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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica Castro Pretorio / Via Curtatone

Piazza Indipendenza, Raggi: "Errore del Governo". E Rieti dice no ai rifugiati

Atteso a breve l'incontro della sindaca con il ministro Minniti. Ieri il sopralluogo dell'assessore nei centri che ospitano parte degli sgomberati di via Curtatone

Il Campidoglio ha chiesto un incontro a palazzo Chigi. Nei prossimi giorni Virginia Raggi siederà a un tavolo con il ministro dell'Interno Marco Minniti per fare il punto sugli sgomberi romani, a una settimana dal blitz che ha svuotato il palazzo occupato di via Curtatone. Centinaia di persone sono finite per strada - è storia nota - con annesse polemiche, proteste e avvelenati botta e risposta tra le parti politiche in campo. Ultima l'intervista rilasciata dalla prima cittadina alla Stampa, con un attacco senza mezzi termini al Governo centrale: "Un sindaco deve occuparsi dei suoi cittadini sull'accoglienza gli amministratori hanno compiti precisi, ma la politica migratoria è tema governativo". Poi il parziale dietrofront, alla vigilia dell'incontro richiesto al Viminale nell'ambito - assicurano da palazzo Senatorio - dei "buoni rapporti e costanti contatti istituzionali". La riunione verterà sui temi di migranti, accoglienza e politiche abitative, aspettando che venga formalizzata l'ipotesi che sta prendendo piede di utilizzare i beni confiscati alla mafia per dare assistenza a chi nella Capitale non ha un tetto dove dormire. Una possibilità avanzata dal ministero, dopo la direttiva che a seguito degli scontri in piazza Indipendenza tra migranti e forze dell'ordine ha stabilito lo stop agli sgomberi in assenza di alternative

Il no di Rieti ai rifugiati

Intanto il Comune di Forano, in provincia di Rieti, ha detto no al possibile trasferimento di circa 40 dei rifugiati sgomberati lo scorso 24 agosto dallo stabile di via Curtatone. In una seduta straordinaria del consiglio comunale è stata messa al voto una mozione presentata dal sindaco Marco Cortella (Pd). Il primo cittadino chiedeva di esprimere formalmente la propria contrarietà al trasferimento "in qualsiasi forma o modalità di ulteriori migranti, sia richiedenti asilo che aventi già permesso di soggiorno". La mozione è stata approvata con otto voti favorevoli. 

Dove dormono le famiglie sgomberate

D'altra parte erano stati gli stessi interessati a rifiutare l'opzione offerta a sgombero già avvenuto per far fronte all'emergenza: troppo lontano dal centro di Roma, dove ormai da anni buona parte degli sgomberati lavorava e portava i figli a scuola. Un no secco anche delle associazioni umanitarie che da una settimana stanno portando avanti la lotta (sabato scorso il corteo con sit in permanente) per ottenere un'alternativa alloggiativa degna. Non lo sarebbe appunto il trasferimento fuori Roma, nè i centri d'accoglienza, visti come un passo indietro rispetto al livello di integrazione nel tessuto sociale già raggiunto dalle famiglie di via Curtatone. Ragion per cui la stragrande maggioranza delle famiglie è ancora in strada, dispersa tra i vari presidi umanitari presenti. Salvo le cosiddette fragilità - bambini, anziani, disabili - prese in carico nel circuito istituzionale.

Nella giornata di ieri il sopralluogo dell'assessore alle Politiche sociali Laura Baldassarre, che dopo le polemiche sull'immobilismo del Campidoglio rivendica il lavoro fatto. "Oggi abbiamo visitato i luoghi del circuito d'accoglienza capitolino che ospitano le persone che hanno accettato la proposta formulata della Sala Operativa Sociale a seguito dello sgombero di via Curtatone. Abbiamo incontrato madri, donne incinte, anziani e persone malate. Abbiamo visto bambini giocare tra loro. Ci siamo accertati delle loro condizioni, ascoltato i loro racconti e dialogato con gli operatori che stanno fornendo un importante contributo per garantire un'accoglienza di qualità. Continua il lavoro della Sala Operativa Sociale attraverso l'Unità di Strada per la presa in carico delle fragilità. Abbiamo chiesto anche ai migranti stessi di informare le altre persone coinvolte nello sgombero, che c'è ancora la possibilità di essere accolti. È infatti incomprensibile che a fronte di una disponibilità di posti le persone preferiscano rimanere in strada".
 

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