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Gli 'spazi femministi' protestano in Campidoglio: "Siamo sotto attacco"

Dal Centro Internazionale delle Donne a Lucha y Siesta: "Vogliamo risposte"

Con il futuro sempre più in bilico, nati e cresciuti in quel patrimonio pubblico sempre più soggetto a 'valorizzazione', gli "spazi femministi" della città hanno riempito questo pomeriggio Piazza del Campidoglio. C'era la Casa internazionale delle Donne di Trastevere, a cui il Comune ha chiesto oltre 800 mila euro di affitti arretrati. C'era Lucha y Siesta, la casa che accoglie donne vittime di violenza nata dall'occupazione di un immobile, nella zona di Don Bosco, di proprietà di Atac che oggi, sulla strada del concordato preventivo, ha deciso di vendere tutti i suoi beni per ripianare i debiti. C'erano il Centro Donne Dalia, al Pigneto, e il Centro Donna Lisa, a Casal Boccone, alle prese con il rinnovo di contratto con l'Ater ormai scaduto nel 2011 e con un debito che si accumula di mese in mese. "Un attacco generalizzato" a quei luoghi, storici punti di riferimento, di incontro e di "autodeterminazione" delle donne, che rivela "la mancanza di un agire politico in relazione a queste tematiche, un vero e proprio vuoto".

Mentre i tamburi della Murga e le voci al microfono aperto ai manifestanti rimbombano sotto le finestre di Palazzo Senatorio, nelle commissioni capitoline i consiglieri stanno discutendo il futuro di Atac. Tra le misure legate alla richiesta di avvio del concordato preventivo c'è anche la dismissione delle proprietà della municipalizzata. 18 immobili in cui rientra anche quello di via Lucio Sesto 10. "Abbiamo avuto tre incontri con l'assessora alle Politiche Sociali, Laura Baldassarre, che ci ha espresso la volontà di stralciare l'immobile dall'elenco" spiega Chiara Franceschini di Lucha y Siesta. "Ma l'assessora alla Mobilità, Linda Meleo, non ha mai voluto parlare con noi. E questo pomeriggio inizia la discussione della delibera e noi non abbiamo ancora risposte certe in merito al futuro dell'immobile". Il futuro di quella che è ed è stata una casa per decine di donne, grazie alla quale hanno potuto costruirsi una vita autonoma è in quelle pagine in cui il finale non è ancora stato scritto.

E proprio oggi si è tenuto anche un incontro tra le rappresentanti della Casa Internazionale delle Donne e le assessore a Patrimonio, Rosalba Castiglione, e alle Politiche Sociali, Laura Baldassarre, e alle Pari Opportunità, Flavia Marzano. "Gli uffici capitolini si attiveranno per esaminare la documentazione che verrà fornita dal Consorzio con l’obiettivo di regolarizzare la propria posizione debitoria nei confronti di Roma Capitale e definire possibili scenari futuri volti a garantire la sostenibilità del progetto" ha fatto sapere il Campidoglio in una nota. "Continuano a tirare la corda rimandando continuamente a successivi tavoli" commenta Maria Brighi. "Preferiscono nascondersi dietro ad una legalità amministrativa senza mai affrontare la questione politica che questi luoghi pongono". 

Per Tania, del Centro Donna Lisa, "dietro la motivazione della legalità gli spazi in cui si agisce contro la violenza maschile sulle donne sono sempre più ristretti". E invece, afferma Franceschini, "una politica intelligente li salvaguarderebbe e li rilancerebbe favorendone l'apertura di nuovi, in ogni municipio". Conclude Brighi: "Siamo di fronte ad un attacco politico dei luoghi femministi e delle realtà sociali. E oggi siamo venute qui per avere delle risposte". 

In piazza anche la presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi per cui "la questione della Casa Internazionale delle Donne deve trovare una soluzione. Non si tratta solo di un simbolo, nazionale ed internazionale, ma anche di un luogo dove si danno servizi. Se dovesse chiudere il municipio rimarrebbe sprovvisto". Per la minisindaca "il tema del patrimonio va affrontato secondo criteri politici: va valorizzato, che sia dal punto di vista economico, sia sociale, sia culturale. Ma non può essere disperso". 

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