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Piano paesistico della Regione annullato, Italia Nostra: "Si tuteli il paesaggio". Acer: "Così si blocca l'edilizia"

L'annullamento da parte della Corte Costituzionale del Piano territoriale paesistico regionale ha generato diversi commenti. Fdi: "Compromessi anni di lavoro". M5S: "Bastava un accordo"

C’è chi esprime soddisfazione ha visto confermate le sue perplessità. C’è chi è preoccupato per le conseguenze nel settore dell’edilizia. L’annullamento da parte della Corte Costituzionale del Piano territoriale paesistico regionale del Lazio ha generato un piccolo terremoto nella politica locale. Lo strumento urbanistico, che stabilisce i vincoli e le tutele su tutto il territorio regionale, è stato approvato nel luglio scorso, a 12 anni di distanza dal precedente. Nella sentenza pubblicata ieri la Consulta ha però accolto il ricorso avanzato dal Governo e annullato l’atto in quanto approvato in modo “unilaterale” quando invece “è necessario un confronto costante, paritario e leale tra Regione e Stato in funzione di un’intesa di carattere generale che assicuri una tutela unitaria del paesaggi”. Nel mirino “una grave diminuzione delle tutele”, tra le quali anche quella garantita al centro storico, patrimonio Unesco. 

A esprimere soddisfazione è infatti Italia Nostra Roma che dichiara di aver sempre “contrastato, dal suo concepimento, il Ptpr Lazio lacunoso, insoddisfacente e privo di quella concertazione reale e costruttiva che avrebbe permesso una forte tutela paesaggistica nel Lazio”. Per la storica associazione, che da tempo si batte anche contro la demolizione e ricostruzione di alcuni villini storici, la Consulta traccia “la strada maestra per l'unitarietà del valore della tutela paesaggistica per la quale è prevista l'obbligo di pianificazione congiunta”. 

Preoccupazione arriva invece dai costruttori romani: “La sentenza della Corte Costituzionale è l’ennesima dimostrazione di come la mancanza di chiarezza tra le competenze tra Stato e Regione sulla materia del paesaggio determini situazioni di grave incertezza per tutti”, dichiara in una nota il presidente di Ance Roma-Acer, Nicolò Rebecchini. “Il piano regionale approvato nell'agosto del 2019 dal Consiglio Regionale” aggiunge Rebecchini “rappresentava, infatti, un punto di equilibrio tra imprescindibili esigenze di tutela del territorio e altrettante necessarie esigenze di sviluppo economico ed era un passaggio fondamentale per avere un quadro di certezze in una materia delicata, come quella della tutela ambientale”. Conclude Rebecchini: “Come operatori del settore- conclude Rebecchini- con questa pronuncia saremo costretti a fermare i lavori avviati: è paradossale, dove non è arrivato il Covid ci pensa direttamente la politica”. 

Diverse anche le opinioni della politica. Per il gruppo M5S alla Regione, “era evidente, e lo abbiamo ribadito in più occasioni, che sarebbe bastato il recepimento dell'accordo con il Mibact per ridurre il tenore della controversia e restituire il proprio senso sostanziale al Ptpr”, il commento. “Purtroppo la Maggioranza consiliare ha preferito continuare il procedimento, col risultato che ora si torna indietro di tredici anni al piano territoriale paesistico del 2007 co-pianificato con il Ministero ma soltanto adottato e non ratificato dal Consiglio”. 

I consiglieri regionali di Fdi commentano: “In forza di questa sentenza, torna vigente il Ptpr adottato nel 2008 e il problema più serio di questa sonora bocciatura da parte della Corte Costituzionale è che potrebbe far scattare norme di salvaguardia così da compromettere anni e anni di lavoro di pianificazione da parte dei comuni e dei soggetti interessati con gravi ripercussioni sull'economia del Lazio”. 

Dalla Lega regionale, invece, Daniele Giannini, scrive: “La Regione Lazio assicuri ora degli strumenti moderni sul Ptpr. Non è accettabile la cartografia di vent'anni fa come è avvenuto nella discussione del piano approvato dall'aula e bocciato dalla Corte Costituzionale. Infatti, occorre un documento aggiornato, compresa la cartografia sugli usi civici in grado di produrre sviluppo e tutela al Lazio per assicurare un livello di pianificazione all'avanguardia”. 

Critico verso il Mibact Marco Cacciatore, consigliere ex M5S, oggi in Europa Verde e presidente della commissione Urbanistica: “Pur contenendo alcuni elementi critici, proposti dal centro destra e che non ho condiviso, era comunque un bene che il Ptpr ci fosse: soprattutto perché imponeva e disciplinava i vincoli, una volta per tutte. Il Mibact avrebbe potuto contestare il provvedimento dinanzi al Tar o al Capo dello Stato, come accade di solito per gli atti amministrativi. Ora il rischio è che, decadendo il Ptpr, possano cessare gli effetti anche per le misure di salvaguardia stabilite dalla legge regionale. La legge imponeva una proroga, ormai scaduta dopo l'approvazione: soluzione che rischia di essere peggiore del problema. Dobbiamo fare di tutto per evitare il pericolo di un vuoto normativo”. 

Per Angelo Bonelli dei Verdi, le “preoccupazioni che avevamo espresso nell'agosto del 2019, quando il Consiglio Regionale del Lazio approvò il Ptpr, sono state confermate dalla Corte Costituzionale che ha annullato la delibera della Regione sul piano territoriale paesistico regionale. Avevamo suggerito di modificare alcune norme come l'art.32 che consentiva la cementificazione del litorale laziale introducendo ex novo un indice di edificabilità pari a 0,2 mc/mq sulle coste per realizzare stabilimenti balneari, attrezzature balneari, ricreative e sportive. Inoltre, il Ptpr bocciato dalla Consulta non prevedeva, a differenza di quanto accade per gli altri Comuni del Lazio, norme prescrittive sulla città storica di Roma, che conserva un patrimonio monumentale e storico immenso”, conclude Bonelli auspicandosi una correzione veloce del piano “mettendo al centro la tutela del paesaggio”.

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