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Lite Conte-Grillo, torna il comitato direttivo: Virginia Raggi tra i candidati al vertice del Movimento?

Dopo la bordata di Beppe Grillo torna in auge la piattaforma Rousseau. La sindaca fra i nomi in partita

Il Movimento Cinque Stelle torna a votare e a organizzarsi su Rousseau. E' Beppe Grillo stesso, garante / illuminato / fondatore /elevato dell’esperimento politico pentastellato, a buttare dalla barca Giuseppe Conte e a ritirare su la scialuppa del rapporto con Davide Casaleggio: “Indìco la consultazione in rete degli iscritti al MoVimento 5 Stelle per l’elezione del Comitato Direttivo, che si terrà sulla Piattaforma Rousseau”, ha scritto sul suo blog, citando articoli dello Statuto del Movimento: “Il voto su qualunque altra piattaforma invaliderebbe la consultazione”.

Cinque membri del nuovo comitato direttivo saranno dunque eletti dagli iscritti certificati: ai vertici dell’esperimento che ha scalato la politica italiana potrebbe salire Virginia Raggi, sindaca di Roma. Matteo Pucciarelli su Repubblica del 30 giugno scrive: “Anche la sindaca di Roma Virginia Raggi se fosse della partita, difficilmente non avrebbe i voti per entrare di volata nel vecchio-nuovo organo di direzione del M5S”. In effetti la prima cittadina della capitale ha negli anni dimostrato fedeltà mai revocata, diremmo “centrista” all’interno delle anime M5S e fino all’ultimo ha sostenuto il sistema di voto su Rousseau.

A DiMartedì di Giovanni Floris su La7 aveva dichiarato: “Ho cominciato a lavorare sulla piattaforma Rousseau, che era la piattaforma del movimento, l’unica, dal mese di dicembre”. Il capo staff di Virginia Raggi è Max Bugani, pentastellato emiliano della prima ora e uno dei tre soci di Associazione Rousseau: un personaggio che è più di una cassaforte. Lo scorso 14 agosto 2020 si era tenuta, su Rousseau appunto, la votazione a cui avevano preso parte il 28% degli aventi diritto: al centro del quesito il cosiddetto “Mandato zero”, ovvero la direttiva di non conteggiare il primo mandato da consigliere comunale nell’ambito della “regola sacra dei due mandati”. Lo scorso autunn fu lanciata la votazione con i "mi fido", una sorta di like made in Casaleggio. E la Raggi fu tra le più suffragate, alle spalle dei soli Di Battista e, Nicola Morra e Luigi Di Maio.

“Da oggi sono aperte le votazioni sulla piattaforma Rousseau. Votate. Avete tempo fino alle ore 12 di domani” scriveva il 13 agosto Virginia Raggi su Facebook, invitando al voto: l’80% dei partecipanti validò la sua terza corsa al comune di Roma, dando il via libera alla campagna elettorale. “Un grande in bocca al lupo a Virginia Raggi per la sua ricandidatura e buona fortuna a tutti i candidati sindaco che saranno a capo di coalizioni politiche nei Comuni dove correremo per le elezioni del 20 settembre”, scrisse allora Luigi di Maio, oggi in predicato per tornare alla guida del M5S essendosi negli ultimi mesi mantenuto opportunamente “diversamente contiano”.

L’ultimo assist di Virginia Raggi alla linea d’azione Grillo – Casaleggio – Rousseau fu lo stop secco alle alchimie politiche che allora vedevano la prova di alleanza nazionale fra PD e Movimento Cinque Stelle. Si era in febbraio e Raggi disse: “E’ il momento che la base M5S si esprima sulla mia candidatura a Roma”. Alludeva, ovviamente, a un voto su Rousseau e rivelava al contempo che per convincerla a desistere dalla sua candidatura al Campidoglio le avevano offerto “qualunque cosa”, ma che lei aveva declinato ogni invito.

Bordata in piena regola sullo scenario politico arriva invece da Enrico Stefano, consigliere comunale ancora iscritto al M5S ma da tempo su posizioni esplicitamente critiche sulla nuova corsa della Raggi – non si ricandiderà: “Far evolvere il Movimento 5 Stelle (o pensiamo di essere ancora nel 2013 o nel 2016? Andare nelle piazze a gridare onestà onestà, "quelli di prima" dopo oltre un lustro che siamo al governo del Paese e della Capitale?), dotarsi di una organizzazione, far emergere chi veramente ha le competenze e capacità per ricoprire posizioni apicali, è scomodo per qualcuno o per il suo fondatore. Che preferisce un partito dove chi fa il video più simpatico o semplicemente è primo in ordine alfabetico ha più chance di diventare "portavoce" in un contest on line. Quindi un Movimento più "gestibile", ma sicuramente aggiungo io sempre meno credibile e meno che mai affidabile. Per quanto mi riguarda, questo modo di fare e le modalità con cui pare si intenda proseguire è sempre più lontano dai valori in cui ho creduto e che ho sempre portato avanti con coerenza e abnegazione”.

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