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Beni confiscati, regolamento pronto ad andare Aula: si va verso un testo condiviso con le opposizioni

Vivarelli: "Svolto un lavoro costruttivo con assessorati e municipi"

A quasi un anno di distanza dall'appello lanciato da un lungo elenco di associazioni, riunite proprio in Campidoglio, il Regolamento per la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata sul territorio di Roma Capitale è pronto ad approdare in Aula. Questa mattina, nel corso di una commissione congiunta Patrimonio e Politiche Sociali, sono stati illustrati gli emendamenti che la maggioranza a Cinque Stelle porterà in Consiglio a parziale modifica della proposta che porta come prima firma proprio quella della presidente della commissione Patrimonio, Valentina Vivarelli. 

E se le associazioni che da anni lavorano sul tema hanno lamentato "il mancato confronto con l'amministrazione", pur riconoscendo gli "aspetti positivi del documento", dalle votazioni di questa mattina è apparso molto probabile che il testo che sarà sottoposto al voto del Consiglio nelle prossime settimane sarà "condiviso" anche dalle forze di opposizione. "È stato un lavoro molto costruttivo" ha spiegato Vivarelli "considerata la grande condivisione riscontrata a tutti i livelli e che ha coinvolto i dipertimenti, gli assessorati e i municipi". 

Il regolamento stabilisce le modalità di assegnazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata che verranno utilizzato esclusivamente per finalità istituzionali, sociali, abitative, culturali o artistiche. Tra le modifiche che verrebbero introdotte "l'individuazione di referenti in ognuna delle strutture capitoline coinvolte al fine di agevolare la comunicazione tra chi gestisce il bene e i dipartimenti" spiega Vivarelli. "Le linee guida, votate solo dalla Giunta, sono state inserite all'interno del Documento unico di programmazione in modo tale da permettere a tutti i consiglieri di esprimersi in merito". E ancora. "Abbiamo cancellato l'obbligo di presentare fideiussione a garanzia del bene, che avrebbe danneggiato soprattutto realtà sociali ed associazioni culturali, sostituita da una caparra di tre mensilità di un canone pari al 20 per cento di quello di mercato, proprio come avviene per i beni indisponibili di Roma Capitale".

Verranno richieste inoltre "maggiori garanzie sulla sostenibilità economica dei progetti ed effettuati più controlli sul lavoro di queste associazioni". Infine "verrà proposto un ordine del giorno collegato al provvedimento per chiedere rendere obbligatori dei percorsi di formazione per il personale che si occuperà di redigere i bandi" ha concluso Vivarelli.

"Un anno fa abbiamo lanciato la necessità di proseguire con urgenza su questo tema perché per le associazioni antimafia poter utilizzare per scopi sociali i beni oggetto di confisca è cruciale" ha spiegato Marco Genovese di Libera. "Si tratta di una forma di antimafia collettiva che consente un'interazione tra le istituzioni, le associazioni che mettono in campo i progetti e i cittadini che usufruiscono di questi servizi. Roma ha un alto numero di beni confiscati e sarà sempre più alto perché le mafie hanno investito in questa città" conclude. 

"Purtroppo si è arrivati all'approvazione del regolamento senza il confronto che era stato richiesto dalle associazioni un anno fa" sottolinea Elisa Sermarini della Rete dei numeri pari. "Registriamo però come elemento positivo il lavoro che l'amministrazione ha portato avanti con gli assessorati e i municipi. Lavoro che ha portato ad un passo avanti. Attendiamo gli emendamenti al testo, che fino ad oggi non ci sono stati inviati, per valutare nel merito queste novità. Riteniamo comunque positivo che alcuni elementi su cui avevamo posto l'attenzione rispetto al testo iniziale siano stati ridiscussi". 

Le associazioni hanno inoltre sollecitato i consiglieri "a valutare l'importanza di sperimentare anche l'utilizzo dei beni sequestrati dal momento che il Comune è uno dei firmatari del protocollo con il Tribunale di Roma" ha aggiunto Pasquale Grosso di Da Sud. "Con i beni sequestrati, quindi in una fase precedente alla confisca, si presentano delle possibilità di utilizzo che vanno colte e che possono permettere di fare al meglio anche il lavoro sulla 'seconda parte' con i beni confiscati. Solleciteremo l'amministrazione ad un confronto sul tema". 

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