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Le priorità sul fronte del sociale

INTERVISTA | Barbara Funari: "Presto nuovi 60 assistenti sociali. I Municipi siano vere porte d'accesso per i cittadini"

L'assessora capitolina a Roma Today tocca alcune delle tematiche più importanti sul fronte dei servizi sociali e sul piano freddo è categorica: "Non può essere un'emergenza, ci vuole intervento 365 giorni l'anno"

Costruire una nuova "casa" delle politiche sociali, coinvolgendo le associazioni del Terzo Settore e i cittadini. Potenziare i Municipi con risorse finanziarie e umane, applicare pienamente la legge sul Dopo di Noi per la realizzazione di percorsi di autonomia che mettano al centro le persone disabili, non lasciare indietro anziani e persone sole e superare definitivamente le baraccopoli etniche ascoltando le esigenze dei singoli con attività di assistenza per casa, formazione, lavoro, salute e scuola. Sono queste alcune delle priorità segnate in rosso nell'agenda di Barbara Funari, nuova assessora alle Politiche Sociali di Roma Capitale, che a Roma Today ha spiegato quale sarà il nuovo approccio dell'amministrazione di Centrosinistra, partendo da un tema di stretta attualità che si ripresenta nella Capitale ogni anno sotto forma di emergenza: l'accoglienza dei senza dimora durante i mesi di freddo. 

Assessora, pochi giorni fa un uomo è morto all’interno dell’auto in cui dormiva, a Garbatella. Come affronterà il Piano Freddo? Roma è pronta per dare un letto a chi vive in strada?

“Quella di Garbatella è la prima grande ferita che ci troviamo ad affrontare e riguarda una persona già nota alla nostra sala operativa sociale, sapevamo delle sue problematiche non solo alloggiative ma anche di salute. Purtroppo gli interventi amministrativi non riescono sempre a seguire il passo dei bisogni dei singoli, ma dobbiamo lavorare più rapidamente. Stiamo correndo, essendomi insediata il 6 novembre ancora non c’è stato molto tempo. Per fortuna il primo dicembre, sfruttando il bando per l’accoglienza del 2020, siamo riusciti ad aprire 75 nuovi posti letto e altri 20 arriveranno presto, gestiti dal Dipartimento per l’accoglienza notturna. Purtroppo abbiamo dovuto prendere atto che molte gare per l’affidamento del servizio erano andate deserte”.

In questi casi è la collaborazione con gli enti di prossimità a fare la differenza. Cosa avverrà nei 15 Municipi nei prossimi giorni?

“La prima cosa che ho chiesto è di girare fondi ai Municipi per prevedere l’apertura di centri d’accoglienza notturna, parliamo di 40.000 euro per ogni ente da utilizzare fino al 30 marzo. Bisogna creare luoghi piccoli, più gestibili e vivibili, che siano diffusamente presenti nella città e permettano a chi vive in strada di non sradicarsi dai luoghi che è abituato a frequentare, seppur senza un tetto. Ho incontrato tutti gli assessori al Sociale due giorni fa e dovremmo essere in grado di aprire 106 nuovi posti entro Natale e altri 60 subito dopo. La mia intenzione è di non tornare a gestire il problema come fosse un’emergenza, perché freddo e caldo sono fenomeni prevedibili. Ci vuole un piano d’accoglienza strutturale, per tutto l’anno e con un numero di posti adeguati. Ci tengo inoltre a sottolineare che in accordo con la Regione Lazio ogni centro sarà in connessione con le unità speciali di continuità assistenziali che garantiranno tamponi all’ingresso e vaccinazione per i soggetti che non hanno ancora avuto modo di riceverla. Il tema dell’accessibilità ai servizi sanitari per i senza dimora è centrale”. 

A Roma decine di associazioni di volontari appartenenti al Terzo Settore svolgono un lavoro quotidiano per assistere e accogliere chi non ha una casa. Che ruolo avrà il Comune in questa rete di solidarietà?

