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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Emergenza casa, presidio in Regione: "I bonus non bastano, servono risorse per l'edilizia pubblica"

A scendere in piazza movimenti per il diritto all'abitare, Asia Usb e Noi Restiamo

Dal bonus affitto messo in campo per l’emergenza Coronavirus che “non basta” alla richiesta avazata ormai da tempo di stanziare “risorse per l’edilizia residenziale pubblica”. Dopo il presidio al ministero delle Infrastrutture di giovedì scorso, i movimenti per il diritto all’abitare, il sindacato degli inquilini Asia Usb e la rete giovanile Noi restiamo martedì 9 giugno alle ore 11 tornano a protestare sotto le finestre della Regione Lazio in merito a una serie di questioni abitative. La manifestazione è stata convocata, secondo quanto raccontano gli organizzatori in una nota, dopo una richiesta formale di incontro avanzata il 20 maggio scorso a cui non è stata data risposta.

Diverse le questioni sul tavolo, a partire dal destino di “quel sostanzioso pacchetto di articoli dedicati alle politiche abitative” che sono stati approvati dal Consiglio regionale a metà febbraio con il ‘collegato’ al bilancio regionale. In particolare la regolarizzazione degli occupanti senza titolo nelle case popolari e l’articolo, preannunciato a dicembre dal presidente regionale Nicola Zingaretti e poi inserito nella legge a gennaio, che rende possibile per Comune e Ater incrementare del dieci per cento la quota di alloggi pubblici da destinare a famiglie in emergenza abitativa prevedendo anche l’acquisto di nuovi appartamenti da destinare a questo scopo.

La misura, frutto di un dialogo tra una parte dei consiglieri di maggioranza, più alcuni esponenti del M5S, e movimenti e sindacati, era stata pensata come risposta per le famiglie sotto sgombero nelle occupazioni, tanto che a fine gennaio, con la prospettiva di una soluzione alternativa, al tavolo in Prefettura era stato accordato un nuovo rinvio per le operazioni di polizia all’occupazione di viale del Caravaggio. “Non conosciamo l’iter di queste procedure”, scrivono gli organizzatori della manifestazione. “La Regione ha dimostrato un diverso passo ed ora è il momento di confermarlo con decisione”.

Poi aggiungono: “Anche il capitolo dedicato alle risorse da stanziare per sostenere questi articoli di legge, che aveva visto una prima importante interlocuzione, è rimasto lettera morta. In questo senso abbiamo trovato imbarazzante l’affermazione del Ministero Infrastrutture incontrato il 28 maggio che la richiesta cresciuta nel Paese di abitazioni a basso costo è completamente disattesa da almeno vent’anni”.

Rispetto a febbraio, inoltre, la diffusione dell’epidemia di Coronavirus e la crisi economica hanno aggravato le condizioni abitative di molte famiglie. Uno studio Nomisma stima che il 40 per cento di quelle in affitto avrà difficoltà. La Regione, per questo, ha stanziato 22 milioni di euro, 12,5 dei quali per Roma, per finanziare un bonus affitto straordinario per quanti avranno problemi abitativi nei mesi dell’epidemia coprendo il 40 per cento del canone di tre mesi. Al Comune sono arrivate 49mila domande, con il rischio che i fondi non riescano a coprire quanto promesso. Per il momento non si conoscono nemmeno i tempi di erogazione. “La toppa emergenziale produrrà un buco ancora più grande se non si mette mano ad interventi strutturali nelle politiche abitative pubbliche”, denunciano.

Altro capitolo che i manifestanti chiederanno di affrontare è quello relativo alla palazzina di via Volonté nel piano di zona Casale Nei a Porte di Roma, occupata nel 2007 da un gruppo di famiglie senza casa e giovani coppie precarie. Si tratta di una delle tante edificazioni di edilizia agevolata realizzate con il contributo di finanziamenti pubblici erogati dalla Regione e su terreni messi a disposizione dal comune. Per questo motivo il prezzo di affitto o di vendita di questi immobili, che deve essere più basso rispetto a quello di mercato, va stabilito per legge, scritto nero su bianco in una convenzione tra costruttore e amministrazione pubblica.

Nel caso di via Volonté la cooperativa costruttrice è fallita e l’immobile è stato messo all’asta. Le proteste dei residenti e dei movimenti alla Regione Lazio, e alcuni incontri in merito, non hanno bloccato la vendita dell’immobile, avvenuta il 3 aprile scorso. La finalità pubblica, però, come spiegato in più occasioni sia dalla Regione sia dal Comune deve rimanere. Il 12 maggio scorso lo studio legale della nuova proprietà ha proposto però dei “contratti di locazione a canone concordato (più basso rispetto a quelli di mercato ma stabilito in base a una legge che regola gli affitti privati, ndr) dell'unità abitativa occupata” senza fare riferimento ad alcun prezzo massimo di cessione. A riguardo da Regione e Comune non è stato comunicato alcun procedimento di revoca dei finanziamenti pubblici o di annullamento della convenzione. Nella medesima lettera, inoltre, il nuovo proprietario ha annunciato che la proposta viene avanzata “prima di dar corso all'azione esecutiva di rilascio”. Per fare chiarezza sulla situazione dell’immobile in cui vivono i residenti sono pronti a scendere in piazza insieme ai movimenti.

Si conclude nella nota che annuncia il presidio: “Solo la mobilitazione ci consentirà di capire se l’intervento a colpi di bonus è l’unica cosa che la maggioranza e i consiglieri più attenti sono in grado di mettere in campo”. E ancora: “E’ necessario uno scarto e una svolta epocale nella pianificazione di nuova edilizia residenziale pubblica con risorse sostanziose e un riuso del costruito pubblico e privato. La Regione ha prerogative importanti in tal senso, le chiediamo di fare un passo avanti”.

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