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Ama, Raggi silura i suoi vertici: ieri esaltati per i risultati raggiunti, oggi cacciati per gli "obiettivi mancati"

Nelle motivazioni della revoca anche i risultati insoddisfacenti. Eppure la sindaca ha osannato per mesi il lavoro svolto chiedendo fiducia, e pazienza, ai romani

Raggi ha revocato il cda di Ama attaccando l'azienda per presunte irregolarità nel bilancio 2017, bocciato e bloccato. Ma nelle motivazioni inserite nell'ordinanza che azzera i vertici è contenuta una critica pesante non solo alle questioni contabili. Si parla di "carenze gestionali" e di un "livello di criticità tale da far dubitare dell'affidabilità dell'attuale gestione aziendale". E c'è anche la presa d'atto dei "disservizi" e del "mancato raggiungimento da parte della governance degli obiettivi prefissati".

Quindi le performance sulla raccolta differenziata - al momento presente con il nuovo modello porta a porta e i kit microchippati in meno di due municipi (VI e X), e non sempre con buoni risultati - sono diventate all'improvviso insoddisfacenti? Eppure Raggi ha difeso il modello e la sua applicazione per mesi, anche e soprattutto di fronte all'evidenza di strade sporche e marciapiedi invasi dai sacchetti. 

Il piano Ama, con l'obiettivo del 70% di differenziata nel 2021 e gli impianti di compost e multimateriale, è stato rivenduto fin dall'inizio dal Campidoglio come il fiore all'occhiello dell'amministrazione. E ai romani si chiedeva pazienza. Perché per il "cambiamento" ci vuole tempo. Neanche a gennaio, quando sono uscite le linee guida del piano industriale, con i numeri della differenziata ridimensionati (il 55% invece che il 65) rispetto a quanto fissato dal Campidoglio, si sono levate critiche se non da qualche consigliere malpancista. 

A luglio 2018 Raggi scriveva sul nuovo porta a porta: "Voglio ringraziare Ama che sta applicando a ritmi serrati il nuovo modello di raccolta differenziata e il Conai per l'importante supporto". Poi ad agosto: "Andiamo avanti senza sosta per restituire dignità e decoro alla città". E ancora: "I nostri obiettivi restano fermi: riduzione della produzione di rifiuti di 200mila tonnellate, la raccolta differenziata al 70% entro il 2021 e la realizzazione di un'impiantistica sostenibile. Noi ce la stiamo mettendo tutta. Ai cittadini chiedo di darci fiducia e di stare dalla nostra parte". Sei mesi dopo però è la sindaca per prima a perdere la fiducia nei suoi vertici, quelli da lei nominati e difesi, al punto da optare per una ripartenza da zero nonostante il poco tempo a disposizione e le urgenze legate alla gestione dell'igiene urbana. Difficile chiedere ai romani di fidarsi, quando quello che per mesi è stato raccontato come il miglior modo possibile di procedere ha dato pessimi frutti, stavolta per ammissione della stessa Raggi. 

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