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Punti verde ristoro, protesta dei vincitori del bando: "Non bloccate le procedure"

La manifestazione di dissenso presso la commissione Trasparenza convocata ad hoc in via delle Vergini: "Il Comune butta 1,8 milioni per la manutenzione di 33 parchi, un costo che ci saremmo felicemente accollati"

Gli assegnatari dei bandi per i Punti verde ristoro hanno manifestato questa mattina presso la commissione capitolina Trasparenza di via delle Vergini convocata dal presidente Giovanni Quarzo (Forza Italia) proprio per "fare chiarezza sul perché l'amministrazione ha deciso di bloccare le procedure". Una protesta silenziosa portata avanti stando in piedi presso la sala ed esponendo cartelli come 'Meno degrado, più parchi puliti', 'Parchi puliti e risparmio annuo di 1.800.000 euro non sono interesse pubblico?'. Nel mirino la decisione di Roma Capitale annunciata martedì scorso di ritirare i bandi che avrebbero consentito, a piccole realtà imprenditoriali, di manutenere alcuni giardini romani in cambio di concessioni decennali.

I MOTIVI DELLA PROTESTA - Ogni anno, ha spiegato all'agenzia Dire il presidente dell'associazione Parchi Roma Capitale (che raggruppa gran parte dei vincitori), Francesco Pastorella, “il Comune butta 1,8 milioni per la manutenzione, tra l'altro fatta malissimo, di 33 parchi, un costo che ci saremmo felicemente accollati mentre loro aumentano tasse e tariffe. Noi volevamo trasformare questi parchi con aree attrezzate, aree cani, recinzioni e guardiania per restituire decoro, creando anche 100 posti di lavoro, con un investimento di 8 milioni euro per opere che poi, al termine delle concessioni (di durata massima pari a 18 anni) sarebbero rimaste al Comune”.

LA STORIA - I bandi, nati da un'idea dell'amministrazione Veltroni, pubblicati nel 2009 e andati in graduatoria nel 2011, non sono mai decollati: “Non abbiamo mai cominciato i lavori, prima con Alemanno per lungaggini burocratiche, ora con l'assessore Estella Marino che fa confusione con i Punti verde qualità, una storia totalmenti diversa qui sono tutti soldi nostri, non sono previste cubature ma piccoli chioschetti di legno di massimo 80 metri quadri. Il Comune ci doveva solo ringraziare, dovremmo andare in altre città, investire sui parchi e mandare le foto al Campidoglio, che tiene i parchi in condizioni di degrado e sporcizia".

LE SPESE – Tra i punti denunciati dai vincitori del bando anche le spese già sostenute. Tra elaborazione dei progetti, spese legali e adeguamenti richiesti dal Comune, sostengono di aver già speso “dai 15 ai 30 ai 45mila euro ciascuno”.

RICORSI – Per questo motivo, i vincitori del bando hanno annunciato di essersi già mossi da un punto di vista giudiziario e, se la situazione non si sbloccherà, procederanno con i ricorsi. “Per ora abbiamo ricevuto una comunicazione di autotutela da parte di Roma Capitale e noi abbiamo risposto con delle memorie congiunte da parte del nostro avvocato. Se non si ferma la revoca siamo pronti ad andare avanti". Anche perché, secondo il presidente dell'associazione, le motivazioni addotte dall'amministrazione semplicemente non sussistono: "Noi abbiamo rispettato il bando e le linee guida, e se le Sovrintendenze non sono state coinvolte all'inizio, come ha detto l'amministrazione, ci hanno comunque chiesto poi dei carotaggi, che abbiamo effettuato ricevendo tutti i nulla osta". E in questo noi "valorizzeremmo un bene pubblico, dando un servizio ai cittadini e togliendo le spese al Comune: come fanno a dire che non c'è interesse pubblico?". Adesso, ha concluso Pastorella, "dicono che è pronto un nuovo bando: ma certo, perdete altro tempo e altri soldi mentre si aumentano le tariffe degli asili per racimolare 300mila euro e si spendono 1,8 milioni per manutenere malissimo i parchi quando potremmo farlo noi".

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