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Povertà, il rapporto Caritas: "A Roma 14 mila senza tetto ma solo risposte emergenziali"

Nel dossier ‘Persone senza dimora. Le sfide di un sistema integrato’ una serie di riflessioni e di proposte

‘Persone senza dimora. Le sfide di un sistema integrato’. È questo il titolo del dossier presentato oggi dalla Caritas di Roma con l’obiettivo di avanzare “una proposta di accompagnamento di queste persone”. Una “proposta urgente”, si legge nella presentazione del documento, perché “riguarda circa 14 mila persone”. A trent’anni dalla storica ricerca 'Essere barboni a Roma' promossa da don Luigi Di Liegro, la Caritas di Roma rimette al centro del dibattito il tema delle persone in povertà estrema, con riferimenti alla letteratura internazionale, l'approfondimento delle specificità del contesto italiano e uno sguardo privilegiato sulla situazione romana. 

Il lavoro realizzato dalla Caritas prende le mosse da alcune osservazioni di contesto e racconta la drammatica condizione delle persone senza dimora che si manifesta ancora oggi in molteplici forme di esclusione: “L'impossibilità di far sentire la propria voce, di esprimere bisogni, desideri, aspettative e progetti per il futuro; il fenomeno delle violenze gratuite subite poiché considerate persone senza valore, scarti, vuoti a perdere; l'indifferenza generale che pare condannare i più esclusi all'invisibilità e al silenzio” si legge nella nota che accompagna la presentazione del documento. 
A Roma si contano circa 14 mila persone in povertà estrema.

“Un problema purtroppo in costante crescita, laddove l’assenza di una strategia di intervento che sappia affrontare il bisogno multidimensionale delle persone senza dimora non migliora il quadro di riferimento”. Al contrario, per la Caritas di Roma questo approccio “catalizza riduttivamente le risposte in azioni di emergenza durante alcune stagioni dell'anno, rischiando di produrre 'oblio' attorno al fenomeno homelessness nei periodi considerati meno critici e di perpetuare e con il tempo accentuare problematiche, tensioni e conflitti nei territori, depotenziando anche alcuni fattori di coesione sociale”.

Per Caritas la criticità più evidente non è “la mancanza di coordinamento funzionale tra le numerose risposte esistenti, comunque insufficienti, ma l'assenza di politiche che sappiano mettere al centro i differenti bisogni delle persone in povertà estrema, prevedendo, oltre interventi per i bisogni alloggiativi, anche azioni in ambito lavorativo, formativo, di riqualificazione professionale, di tutoraggio nella relazione con le istituzioni, di mediazione territoriale e di educativa di strada”. 

Commenta don Benoni Ambarus, direttore della Caritas di Roma: “Una proposta urgente perché riguarda persone che cercano di rimanere in piedi, al limite della dignità umana, in baracche, anfratti, sottopassaggi, sui marciapiedi, nelle piazze, nei parchi pubblici o che si trovano 'bloccate' nelle strutture di accoglienza della città per la mancanza di risposte adeguate ai complessi percorsi di vita che le hanno condotte all'emarginazione. La riflessione della Caritas romana invita, per questi motivi, a prendere coraggio per immaginare una visione di ampio respiro della persona senza dimora, suggerendo di guardarla nella sua globalita' e multidimensionalità per costruire un disegno integrale e integrato di lungo periodo centrato sulla persona”. 

Un’altra criticità rilevata da Caritas è la confusione che si genera tra l’analisi della povertà assoluta e quella estrema, “tra chi vive una condizione di 'sopravvivenza' e chi addirittura si trascina a fatica al di sotto di 'condizioni esistenziali inaccettabili e subumane'.

Le politiche attuali di contrasto alla povertà, si legge ancora nella nota, “sono indirizzate indistintamente a tutti i poveri assoluti ma non si preoccupano di comprendere se misure e interventi previsti, siano accessibili anche da parte di chi vive una condizione di forte deprivazione materiale, relazionale e psicologica. Tutto questo, dovrebbe stimolare non solo una redistribuzione piu' equa e mirata delle risorse economiche ma ancora di più suggerire un approccio olistico, con l'obiettivo di una comprensione finalmente piena non solo dei bisogni ma soprattutto di risorse e potenzialità di cui ogni persona senza dimora è portatrice”.

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