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Tor Bella Monaca, un'indagine sulle case popolari: "Il 41 per cento delle famiglie in povertà assoluta"

L'analisi pubblicata da Osservatorio Casa Roma sui dati emersi dalle 1500 abitazioni di Ater con l'ultimo censimento del 2018

Un numero di famiglie in povertà assoluta pari al 41 per cento, quasi sei volte superiore rispetto alla media nazionale del 7 per cento. Di queste, il 22 per cento ha un reddito pari a zero. E infine: se si considerano anche i nuclei non censiti il dato delle famiglie povere sfora la metà, il 52 per cento del totale. È il quadro che emerge dall’indagine sulla povertà nelle case popolari di Tor Bella Monaca pubblicato da Osservatorio Casa Roma di Enrico Puccini in collaborazione con la ricercatrice Francesca Cubeddu sulla base dei dati del censimento del 2018 raccolti dall’Ater di Roma che in quel quartiere possiede circa 1500 appartamenti. “Tor Bella Monaca è uno dei quartieri con la maggiore concentrazione di alloggi popolari, sia a livello romano che a livello nazionale”, si legge nell’indagine. In totale ben 5500 case popolari: 4mila di proprietà del Comune di Roma e 1495 dell’ente regionale. L’indagine si è soffermata proprio su quest’ultimo nucleo.

“Siamo partiti dal presupposto che per mettere in campo interventi più efficaci è necessario, e possibile, effettuare analisi più dettagliate della città”, ha spiegato Enrico Puccini a Romatoday. “Nei quartieri popolari di Roma vivono circa 200mila persone, tante quante un capoluogo di provincia in Italia”, continua Puccini citando la richiesta avanzata recentemente dai sindacati della casa Sunia, Uniat, Sicet e Unione Inquilini alla Regione Lazio e al Comune di Roma di istituire un Osservatorio sulla condizione abitativa.

“Rilevamenti simili su Roma di solito vengono effettuati per municipi o per zone urbanistiche. In entrambi i casi si tratta di ambiti troppo estesi per conoscere con abbastanza precisione dove vivono le famiglie in stato di povertà”, spiega ancora Puccini. “Per esempio nella stessa zona urbanistica di Tor Bella Monaca c’è anche Torre Gaia dove la condizione economica delle famiglie è differente”. Due numeri su tutti spiegano la difficoltà a raggiungere un dato attendibile lavorando su aree troppo estese: “In base alle dichiarazioni fornite all’Ater dagli inquilini, il reddito medio famigliare degli abitanti del complesso Erp (Edilizia residenziale pubblica, ndr) è di 16.706 euro all’anno”, si legge nell’indagine. Il reddito medio del municipio in cui si trova Tor Bella Monaca, pur essendo il più basso dell’intera città, è di 28mila euro annui, “quasi il doppio di quello delle famiglie che abitano negli alloggi Erp”.

Entrando nel particolare delle condizioni delle 1495 famiglie residenti negli immobili dell’Ater a Tor Bella Monaca l’indagine si sofferma sulle 1297 che hanno fornito la propria posizione economica rispondendo al censimento. Di queste il 41 per cento è in povertà assoluta, una percentuale circa sei volte maggiore rispetto alla media nazionale del 7 per cento. Le soglie che definiscono i limiti di reddito, e l’indagine di Osservatorio Casa Roma ha preso in considerazione i numeri minimi, sono pari per esempio a circa 738 euro al mese per nuclei con una persona; 1394 euro per famiglie di quattro e 1793 euro per sette persone. Proprio quest’ultime, seppur le meno numerose (9 famiglie in tutto) sono quelle più in difficoltà: il 67 per cento.

In numeri assoluti, sulle circa 1300 famiglie analizzate ben 536 vivono sotto la soglia di povertà. Di queste 120, pari al 22 per cento, sono a reddito zero. Una condizione che “fa presuppore, oltre a situazioni economiche critiche, a una forte incidenza di un’economia informale e di lavoro nero, situazioni, anche queste, messe in crisi dal blocco totale della attività di questi giorni”. In quanto ai dati “l’analisi per numero di componenti rivela una crescita proporzionale della povertà all’aumentare dei componenti famigliari, mentre i redditi nulli risultano equamente distribuiti”, si legge ancora nell’indagine.

Ultimo elemento analizzato riguarda le 198 famiglie che non hanno risposto al censimento del 2018. Di queste 130 nuclei sono senza titolo. “Risulta complesso pensare che chi occupi un alloggio pubblico sia provvisto di beni immobili o di un reddito facilmente rintracciabile. Pertanto se ipoteticamente aggiungiamo anche questo gruppo alle famiglie in fascia di povertà si raggiunge la ragguardevole percentuale del 52% di famiglie in condizione critiche”. Cubeddu e Puccini convergono “nell’individuare questi quartieri come quelli con le maggiori criticità socio-economiche. Una situazione che la crisi determinata dal Covid 19 non può far altro che enfatizzare”. 

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