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Facchini in protesta da una settimana: così i negozi di Zara rischiano di rimanere vuoti

La mobilitazione per chiedere l'applicazione del contratto nazionale della logistica e il riconoscimenti del pregresso, Filt Cgil: "Si risarciscano danni subiti dai lavoratori"

Straordinari non riconosciuti, retribuzioni pagate a metà, situazione contributiva carente e mancata applicazione del contratto nazionale della logistica: sono queste le motivazioni che agitano i lavoratori in appalto che si occupano del magazzino, del carico e scarico merci per Zara.

Protestano i magazzinieri di Zara

A Roma i facchini magazzinieri, che fanno capo alla cooperativa Expo Logistic del gruppo Faro, stanno incrociando le braccia da una settimana mettendo a dura prova la tenuta degli store della catena di abbigliamento spagnola nella Capitale che così, senza il raggiungimento di un accordo in breve tempo, rischiano di rimanere vuoti.

Le ragioni dei lavoratori

"La mobilitazione di questi giorni scaturisce da un focolaio che si trascina da anni: le condizioni dei lavoratori sono molto precarie e, già dal 2013, va avanti la battaglia per il riconoscimento del contratto della logistica" - ha spiegato a RomaToday Massimo Pedretti, della Filt Cgil. 

Oltre all'applicazione del contratto nazionale di categoria, i magazzinieri, inquadrati con un contratto multiservizi, chiedono anche il riconoscimento del pregresso: un punto sul quale il  braccio di ferro con la cooperativa che gestisce la logistica si fa più duro. "Nel mezzo - aggiunge Pedretti - l'inchiesta che coinvolge il capo della società con i lavoratori preoccupati di perdere tutto il dovuto". 

Da qui le richieste insistenti dei facchini e l'azienda che tenta di chiudere ad 8mila euro totali. Troppo poco per lavoratori e sindacati che avanzano, senza successo, una proposta forfettaria che possa rendere giustizia almeno agli ultimi cinque anni di lavoro, come previsto dalla legge. 

La mobilitazione dei facchini di Zara a Roma

Le trattative saltano e, nonostante pure il tentativo di mediazione di Zara, inizia la mobilitazione che da Roma si spande a macchia d'olio in tutta Italia. “La logistica di questo paese sta scrivendo l’ennesima pagina di lotta da quando in questo settore si è avviata la politica di terziarizzazione delle attività a favore di soggetti imprenditoriali non sempre in linea con le previsioni normative" - ha scritto in una nota la Filt Cgil Roma e Lazio. 

“La vicenda Zara evidenzia ancora una volta che servirebbe una norma idonea a ridurre il perimetro di azione delle società cooperative, che nell’ambito della produzione di lavoro non hanno evidentemente motivo di esistere. Da settimane ormai abbiamo avviato un tavolo di trattativa con l’azienda che ha in appalto le attività di facchinaggio per conto Zara sul nostro territorio, finalizzato al ripristino della legalità con il riconoscimento di tutte le previsioni normative ed economiche del CCNL Logistica e degli arretrati per le tante e gravi mancanze riscontrate rispetto al passato, ma ancora ad oggi - prosegue Pedretti - nessuna soluzione è stata trovata, malgrado le due giornate di sciopero già consumate”. 

Circa 300 i lavoratori coinvolti

"In questi appalti convivono e collaborano circa 300 lavoratori di diverse nazionalità, italiani, egiziani, somali, eritrei, pachistani ed indiani, che nel tempo hanno dovuto subire trattamenti salariali miseri, con orari di lavoro insostenibili, chiediamo a Zara - incalza Vincenzo Cariddi del dipartimento regionale Filt Cgil - un impegno fattivo per risarcire i gravi danni che queste donne ed uomini hanno sino ad oggi subito e garantire loro la continuità occupazionale con il trattamento corretto e rispettoso delle leggi vigenti”.

Il sit in davanti a Zara in via del Corso

Per venerdì 8 marzo il sindacato ha indetto un presidio di protesta davanti allo store di Zara di via del Corso: "Anche se - conclude Pedretti - speriamo per i lavoratori di raggiungere un accordo con l'azienda nell'incontro del 6". 
 

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