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Piano Nomadi: il tribunale sospende i trasferimenti a La Barbuta

Il tribunale ha accettato il ricorso presentato da 21 Luglio e Asgi. Tribunale: "Scelta di Roma Capitale discriminatoria nei confronti della popolazione. Belviso: "Decisione miope"

Solo a fine luglio 100 nomadi erano stati trasferiti da Tor de' Cenci a La Barbuta, secondo quanto previsto dal piano nomadi, così come era avvenuto con lo sgombero in via del Baiardo. Ora però, i trasferimenti sono stati sospesi dalla II seconda sezione del tribunale civile di Roma: a dare la notizia è il vicesindaco Sveva Belviso che ha spiegato: “la motivazione della sentenza sta nel fatto che la scelta di Roma Capitale sia discriminatoria nei confronti della popolazione perché assegna moduli abitativi invece di case popolari". Secondo la sentenza, a ledere i diritti dei nomadi è il fatto che le casette verrebbero assegnate solo ai rom e non ad altre etnie, "ma in linea di principio qualunque senzatetto può vivere nel campo".
Il ricorso era stato presentato dalle associazioni 21 luglio e Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi).

BELVISO - Quello che contesta Belviso è il principio che sta alla base della motivazione della sospensione dei trasferimenti: “La II sezione del tribunale civile di Roma ha accettato il ricorso di due associazioni e ha ordinato di sospendere il trasferimento dei rom nei moduli abitativi del nuovo campo de La Barbuta".
 La sentenza, ha aggiunto, "mi sembra miope, irrispettosa e irresponsabile e sono pronta ad accompagnarlo a vedere come vivono i nomadi nei campi non autorizzati: i bambini giocano con i topi, in piscine di acque di scolo, hanno la tubercolosi, non ci sono le fogne. Questo è lesivo della dignità di esseri umani, non casette e campi autorizzati che hanno tutti i servizi igienici, la scolarizzazione e tutte le condizioni di sicurezza". La richiesta delle associazioni ricorrenti è di dare una casa popolare ai nomadi ma, per Belviso, "non si può chiedere al sistema-Paese di creare una corsia preferenziale per i nomadi perché ci sono migliaia di cittadini italiani e stranieri che aspettano una casa popolare e quindi i nomadi dovrebbero mettersi in graduatoria per le case popolari così come tutti gli altri cittadini. E nel frattempo? "Nel frattempo dove li mettiamo? Li lasciamo andare nei boschi?".

Belviso prevede conseguenze gravi per quanto stabilito dal comune sui nomadi: “Il piano nomadi si dovrà fermare. Continueremo i trasferimenti in altri campi autorizzati fino a quando ci sarà posto, poi ci dovremo fermare".

IL RICORSO - Le due organizzazioni, con ricorso presentato in data 20 marzo 2012, hanno chiesto che venisse accertato e dichiarato “il carattere discriminatorio … del comportamento del Comune di Roma che si è concretizzato nella prosecuzione dei lavori di ultimazione e assegnazione del villaggio attrezzato La Barbuta” e conseguentemente ordinato al Comune di Roma la cessazione del “comportamento discriminatorio” e la rimozione degli effetti da esso derivanti.

A seguito dell’ultimazione dei lavori del “villaggio attrezzato” La Barbuta e dell’avvio delle procedure d’assegnazione e d’ingresso al suo interno realizzate dal Comune di Roma a partire dal 18 giugno 2012 l’Associazione 21 luglio e l'ASGI hanno presentato un’ istanza cautelare chiedendo la sospensione di tali misure.
Così, il Tribunale di Roma, con Ordinanza depositata in data 8 agosto 2012, pronunciandosi sull’istanza cautelare, ha ritenuto che le circostanze esposte dalle due organizzazioni “concorrano nel rendere verosimile il carattere discriminatorio delle attività di assegnazione degli alloggi presso il campo denominato Nuova Barbuta” in quanto la realizzazione del nuovo "campo nomadi" esclude di fatto le comunità rom e sinte della capitale “dalla possibilità di accesso a soluzioni abitative propriamente intese con l'effetto di determinarne, ovvero incentivarne, l'isolamento e la separazione dal restante contesto urbano e di comprometterne la pari dignità sociale”. All'interno delle azioni del Piano Nomadi di Roma la soluzione di un "campo nomadi" viene prospettata a un solo gruppo etnico che vive un particolare disagio abitativo “e non risulta parimenti predisposta o offerta ad individui presenti sul territorio del Comune di Roma non appartenenti a tali comunità”

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