 Luglio, "lesive dei diritti fondamentali e con un forte carattere discriminatorio".

ENTI GESTORI E VIGILANZA - Oggetto di aspre critiche anche gli articoli 4 e 5, nei quali viene spiegato il ruolo dell'ente "chiamato a presiedere l'insediamento: controllo del rispetto del patto di legalità, controllo degli ingressi sulla base dei dati anagrafici del censimento, registrazione degli ospiti in un data base aggiornato, vigilanza h24". Negli insediamenti viene inoltre prevista "l'installazione di strumenti tecnologici finalizzati al rafforzamento dei controlli". Contro simili disposizioni regolamentari, già "nel 2009" - ricorda 21 Luglio - si era espresso "il TAR del Lazio", in relazione "all'articolo 2.4 del Regolamento della Regione Lazio e vigente nel periodo della 'emergenza nomadi' ". 

E ancora. "L'assessore Cutini considera i campi rom come ghetto etnico nel quale concentrare le azioni sicuritarie. Una politica in piena continuità con quella espressa dall'amministrazione precedente e, per certi versi, ancora più ancorata a principi emergenziali. Non a caso - continua la nota - nel Regolamento non compare alcun riferimento alla strategia nazionale per l'inclusione dei rom né al superamento definitivo dei campi; di contro, si ipotizza la realizzazione di nuove aree attrezzate". Cambiare tutto appunto, per non cambiare niente. 

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