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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Gualtieri non basta, i pini di Roma ancora a rischio: per l'emergenza cocciniglia serve un commissario

Italia Nostra invoca un cambio di passo dell'amministrazione nel contrasto al parassita che sta mettendo a repentaglio i pini di Roma

Cure più efficaci da mettere in campo sotto la regia di un apposito commissario. È questa la richiesta che arriva da Italia Nostra per garantire la sopravvivenza dei pini romani attaccati dalla cocciniglia tartaruga.

Il prolifico parassita alieno

La cocciniglia (Toumeyella parvicornis) parassita alieno giunto nella capitale nel 2018, è un insetto in grado di produrre fino a 200-300 uova per ogni femmina adulta e, com’è stato recentemente confermato dai tecnici capitolini del dipartimento ambiente, ognuna di loro può mettere alla luce tre generazioni in un periodo estivo. L’estrema prolificità della Toumeyella ed il suo essere una specie aliena, quindi senza un protocollo fitosanitario cui attingere per il relativo trattamento, hanno determinato nei primi anni la rapida diffusione dell’insetto in città.

Costretti a convivere con la cocciniglia tartaruga

I trattamenti effettuati

Ottenuto il via libera del governo, la regione nella primavera del 2021 ha potuto predisporre le linee guida per contrastare il parassita. Da allora c’è stata un’accelerazione nel trattamento, a base di abamectina, un insetticida iniettato applicando dei fori sui tronchi. E già nello scorso febbraio l’amministrazione cittadina, avendo terminato anche con le donazioni dei cittadini gli interventi sui 50mila pini di competenza comunale, ha iniziato il secondo giro di trattamenti. Dall’insorgenza del contagio, però, i pini hanno anche ricevuto delle manutenzioni che hanno finito per lasciarli con una chioma rada. E’ lì infatti che la cocciniglia esercita la propria azione. Ma la rimozione dei rami, oltre a causare la perdita di foglie necessarie alla fotosintesi degli alberi, e dunque alla loro sopravvivenza, diventa un veicolo per la stessa diffusione del parassita alieno.

La ricerca di metodi alternativi per il trattamento della cocciniglia

Il rischio contagio

Come si legge nelle “linee guida per la gestione del materiale di risulta degli abbattimenti e delle potature” redatto dal servizio fitosanitario nazionale, ci sono delle regole piuttosto stringenti sulla gestione dei rami di pino contagiati dalla cocciniglia. Devono infatti essere trasportarti “mediante l’utilizzo di automezzi telonati, ben sigillati, assicurando che le stesse operazioni di distruzione del materiale vegetale avvengano contestualmente allo scarico”. Ed inoltre “l’automezzo utilizzato per il trasporto, deve essere opportunamente pulito con getti d’acqua al fine di eliminare forme vive dell’insetto”. Ci sono poi anche altre indicazioni, che riguardano ad esempio gli indumenti da indossare (vengono suggerite tute monuso) e comportamenti da evitare, per contrastare la diffusione di un insetto che potrebbe facilmente contagiare esemplari sani. E poiché, come detto, si tratta di un parassita estremamente prolifico, occorre prestare molta attenzione a come vengono gestiti i rami tagliati.

Il nodo delle potature

Ma i rami dei pini infestati dalla cocciniglia vanno potati? E’ questo, in sostanza, uno dei quesiti che Italia Nostra ha rivolto al Consiglio per la ricerca e l’analisi dell’economia agraria. “Stante l’indebolimento generalizzato delle piante sottoposte agli attacchi della Toumeyella” ha risposto il Crea, citando un verbale della commissione per la tutela dei pini, organo istituto dall’assessorato all’ambiente, occorre  “limitare gli interventi di potatura ai soli rami secchi e intervenire sulle chiome solo nel caso di rami danneggiati o comunque per motivi di incolumità pubblica”. Le potature, quindi, vanno ridotte al massimo. E le chiome di molti pini romani, sembrano testimoniare il contrario. 

Dossier - I pini di Roma "la vita non li spezza" solo se interviene il Comune.

Contestata recente gestione della cocciniglia

Cosa fare quindi? Italia Nostra, che al Crea ha sottoposto anche questioni relativa al periodo in cui sottoporre i trattamenti ed anche all’efficacia di quelli impiegati, è giunta ad una conclusione. Pur avendo “molto apprezzato la prontezza con la quale la giunta Gualtieri, aveva affrontato di petto il problema delle cure” si legge in una nota firmata dal direttivo dell’associazione “Non ci spieghiamo perché poi nella gestione di questo anno di cure le cose non siano andate nel migliore dei modi e non secondo le aspettative della cittadinanza interessata”. A fronte della condizione descritta, della sua complessità e del rischio di ulteriori contagi, Italia Nostra ha chiesto l’istituzione di un “Commissario ad hoc” e la contestuale istituzione di un “canale diretto con i cittadini” che vanno invitati “a segnalare tutti i comportamenti delle ditte appaltatrici che non sembrino corretti”.

Cos'è la cocciniglia tartaruga

Come ha recentemente ricordato a Romatoday l’agronoma Sara Sacerdote la cocciniglia tartaruga (Toumeyella parviconis) “è un insetto che punge e succhia la linfa. Si posiziona su rametti ed aghi e durante la sua attività espelle una melata, su cui crescono dei funghi saprofiti che, essendo neri, impediscono alle foglie di essere raggiunte dai raggi solari e sono così d’ostacolo alla fotosintesi”. Nel giro di qualche anno, l’albero muore. Un rischio a cui sono esposti i 50mila pini presenti su strade e parchi cittadini.

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