“Quello che ho in mente è un piano condiviso con tutte le realtà sociali, in cui ognuno fa la sua parte e sicuramente l’amministrazione avrà il ruolo di facilitare i percorsi ma anche di raccontare alla città il modo in cui vogliamo accogliere le persone. L’ospitalità va condivisa con i quartieri, affinché Roma diventi davvero una città che accoglie, abbiamo il Giubileo 2025 come orizzonte temporale principale affinché questo accada”. 

Qualora servisse, sarebbe disposta anche ad aprire le stazioni della metropolitana?

“Non la ritengo una soluzione dignitosa. Se fosse necessario, nei giorni più freddi, ho previsto l’installazione di tensostrutture riscaldate dotate di tutti i servizi”. 

Parliamo di disabilità: a che punto è Roma nell’applicazione della legge sul Dopo di Noi?

“Roma è indietro, nonostante esista ormai da quasi cinque anni. Mi sono resa conto che molti fondi arrivati dalla Regione Lazio non sono stati spesi, l’anno scorso sono stati restituiti dei soldi proprio perché non utilizzati entro i termini previsti. Una città davvero inclusiva deve esserlo anche tramite un supporto attivo alle persone con disabilità affinché possano costruire progetti di vita indipendente, per questo bisogna rapidamente mettersi al lavoro con Asl e Municipi, coinvolgendo tutti gli enti e mettere a terra tutte le grandi opportunità che questa legge fornisce. La prossima settimana su invito dell’Assessore Regionale alla Salute Alessio D’Amato, che ringrazio per la sollecita collaborazione, incontrerò i dirigenti delle Asl con l’assessora al Sociale della Regione Alessandra Troncarelli per mettere in piedi una cabina di regia, perché la programmazione va fatta insieme. Troppe volte i cittadini che si rivolgono agli sportelli comunali vengono rimbalzati o ricevono risposte non idonee. Ci sono protocolli da attivare o implementare. Anche con i fondi del Pnrr avremo l’occasione di realizzare più attività sui territori con servizi sanitari visibili, davvero di prossimità”. 

La pandemia ha colpito in particolare gli anziani e le persone sole, condizione che in molti casi va a sovrapporsi e crea vere e proprie situazioni di disagio. Cosa deve fare un’amministrazione attenta per intervenire nei loro confronti?

“E’ uno dei temi che mi sta più a cuore. A Roma abbiamo il 41% di famiglie mononucleari, molti sono anziani ma non solo. La pandemia ha colto tutti impreparati, le istituzioni non hanno saputo agire con tempestività e abbiamo visto questo cosa ha comportato anche in termini di perdita di vite umane. I servizi sociali di Roma Capitale devono essere più proattivi: basta telefonate a cui nessuno risponde, mail rimaste inevase, sportelli che non sanno dare risposte. Certo, c’è un grande tema di forze, di personale. Credo che prima di tutto si debba lavorare sui Municipi, la prima porta d’accesso per i cittadini romani che necessitano di assistenza sociale. Per far sì che questa rete funzioni con efficacia, è necessario che il Dipartimento competente supporti gli uffici locali, per farlo sto facendo sì che a breve vengano chiamati i primi 60 idonei che rafforzeranno i servizi sociali municipali, ma allo stesso tempo voglio ampliare il numero di unità a disposizione con un piano di assunzioni. Abbiamo bisogno di gambe, cuori e teste che lavorino sui territori per realizzare un vero monitoraggio attivo, andando a casa delle persone o anche semplicemente telefonando per sapere se va tutto bene. Tutto questo fa parte del vero decentramento amministrativo. E’ importante inoltre potenziare l’assistenza domiciliare per anziani, disabili e minori: per questo mi accingo a chiedere nuovi fondi, per sostenere le richieste dei Municipi di fondi per diminuire le liste d’attesa”. 

La nuova macrostruttura ufficializzata da Gualtieri non prevede più l’ufficio speciale per i Rom: qual è la strategia dell’amministrazione per un reale superamento dei campi? 

