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Piano paesistico, il Mibact contro la Regione: via libera al ricorso alla Corte Costituzionale

Tra le motivazioni anche i vincoli al centro storico della Capitale

Il Governo porterà il Piano territoriale paesistico della Regione Lazio davanti alla Corte Costituzionale. Lunedì, infatti, il Consiglio dei ministri ha deliberato di sollevare il ricorso per conflitto di attribuzione. La richiesta è partita dal ministro per i Beni e le attività culturali (Mibact), Dario Franceschini, su proposta del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia.

Il Ptpr, strumento che riorganizza la normativa relativa alle tutele del territorio e quindi anche alla sua pianificazione urbanistica, è stato approvato ad agosto dopo anni di elaborazione e dopo sei mesi di discussione nelle commissioni consiliari e infine con un acceso dibattito in Aula dove una valanga di emendamenti avanzati sia dai consiglieri di maggioranza sia dell’opposizione hanno apportato numerose modifiche. Fin dai primi giorni successivi all’approvazione il ministero aveva manifestato il proprio disappunto nei confronti del Piano definendolo una “decisione unilaterale” e lasciando intendere la possibilità di impugnare il documento. In quell’occasione la Regione aveva fatto sapere di aver recepito le 445 osservazioni del Mibact e essere al lavoro per arrivare alla sottoscrizione di un accordo con il ministero.

Al momento non sono ancora stati resi pubblici in via ufficiale i punti su cui si basa il ricorso. Secondo quanto si apprende, però, uno di questi riguarderebbe proprio i vincoli al centro storico della Capitale. Fin da subito, le voci critiche al Piano si erano concentrate su questo aspetto: il centro storico di Roma è infatti stato esluso dalle tutele previste per gli altri centri storici del Lazio dove per ogni intervento urbanistico va chiesta l’autorizzazione alla Soprintendenza. Il Ptpr rimandava a “specifiche prescrizioni” da concordare tra la Regione e il Ministero. Punto che ora il Mibact ritiene possa essere frutto di conflitto tra le competenze regionali e statali.

In Regione si attende di conoscere i contenuti del ricorso e, soprattutto, il giudizio della Corte Costituzionale. Nel frattempo replicano: “La Regione non ha allentato i vincoli ma, al contrario, di li ha irrigiditi e al tempo stesso ha fatto chiarezza sulle procedure, delegando al Comune di Roma, alla Sovrintendenza capitolina, in accordo con il Mibact, il compito di tutelare in maniera puntuale (apportando vincoli sui singoli edifici o aree, ndr) il centro storico della città”.

I commenti e le posizioni politiche in merito alla notizia sono divisi. Soddisfatta la storica associazione ambientalista Italia Nostra che il 10 marzo ha inviato al Mibact un documento per denunciare le “inammissibili omissioni di tutela in particolare del patrimonio culturale e paesistico di Roma Capitale, ma anche delle altre gravi criticità generali” contenute nel Piano. Per evitare che nel frattempo le norme del Ptpr vengano applicate, “permettendo l’avvio di progetti che potrebbero provocare danni irreparabili a Roma e al territorio regionale”, Italia Nostra chiede al Governo “un urgente atto legislativo che ne sospenda l’attuazione”.

Per i costruttori romani, invece, quanto accaduto “è l’ennesima dimostrazione di come la mancanza di chiarezza tra le competenze tra Stato e Regione sulla materia del paesaggio determini situazioni di grave incertezza per tutti”, dichiara il Presidente di Ance Roma - Acer, Nicolò Rebecchini. “Oltretutto in un momento così drammatico, il ricorso rimetterà in discussione tutti quegli elementi di certezza che erano stati appena raggiunti dopo oltre 20 anni di procedure”. Per Rebecchini infatti il Piano “rappresentava un punto di equilibrio tra imprescindibili esigenze di  tutela del territorio ed altrettante necessarie esigenze di sviluppo economico”.

Numerose le reazioni politiche. Per la consigliera regionale di Italia Viva, Marietta Tidei la decisione del Governo “è uno schiaffo al futuro e allo sviluppo della Regione perché il Ptpr dà certezza alla pianificazione del territorio e del suo sviluppo". Laura Corrotti, consigliera regionale della Lega ha invece commentato: “Alla Regione Lazio la maggioranza di sinistra che sostiene il governo Zingaretti impiega ben sei anni per approvare il Piano. Il Governo Conte sostenuto dal Pd di Zingaretti impiega sei minuti per impugnarlo: un capolavoro che sfiora il ridicolo”. Aggiunge il gruppo di Fdi in Regione: “Eravamo stati facili profeti nel ribadire che il Ptpr sarebbe stato impugnato. Adesso è tutto da rifare con il Lazio. Non c'è stato un minimo di raccordo istituzionale tra Governo nazionale e regionale, cosa ancor più grave se pensiamo che il Pd governa entrambi”.

Il M5S regionale chiede invece di “evitare che l’atto decada lasciando senza tutele l’ambiente e i beni paesaggistici e culturali del Lazio e gettando così i territori della nostra regione di nuovo in pasto ai palazzinari”, scrivono i consiglieri pentastellati in una nota. Il Piano, continuano, “è uno strumento fondamentale per valorizzare il capitale naturale e il patrimonio artistico, culturale e paesaggistico perché, oltre a garantirne la giusta conservazione attraverso tutta una serie di vincoli, ne consente la collocazione in un contesto armonico”. Così l’appello è a “evitare lo stallo” e “correggere eventuali incongruenze dell’atto, alla luce dei rilievi sollevati dalla Corte, nelle sedi competenti: in Commissione Urbanistica, con l’esame della delibera di accordo e intesa, e in Aula”.

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