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No alle scorie nucleari nel Lazio, la Regione torna a bocciare la scelta: "Ipotesi senza senso"

Regione contraria alla realizzazione del deposito nazionale nel viterbese. Assessora Lombardi: "Faremo di tutto per scongiurare questo progetto"

Niente deposito per i rifiuti radioattivi nel Lazio. La Regione torna su una questione che sta tenendo con il fiato sospeso i comuni della Tuscia. La “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del deposito di rifiuti”, infatti, ha individuato 22 siti in provincia di Viterbo.

Un'altra bocciatura al progetto

Dopo il “no” al deposito nazioanle di scorie radioattive dell’assessore ai rifiuti Massimiliano Valeriani, arriva un’altra bocciatura dalla giunta zingaretti. Questa a definire l’ipotesi, “senza senso”, ha provveduto l’assessora alla transizione ecologica Roberta Lombardi. “Apprezziamo l'impegno del Governo, che sta lavorando per porre fine ai ritardi nella ricerca di un deposito nazionale per lo smaltimento delle scorie nucleari- ha dichiarato Lombardi- ma dichiaro la mia contrarietà a questa ipotesi e faremo tutto ciò che è di nostra competenza per scongiurare questo progetto".

In particolare, per l’assessora Lombardi l’idea di realizzare il deposito nazionale di scorie nucleari nel viterbese, rappresenta un’ ipotesi “senza senso sia da un punto di vista strategico vista la mancanza di infrastrutture viarie adeguate per servire un simile impianto sia per le caratteristiche ambientali, archeologiche e turistiche della Tuscia”. Un territorio da valorizzare che, tra l’altro, già ospita l’ex centrale nucleare di Montalto di Castro.

Le scorie nucleari nel Lazio

A gennaio era stato l’assessore Valeriani a dichiarare l’ “indisponibilità” della Regione ad accogliere il deposito nazionale delle scorie. Nel territorio governato da Nicola Zingaretti sono già presenti  “due ex centrali nucleari di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, e di Borgo Sabotino, in provincia di Latina” che i aggiungono al “ Centro Ricerche dell'Enea Casaccia, nel Comune di Roma, dove si svolgono anche attività di studio e ricerca sulla medicina nucleare” aveva ricordato Valeriani. Per questo, sebbene sia “importante chiudere la stagione del nucleare in piena sicurezza con l’individuazione di un deposito - aveva concluso Valeriani - resta fondamentale la partecipazione e il confronto con le amministrazioni locali”.

Il no della Regione

Il punto di vista della Regione è chiaro. Il territorio laziale non può accogliere il deposito nazionale di scorie nucleari. Anche perchè, come ha ricordato recentemente Legambiente, la Regione già ospita il 30% dei rifiuti radioattivi presenti in Italia.


 

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