“Fin dalla campagna elettorale abbiamo proposto con Demos che nella nuova amministrazione venisse chiuso quell’ufficio, che leggeva la tematica solo in ottica di sicurezza urbana, cosa che non fa parte della mia visione di superamento dei campi. Ci vuole al contrario un piano di azione per contrastare le situazioni di povertà estrema, favorire l’inclusione e questo si fa tramite il lavoro del Dipartimento per le Politiche Sociali. Roma ha poco da inventarsi, c’è una direttiva europea e va seguita raggiungendone gli scopi al più presto. Attenzione particolare va data ai minori, sappiamo bene che la comunità Rom è un popolo di bambini, per farlo bisogna agire sul sostegno all’abitare, alla formazione, al lavoro e con un piano d’azione contro la dispersione scolastica, fenomeno che coinvolge tutto il tessuto sociale della città, anche altri giovani dei nostri quartieri che vivono esclusione e marginalità. Mi chiedo per esempio quanti di questi bambini ha avuto accesso alla didattica a distanza durante il lockdown, a quanto ho avuto modo di vedere ben pochi. L’ascolto delle esigenze individuali è fondamentale, bisogna essere vicini alle famiglie in difficoltà e accompagnarle nel quotidiano. Con l’assessora Pratelli lavoreremo molto anche sulle scuole, affinché siano davvero inclusive". 

Lo scorso anno il report di Caritas sulla povertà a Roma ha fornito un quadro sconsolante, aggravato dalla crisi sanitaria che ha fatto emergere nuovi soggetti prima mai colpiti dall’indigenza. Come si adopererà Roma Capitale per fronteggiare quest’altra emergenza?

“Roma ha bisogno di supporto tramite i fondi governativi. E anche di utilizzare meglio le risorse a disposizione: stiamo lavorando per far sì che i buoni affitto e i buoni spesa arrivino più rapidamente a tutti gli aventi diritto. C’è poi anche il tema dell’usura, che coinvolge sempre più persone fortemente indebitate, per questo collaboreremo con le forze dell’ordine in tal senso. I cittadini devono tornare ad avere fiducia nelle istituzioni, nel supporto che queste possono fornire; non ci riusciremo in pochi giorni, ma ci stiamo lavorando dal primo giorno con impegno”. 

Un’altra bomba sociale pronta ad esplodere è quella conseguente alle migliaia di sfratti in programma a Roma. Sta intervenendo con il sindaco e con il Prefetto Piantedosi per trovare soluzioni idonee nel rispetto del diritto che ha chi perde casa di avere un’alternativa dignitosa?

“Dall’insediamento, non c’è stato giorno in cui non abbiamo dovuto cercare soluzioni per famiglie sfrattate. Il Comune ha necessità di tempo per trovare una soluzione: con l’assessore alle Politiche abitative Tobia Zevi stiamo censendo gli appartamenti vuoti per capire che disponibilità ha l’amministrazione nell’utilizzarli per dare casa a tutti. E’ complesso, non so dire se accadrà presto ma è uno dei punti prioritari per la giunta. Sicuramente ho espresso le mie preoccupazioni al Prefetto, nel vedere famiglie finire in strada, spesso con bambini piccoli. Inoltre come sociale veniamo messi a conoscenza delle situazioni quasi sempre all’ultimo momento, senza avere tempo e lavoro per costruire alternative”. 

Quali sono le tre priorità del suo assessorato?

“Il tema della carenza di personale è una di queste. Ogni politica sociale non può prescindere dagli operatori del settore. Vorrei costruire una nuova casa delle politiche sociali a Roma e accogliere tutti coloro che vogliono partecipare. Il rapporto con il Terzo Settore, con i dipendenti, con gli utenti stessi è importantissimo, ci devono essere più occasioni di confronto e partecipazione. Dopodiché va risolto lo stallo relativo all’emissione delle residenze virtuali per i senza dimora che così rimangono fuori dai servizi basilari. Il Comune fa fatica a concedere questo documento, dobbiamo capire le criticità e rimettere tutto a sistema. Infine riprendo il discorso del superamento dei campi Rom: è un obiettivo ambizioso, ma mi auguro davvero che tra qualche anno ci ritroveremo a parlare dei'“campi istituzionali' come realtà del passato”.

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