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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Processo Raggi, la procura chiede condanna a 10 mesi

Intanto dal Movimento cinque stelle nazionale filtra la linea: "Nessun escamotage. Dimissioni subito"

Condannare la sindaca di Roma a 10 mesi con la concessione delle attenuanti generiche. Sono le richieste del procuratore aggiunto Paolo Ielo al processo a Virginia Raggi, imputata per falso documentale in merito alla nomina di Renato Marra (fratello  di Raffaele) alla direzione del dipartimento Turismo del Comune di Roma.

Processo Raggi: tutto quello che c'è da sapere

Secondo la procura di Roma, sulla nomina di Renato Marra la sindaca Virginia Raggi disse il falso perché con  l'allora codice etico vigente del M5S, nel 2016, si sarebbe dovuta dimettere. Sarebbe questo il movente del reato ipotizzato dai pm. Il regolamento interno ai 5Stelle infatti, nella sua versione precedente  prevedeva che bastasse essere indagati per doversi fare da parte, con  l'ineleggibilità o se già eletti, con le dimissioni. Con queste motivazioni il procuratore aggiunto, Paolo Ielo durante l'udienza del processo alla sindaca Raggi, ha chiesto l'acquisizione agli atti del vecchio codice etico del M5S.

A queste argomentazioni la sindaca ha risposto con dichiarazioni spontanee: "Nella prassi esplicativa l'espulsione non fu mai applicata, sia per Pizzarotti sia per Nogarin. Pizzarotti fu sospeso per non aver comunicato le indagini a suo carico. Se fosse stato come sostiene il pm non mi sarebbe stata consentita nemmeno la candidatura. La prassi del codice etico era diversa"

Il processo è stato aggiornato a sabato mattina alle 11. A parlare sarà la difesa della sindaca e subito dopo il giudice Roberto Ranazzi andrà in camera di consiglio per decidere la sentenza che sarà emessa in giornata. 

Intanto secondo quanto riportato dall'agenzia AdnKronos dai vertici del M5s nazionale emerge una linea chiara: nessun escamotage. Se domani il verdetto per la sindaca di Roma Virginia Raggi dovesse essere la condanna in primo grado, il M5S terrà la linea dura. Dunque dimissioni subito, e, in caso di mancato passo indietro, 'cartellino rosso': per i 5 Stelle l'espulsione sembra l'unica via praticabile.

I vertici del M5S non si sbilanciano ufficialmente sul destino della prima cittadina e su un eventuale piano B anche per "non influenzare igiudici". Ma ai piani alti del Movimento la strada in caso di condanna sembra già tracciata: "Per il M5S sarebbe inevitabile il ritorno alle urne", spiega all'Adnkronos una fonte governativa 5stelle.

Per il Movimento la partita, in caso di verdetto sfavorevole, sarebbe  chiusa: condanna uguale via dal Campidoglio. A quel punto starebbe solo alla sindaca e alla sua maggioranza decidere se andare avanti senza la bandiera del Movimento, 'traslocando' al gruppo misto. Sempre che riesca a mantenere i numeri per non far cadere la giunta.

Stamani sul destino della sindaca, imputata per il reato di falso in relazione alla nomina di Renato Marra alla direzione del  dipartimento Turismo del Campidoglio, si era espresso il vicepremier e capo politico del Movimento Luigi Di Maio: "Io non conosco l'esito del processo, ma il nostro codice di comportamento parla chiaro e lo conoscete".

Nel documento -il cosiddetto codice etico messo a punto nel gennaio  2017 dall'attuale ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e all'epoca passato alle cronache come il 'salva Raggi' proprio perché evitava sanzioni in caso di rinvio a giudizio- è prevista l'incompatibilità tra una carica e una condanna anche solo in primo  grado "per qualsiasi reato commesso con dolo".

In queste ore, si stanno rincorrendo voci di piani B in seno al M5S per tenere in vita la giunta e la sindaca, in caso il verdetto dovesse essere di condanna. Anche perché, osservano in molti, c'è l'avanzata della Lega che potrebbe spodestare il Movimento dalla Capitale. Ma i  vertici chiariscono all'Adnkronos "che le regole saranno applicate senza indugio". Viene smentita anche l'iptoesi, circolata sulla stampa, di una consultazione online per decidere il destino della sindaca.

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