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Lunedì, 4 Dicembre 2023
Politica

Raggi al Tar contro il Governo: "Ricorso su gestione del Colosseo, Comune è escluso"

La sindaca: "Sembra che il Governo voglia gestire in totale autonomia senza concertazione con il Comune". La replica del ministro Franceschini su Twitter: "Incredibile"

Il Campidoglio fa ricorso al Tar contro l’istituzione del Parco Archeologico del Colosseo, "perché lesivo degli interessi di Roma Capitale". Lo ha fatto sapere la sindaca Virginia Raggi nel corso di una conferenza stampa in Campidoglio. La decisione, ha fatto sapere, è stata presa da "tutta la Giunta" perché il decreto "non ci convince". Ha spiegato la sindaca: "Sembra che il Governo voglia gestire in totale autonomia senza concertazione con il Comune il patrimonio culturale dell'amministrazione stessa. E' una situazione inaccettabile, per questo motivo siamo stati costretti a presentare ricorso". Il drecreto, approvato nel gennaio scorso, punta alla riorganizzazione della Soprintendenza speciale per il Colosseo e l'Area archeologica centrale di Roma che prevede, tra l'altro, la realizzazione del Parco archeologico del Colosseo. Con il decreto è stata indetta la selezione pubblica internazionale per il conferimento dell’incarico di direttore del Parco Archeologico del Colosseo.

In una memoria, approvata dalla Giunta capitolina, si dà inoltre mandato all’Assessore alla Crescita culturale di adottare tutti gli atti necessari per avviare la revisione dell’Accordo di valorizzazione tra Roma Capitale e Mibact del 21 aprile del 2015 con l’obiettivo di pervenire ad un’estensione a tutto il territorio comunale, ed in prospettiva della città metropolitana, del principio di integrazione e coordinamento delle funzioni di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale esercitate dal Mibact e Roma Capitale.

Per Raggi "è inaccettabile che i ricavi della bigliettazione di Colosseo e Fori, che portano 40 milioni nelle casse del nuovo ente ministeriale, prima andavano per l'80% alla Soprintendenza speciale e oggi invece sono tutti del Parco e solo il 30% torna al Comune, a cui resta molto poco. Non posso accettare scelte calate dall'alto sulla città prese senza consultazione, eppure avevamo parlato con il ministro Franceschini più volte" ha concluso Raggi. Secondo quanto si apprende il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini non è stato informato preventivamente: "Lo apprenderà quanto prima" le parole di Raggi. "La nostra idea è che le istituzioni debbano collaborare, oggi abbiamo inaugurato insieme una mostra e questo è il modo che secondo noi va portato avanti". 

Al fianco di Virginia Raggi il vicesindaco con delega alla Cultura, Luca Bergamo: "Quella che annunciamo oggi è una decisione importante per affermare una diversa visione del patrimonio culturale dopo che i confronti con il ministro Franceschini non hanno dato risultati apprezzabili" ha spiegato. "Ci era rimasto solo lo strumento del ricorso al Tar per ripristinare il diritto fondamentale della Capitale di confrontarsi e trovare un punto di convergenza con il Governo quando si prendono decisioni su un elemento strategico sulle prospettive di sviluppo della città e del Paese". 

Per Bergamo bisognerebbe raggiungere un "accordo di valorizzazione che vada verso un soggetto unico Campidoglio-Mibact per la tutela del patrimonio, nell'interesse del Paese e della città. Per questo il nostro è un atto costruttivo e un passo avanti, e siamo quindi fiduciosi che questo atto provochi non polemica ma un confronto serio tra i diversi livelli istituzionali del Paese". L'accordo di valorizzazione esistente, ha proseguito il vicesindaco, "era concepito limitatamente all'area archeologica centrale. Negli incontri con il ministro abbiamo detto che secondo noi bisognava anche andare oltre l'area centrale e coinvolgere l'intero patrimonio, il vecchio accordo è una base ma serve un ragionamento piu' innovativo per andare oltre e secondo noi ci sono le condizioni per farlo". 

"Incredibile" la replica di Franceschini su Twitter. "Virginia Raggi impugna al Tar la scelta di dare al Colosseo vera autonomia e direttore scelto con selezione internazionale!".

Le motivazioni della scelta del Campidoglio sono state spiegate in una nota: "Nel 2015 si era proceduto ad un riassetto della Soprintendenza speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma: non solo ne erano state rideterminate le competenze ma la gestione del patrimonio (Colosseo, Foro romano, ecc.) e l’esercizio della tutela sull’area del Centro storico dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità erano state riunite in un unico ufficio, dotato di autonomia scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile.
 
Con l’entrata in vigore del decreto del Mibact è stato costituito un nuovo istituto denominato Parco Archeologico del Colosseo. Così facendo si è sottratto alla Soprintendenza speciale gran parte delle sue risorse, in massima parte derivanti dalla gestione del Colosseo, mentre si estende il suo perimetro al territorio di Roma, e la si è privata di fatto della possibilità di incidere positivamente per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio monumentale della Capitale". 

 
Al Parco Archeologico del Colosseo sono state attribuite competenze di tutela e valorizzazione sull’area centrale della città che comprende sia la parte di proprietà statale (Colosseo, Foro romano, Palatino e Domus Aurea) che quella di proprietà comunale (Fori imperiali, Circo Massimo e Colle Oppio). Questo nuovo assetto di competenze appare in contrasto con l’Accordo di valorizzazione in base al quale Mibact e Roma Capitale si impegnavano a costituire entro la fine del 2015 un Consorzio per la gestione della medesima area (la piantina che individua l’area di competenza del nuovo Parco Archeologico è la stessa allegata al testo dell’Accordo). Inoltre si crea un altro ostacolo all’integrazione e connessione all’area archeologica al tessuto sociale e urbanistico di Roma Capitale, espressamente prevista, invece, nell’Accordo". 

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