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Zingaretti: "La ricandidatura di Virginia Raggi una minaccia per i romani". Il Raggi bis non sarà giallorosso

L'indiscrezione stampa non trova smentite e gela chi, nello staff di Raggi, sperava di replicare in Campidoglio lo schema di Governo

"La ricandidatura di Virginia Raggi? Per i romani questa non è una notizia, ma una minaccia". A parlare è Nicola Zingaretti, governatore della Regione Lazio e segretario del Pd. Non una dichiarazione ufficiale, ma un'indiscrezione emersa in un pezzo di Simone Canettieri su Il Messaggero che non ha trovato, nel corso della mattinata di sabato, smentite dallo staff del Governatore. 

Dichiarazioni che gelano il progetto più ambizioso di Virginia Raggi, ovvero quello di replicare lo schema del governo giallorosso anche in Campidoglio. Nessun accordo con il Pd e il M5s costretto a correre da solo, con il fardello o il vento in poppa (a seconda dei punti di vista) degli anni di amministrazione capitolina. Un progetto, quello della sindaca e del suo staff, alla base di alcune decisioni controverse dell'amministrazione pentastellata (su tutte la discarica nella Valle Galeria) e avversato anche all'interno del Movimento. 

L'uscita di Zingaretti spegne così i sogni della sindaca, anche se resta da capire se tra le intenzioni del Governatore ci sia quello di cercare un candidato su cui far convergere i grillini, con buona pace della Raggi, della sua auspicata corsa per un secondo mandato e del suo attivismo mediatico di questi giorni. 

A commentare l'uscita di Zingaretti l'assessore alle Risorse Umane Antonio De Santis, fedelissimo della sindaca: "Ogni volta che il nome di Virginia Raggi si colloca al centro del dibattito, parte un fuoco incrociato da tutti gli schieramenti politici per colpirla. Offendere, senza ragionare, è sin dal primo giorno la moda imperante. In fondo nelle alchimie delle segrete stanze andrebbe bene tutto, ma lei no. Chissà perché".

"Virginia Raggi", prosegue De Santis, "riesce quindi a mettere sempre d'accordo tutti, all'insegna di un consociativismo dell'insulto. Una serie di affermazioni con la bava alla bocca, senza costrutto. La ragione di fondo è facilmente intuibile. Esprimersi in modo trasparente, senza sotterfugi. Non cedere ad accordi sotto banco e a lugubri logiche di palazzo. Rovesciare schemi consolidati, anche a costo di suscitare livore e reazioni scomposte in ogni fronte, sembra non piacere proprio. Si dimentica, però, che la politica si sviluppa sulle proposte e sui contenuti, non sulle aggressioni verbali. Ma questo i cittadini lo sanno. E anche su questo giudicheranno".

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