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Affrancazioni, acquirenti protestano in Tribunale: "Le nostre case non valgono più niente"

I manifestanti hanno riconsegnato simbolicamente le chiavi delle loro abitazioni

“Restituiamo simbolicamente le chiavi delle nostre case perché, a causa di un cortocircuito giuridico, hanno perso il loro valore. Non possiamo venderle né affittarle”. Stella Teodonio fa parte del Comitato acquirenti dei piani di zona che questa mattina, insieme all’Associazione Area 167, ha protestato davanti al Tribunale di Roma di viale Giulio Cesare per manifestare contro gli effetti che le modifiche di legge introdotte nel dicembre del 2019 dal governo gialloverde stanno avendo sulle loro cause. “Una legge ingiusta che permette a chi ha venduto la propria casa al doppio o al triplo del suo valore di sanare retroattivamente la situazione”. 

Stiamo parlando di abitazioni realizzate in regime di edilizia convenzionata, acquistate a prezzi ribassati in quanto vincolate da specifiche convenzioni con le amministrazioni pubbliche. Negli anni sono state rivendute a prezzi di mercato. Il Comune concedeva i nulla osta, il notai firmavano. “Non potevamo fare diversamente” hanno sempre affermato i venditori. "Ci siamo mossi in buona fede". (Qui la storia di un venditore). Una sentenza della Cassazione emessa nel settembre del 2015 però ha stabilito che quelle compravendite avrebbero dovuto rispettare il prezzo vincolato. Così migliaia di persone si sono ritrovate con case acquistate sul mercato il cui valore reale era ben inferiore a quanto versato. Un introito ‘indebito’ per il Tribunale che in primo grado ha condannato diversi venditori a restituire la differenza di prezzo per un ammontare che in molti casi sfora i 200 mila euro. 

Nel dicembre del 2019, con un emendamento in Senato proposto dal Movimento cinque stelle, il governo gialloverde ha introdotto delle modifiche normative che permettono anche a chi non è più proprietario di questi immobili, quindi anche ai venditori coinvolti nelle cause, di versare quanto dovuto al Comune sancendo l’estinzione di qualunque richiesta di risarcimento. “Così i giudici hanno iniziato a dichiarare l’improcedibilità di cause avviate anche negli anni passati” denuncia Giuseppe Di Piero, dell’Associazione Area 167. “Si tratta di una legge retroattiva e incostituzionale, che viola i principi di ragionevolezza ed uguaglianza e che ci impedisce di agire in tutela dei nostri diritti. Senza considerare che quella legge permette anche a chi non è più proprietario degli alloggi, quindi anche a perfetti sconosciuti, di effettuare un negozio giuridico su un bene non più suo”. 

Le storie di quanti oggi hanno deciso di protestare si ripetono simili tra loro. Andrea ha comprato nel luglio del 2015 al ‘Casilino 23’ e ha pagato “280 mila euro una casa che da valore vincolato ne vale 46 mila” racconta. “Qualche mese dopo mi si era prospettata la possibilità di cambiare città e quando ho provato a metterla in vendita ho scoperto che non valeva nulla. Sapevo che era stata costruita in diritto di superficie e che era legata a convenzioni ma notaio e proprietario, al momento dell’acquisto, mi avevano assicurato che non aveva nessun vincolo”. La decisione di fare causa "non solo al venditore ma anche al notaio e al Comune", spiega “è arrivata dopo il fallimento di qualsiasi mediazione”.  Poi conclude: "Ci hanno accusato di puntare a una, potenziale, speculazione inversa (ottenere differenze da centinaia di migliaia di euro e affrancare con qualche decina, ndr). Ma perché sanare chi la speculazione l'ha già effettuata?".

Giovanni ha acquistato casa per suo figlio in zona Casal Boccone: “Attico e superattico a 550 mila euro. La casa ne vale 198 mila. Per affrancarla ne servono 42 mila. Ho tentato più volte la mediazione: avevo chiesto 95 mila euro complessivi a notaio ed ex proprietario” precisa. “Perché i danni subiti non si fermano al valore dell’immobile. Mio figlio si è trasferito all’estero e io da oltre 3 anni non posso né vendere né affittare, a meno che non sia disposto a rimetterci tutti questi soldi. Cosa potevo fare se non chiedere che mi venisse restituita la differenza?”. 

Sono stati in molti a ripeterlo: “Non chiediamo la restituzione di tutto l’indebito ma vogliamo che la legge riconosca i danni che abbiamo subito. C’è chi non può rivendere, chi sta versando un mutuo su una casa il cui valore è crollato”. Quanto sta accadendo in questi mesi, per gli ‘acquirenti’ delle case dei piani di zona, sta invece andando nella direzione opposta: “I giudici, in seguito alle modifiche di legge di dicembre, hanno iniziato a dichiarare l’improcedibilità dei ricorsi anche sulla base della presentazione la domanda di affrancazione, senza attendere la conclusione dell’iter” spiega ancora Stella Teodonio. “Qualora questa poi non venga pagata saremo costretti ad avviare una nuova causa con tempi che si allungano e nuove spese legali”. 

In piazza Yuri Trombetti, responsabile casa del Pd di Roma, annuncia: “Il Pd sta lavorando a livello parlamentare e insieme alle associazioni per superare questa legge che non è altro che un’ennesima sanatoria che colpisce chi ha acquistato abitazioni nei piani di zona” spiega. Anche se l'emendamento in Senato ha ricevuto il voto favorevole anche di parte dei parlamentari dem.

I compratori sono pronti a dare battaglia: “Oltre alle nostre chiavi oggi depositeremo una lettera aperta al presidente del Tribunale”. Non solo. “Chiederemo al Comune di applicare le sanzioni previste nelle convenzioni per la violazione dell’applicazione del prezzo massimo di cessione” conclude Di Piero. “Ci sono comuni che si stanno muovendo in questo senso, anche il Tar del Lazio ha confermato in due diverse sentenze emesse tra la fine del 2018 e il 2019 questa impostazione. Faremo un esposto al Comune e chiederemo alla Corte dei Conti di vigilare”.

La protesta davanti al Tribunale

A supportare le rivendicazioni degli acquirenti anche il consigliere regionale della Lega, Daniele Giannini, che nei giorni scorsi ha presentato alla Pisana un'interrogazione per chiedere che vengano restituiti, a regione e comune, i benefici di cui i primi assegnatari hanno goduto nel caso di cessione dell'immobile. "Questa vicenda - ha dichiarato Giannini - è stata sottovalutata. Ora deve essere trovata una soluzione che sia giusta ed equa anche per gli acquirenti e non solo per i venditori".

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