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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Aeroporto di Fiumicino: braccio di ferro tra Adr e governo

Il 31 dicembre scade il termine per l'approvazione del nuovo contratto. Si compatta il fronte del si. I cittadini: "sarà devastante per il territorio"

La “guerra” per l’ampliamento dell’aeroporto di Fiumicino è ormai arrivata alla sua battaglia finale. Scade il 31 dicembre il termine ultimo per il ministero dell’Economia per l’approvazione dell’aumento delle tariffe necessario a dare il via al piano di ampliamento dello scalo romano. In soldoni: 8,5 euro in più rispetto al costo attuale (16 euro) per ogni passeggero che transita da Fiumicino. Se così non fosse, bisognerebbe ripartire dal via. Il Contratto di programma approvato il 25 ottobre tra Aeroporti di Roma (Adr) e l’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, dovrebbe essere rivisto da capo.

Da una parte Aeroporti di Roma e la sua maggior azionista Gemina che, in caso di mancato via libera entro la fine dell’anno, ha minacciato di “intraprendere ogni azione necessaria alla tutela dei propri diritti”. Dall’altro i tecnici dimissionari ai quali Adr ha promesso al governo in una lettera inviata il 19 dicembre di ricedere l’impegno finanziario nel breve periodo, 2013-2016, aumentandolo da 900 milioni di euro a oltre 1,2 miliardi per la realizzazione di “elementi infrastrutturali di essenziale importanza”. Per convincere i tecnici, Adr ha schierato al suo fianco la cavalleria pesante: da Confindustria a Federlazio si susseguono le spinte per l’approvazione del Piano. La posta in gioco è alta. Un affare da 12 miliardi di euro, fino al 2044. Anche se per i prossimi dieci anni si parla di “soli” 2,5 miliardi di investimenti. Intanto sabato scorso, centinaia di cittadini sono scesi per le strade di Fiumicino per opporsi alla cementificazione di 1200 ettari di agro romano.

UN PIANO CHE DURA 30 ANNI – Ha la vista molto lunga il progetto di ampliamento di Adr. Fino al 2044. Oltre trent’anni. È questo il tempo in cui si prevede di completare tutte le opere per il raddoppio dell’aeroporto. Entro il 2016 ci sarebbe il completamento di un’area d’imbarco (la F) e dell’avancorpo del Terminal 3, mentre solo nel 2019 si inizierebbe la realizzazione della quarta pista che, secondo programma, dovrebbe essere terminata entro il 2021. Alla fine dei 30 anni Fiumicino dovrebbe avere 2 nuove piste, 650 mila metri quadrati di terminal e altri 65mila di aree commerciali.

IL FRONTE DEL SI – Da Confindustria a Federlazio fino ad arrivare ai soci giapponesi di Adr, Changi Airport Group. Ad aprire le danze un’intervista pubblicata sul Il Messaggero al vice presidente di Confindustria, Aurelio Regina, fin dai tempi della corsa alle Olimpiadi del 2020 convinto sponsor del raddoppio, che si appella al premier Mario Monti per evitare “un grave danno per il Paese”. A seguire, il presidente di Confcommercio di Roma che ha parlato di “sistema elefantiaco che ne impedisce lo sviluppo” in sintonia con il presidente di Unindustria, Maurizio Stirpe, erede dello stesso Regina. E ancora la Federlazio di Flammini. Sempre dalle pagine de Il Messaggero parla anche Lee Seow Hiang, amministratore delegato di Changi Airport Group, socio di Adr. I motivi: aumento dei passeggeri (100 milioni al 2044), sviluppo del Pil regionale 1,7% al 2020 mentre 20% al 2044, posti di lavoro, 230 mila fino al 2044, soprattutto nel comparto edile.

IL FRONTE DEL NO – Sviluppo senza cemento. Si potrebbe riassumere così la posizione dei cittadini riuniti nel Comitato Fuoripista che sabato scorso hanno manifestato per le strade di Fiumicino. Il primo motivo per opporsi è “l’impatto devastante che il raddoppio avrebbe sul territorio” scrivono in una lettera al direttore de Il sole 24 Ore, Roberto Napolitano. 1200 ettari di Riserva statale del litorale romano coperti dal cemento. Agro romano dove oggi lavorano decine di aziende agricole. Ma soprattutto, sostengono ormai da anni i cittadini: “l’aumento dei passeggeri può avvenire anche senza il raddoppio”. A supporto della loro tesi, alcuni numeri: “attualmente il riempimento medio degli aerei è del 65%; il calcolo delle capacità dell’aeroporto si basa solo sul 75% dei piazzali esistenti; servirebbe un’ottimizzazione. Infatti anche altri aeroporti europei con tre piste contano oltre 70 milioni di passeggeri”. Insieme al Comitato Fuoripista, a comporre il “fronte del No”, le associazioni ambientaliste come Legambiente e il Wwf, e i partiti della sinistra, tra cui anche l’ex vicepresidente regionale candidato sindaco di Fiumicino per il Pd, Esterino Montino.

CHI E’ ADR – Aeroporti di Roma è una società privata che ha in concessione dallo Stato fino al 2044 la gestione degli aeroporti di Fiumicino e di Ciampino. Oltre il 95 per cento delle quote è in mano a Gemina spa il cui maggior azionista è Sintonia (35,93%), finanziaria della famiglia Benetton. In Adr, con circa il 12% a testa dell’azionariato ci sono anche Mediobanca e la società del costruttore romano, Silvano Toti spa. Con meno del 10 per cento ci sono Fondiaria Sai, Unicredit e Assicurazioni Generali.

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