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Politica Magliano Romano

I comuni "ricicloni" del Lazio rifiutano il premio di Legambiente: ecco perché 

I sindaci di Magliano Romano, Morlupo, Sacrofano e Castelnuovo di Porto non hanno voluto ritirare il premio. La protesta durante la cerimonia

Legambiente li ha incoronati tra i comuni "ricicloni" del Lazio per le alte percentuali di differenziata raggiunte nell'ultimo anno, ma i sindaci hanno gentilmente rispedito il premio al mittente. Nulla contro l'associazione ambientalista che ogni anno dà un riconoscimento ai centri urbani più virtuosi sul fronte rifiuti. La protesta è contro la discarica di Magliano Romano, di recente autorizzata dalla Regione Lazio a ricevere anche i rifiuti urbani e non solo gli inerti. Una discarica che con ogni probabilità verrà utilizzata anche dalla Capitale. 

C'è Magliano Romano in lotta ma anche i comuni limitrofi, Castelnuovo di Porto, Morlupo e Sacrofano. In quattro hanno restituito il premio a Legambiente. "Ricicloni e mazziati" si legge sulle magliette indossate per inscenare la protesta durante la cerimonia di premiazione. "Non possiamo accettarlo perché proprio in queste ore si sta consumando uno scempio ambientale sulla pelle dei nostri territori" dichiara il sindaco di Castelnuovo di Porto Riccardo Travaglini. Sulla stessa posizione, pronti alle barricate, i primi cittadini degli altri centri urbani alle porte di Roma. Il 16 febbraio si è tenuta la conferenza dei sindaci dell'area Tiberina-Flaminia-Cassia e il no alla cava è stato ribadito a gran voce con tanto di protesta dei cittadini in piazza. 

La storia della discarica di Magliano

L'ok finale all'iter autorizzativo è arrivato lo scorso 8 febbraio. Ora sulla carta la discarica può accogliere non solo inerti ma anche il tal quale. Si tratta di un invaso di 890mila metri cubi di proprietà della società Idea 4, partecipata anche da Acea, oggetto di una Conferenza dei Servizi in piedi dal 2014, rimasta dormiente per anni e riaperta nelle scorse settimane.

I cittadini sono da sempre sulle barricate. Anni di ricorsi sempre vinti al Tar, di proteste, di assemblee pubbliche per dire no all'ennesima possibile nuova Malagrotta che ora invece diventa realtà. Il principale punto contestato riguarda la vicinanza dell'impianto a siti sensibili, aspetto messo più volte in luce anche dal presidente della commissione Rifiuti Marco Cacciatore. Il piano regionale lo vieterebbe. 

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