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La protesta dei lavoratori di Zara nel cuore di Roma: “Stop licenziamenti e bassi salari”

Il sit in degli addetti alle pulizie e al carico e scarico merci davanti allo store di va del Corso: “Con cambio appalto in pieno lockdown si gioca ancora con contratti e futuro dipendenti”

A pochi giorni dalla riapertura dei negozi dopo il lockdown protestano i lavoratori di Zara, quelli delle ditte in appalto che per il marchio di abbigliamento e accessori di proprietà del gruppo spagnolo Inditex si occupano delle pulizie o del carico e scarico merci.

La protesta dei lavoratori di Zara

Uno sciopero che nella giornata del 2 giugno, Festa della Repubblica, ha attraversato tutta Italia: a Milano il sit-in in corso Vittorio Emanuele II, a Roma la protesta davanti allo store di via del Corso.

Dito puntato contro il cambio di appalto avvenuto in piena emergenza Coronavirus. “La scelta del gruppo Inditex ha comportato che una ventina di addetti alle pulizie non venissero assunti nel recente cambio appalto e che altre centinaia di lavoratori addetti al carico e allo scarico oggi siano senza alcuna certezza lavorativa: dunque famiglie, donne e uomini senza la possibilità di avere un futuro e con l'unica certezza della precarietà della vita e del lavoro” – ha scritto in una nota il SI Cobas.

"Licenziamenti e precarietà"

Le richieste del sindacato, che vuole il confronto con il gruppo Inditex e con le società che sono subentrate nell'appalto, sono l’immediata assunzione delle venti persone “che pur con pieno diritto, sono rimasti senza lavoro, per un cinico gioco tra vecchie e nuove società”, così come dei lavoratori ancora all’estero “che non hanno garanzie di assunzione”; orario e salario pieno oltre all’assunzione di tutti i precari addetti allo scarico e al carico delle merci di Zara. 

Facchini di Zara in sciopero, i negozi rischiano di rimanere vuoti: “Non siamo lavoratori in affitto”

“Ancora una volta la multinazionale Zara, che fa profitti miliardari, gioca con i contratti dei lavoratori” - dicono al megafono i manifestanti. Appena quattro mesi fa le dure proteste dei facchini con gli store romani a rischiare di rimanere vuoti: in quel caso dopo cortei nel cuore della città, volantinaggio e blitz davanti ai negozi dei centri commerciali l’accordo tra azienda e sindacati che ha salvato posti di lavoro e salari
 

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