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I pini di Roma minacciati dalla Cocciniglia, il Comune lancia l'esperimento per salvarne 200

Quattro diversi trattamenti per individuare i rimedi più efficaci contro l’insetto che fa strage di pini. Assessora Laura Fiorini: “E’ il massimo che possiamo fare in attesa delle indicazioni della Regione”

La sorprendente diffusione della cocciniglia tartaruga (Toumeyella parvicornis), sta mettendo a dura prova i pini di Roma. Per salvaguardarli il Comune ha finalmente deciso di rompere gli indugi e correre ai ripari.

Al via il progetto sperimentale

Nel Roseto Comunale è appena stato avviato un progetto sperimentale che prevede di coinvolgere gli esemplari di Pinus pinea situati nella zona di Circo Massimo. I 200 pini comuni, presenti nell’area che va da via dei Cerchi a piazza di Porta Capena, ed in quella compresa tra via di San Gregorio e via delle Terme Deciane, saranno divisi in quattro gruppi. Ed ognuno beneficerà di uno specifico trattamento.

Quattro diversi trattamenti

Saranno effettuati lavaggi della chioma e potature di rimonda. Nel terreno verranno introdotti particolari concimi. E nei tronchi saranno iniettati prodotti che si spera siano utili contro il temutissimo insetto arrivato dai Caraibi. Per i prossimi due mesi gli operatori del Servizio Giardini saranno impegnati ad effettuari quetsi trattamnti, per i quali il Campidoglio ha stanziato 75mila euro. Poi, nel corso di un anno, verranno monitorati gli effetti. Per capire quale sia la strategia migliore da mettere in campo contro la temuta cocciniglia tartaruga.

In attesa delle Regione

“L’obiettivo è quello di curare gruppi di pini con trattamenti diversi per riuscire a individuare la tipologia più funzionale, anche tenendo conto dell’antropizzazione delle aree oggetto degli interventi e dell’aggressività di un parassita non autoctono - ha spiegato l’assessora capitolina al verde Laura Fiorini - si tratta di prove sperimentali, il massimo che possiamo fare in attesa di specifiche indicazioni dalla Regione, che abbiamo più volte sollecitato”. E’ il Servizio Fitosanitario regionale, come in diverse occasioni hanno ricordato gli agronomi interpellati da Romatoday, a dover emanare le linee guida per il trattamento dei prodotti fitosanitari.

La cocciniglia nella Capitale

L’arrivo della cocciniglia tartaruga, a Roma, risale al 2018. L’insetto, originario dei Caraibi, è giunto nel nostro paese passando per la Campania. I primi effetti sugli esemplari di Pinus pinea si sono osservati due anni fa, nella zona compresa tra Spinaceto, Mostacciano e Decima Malafede. In quell’occasione i tecnici del Dipartimento Tutela Ambientale, con alterne fortune, avevano condotto degli interventi sperimentali su 400 pini: 300 sulla via Cristoforo Colombo e 100 nel quartiere dell’Eur. L’attacco massiccio si è verificato nel corso dell’ultimo anno quando, decine di migliaia di alberi, sono stati attaccati dal temuto insetto. 

Le iniziative contro il parassita

Per proteggere il proprio patrimonio forestale, in assenza d’itnerventi da parte delle istituzioni, i cittadini si sono mobilitati, organizzando incontri e lanciando metodi di lotta biologica integrata. Nel Quartiere Africano, ad esempio, i cittadini hanno acquistato e liberato migliaia di predatori naturali delle cocciniglie: le coccinelle. Nel frattempo i vari livelli istituzionali interessati dalla diffusione dei parassiti che stavano uccidendo i pini romani, hanno annunciato l’attivazione di una task force nazionale. Ora è però il Campidoglio ad essere passato all’azione. La speranza, per i romani che hanno a cuore uno dei simboli della Capitale, è che almeno una delle 4 soluzioni individuate, si mostri realmente efficace. Qualora lo fosse, dovranno essere stanziate risorse per estenderla alle decine di migliaia di esemplari presenti in tutta la città. Non sarà un percorso semplice. Un primo passo, però, adesso è stato fatto.

Come riconoscere la cocciniglia tartaruga

Com’è possibile, per i non addetti ai lavori, stabilire se un pino è stato raggiunto dalla Toumeyella parvicornis? Gli alberi che sono colpiti dalla cocciniglia, ancor prima di farsi notare per il diramarsi della loro chioma, sono riconoscibili proprio per questa melassa che, cadendo a terra, rende le superfici raggiunte particolarmente appiccicose. A differenza della resina, che il pino rilascia solo in determinate condizioni, questa sostanza zuccherina si rimuove con facilità, anche solo con l’acqua. Banalmente, quindi, se sul parabrezza di un’auto parcheggiata sotto un pino si trovano queste goccioline che, con il getto del tergicristalli, vanno via, allora si é in presenza del temuto insetto.
 

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