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Politica Bufalotta / Via Gian Maria Volontè

Piano di zona Casale Nei, protesta in Regione: "Palazzina finanziata con soldi pubblici è all'asta"

L'immobile è occupato da famiglie senza casa dal 2007. La costruzione è stata finanziata dalla Regione al 90%

Proteste questa mattina all’assessorato alla Casa della Regione Lazio in via Capitan Bavastro. A mobilitarsi, gli abitanti di una palazzina realizzata nel piano di zona di Casale Nei, nella zona nord della città, che mercoledì 3 aprile verrà messa all’asta. La cooperativa costruttrice dell’immobile che sorge all’angolo tra via Gian Maria Volontè e via Corrado Mantoni è fallita e ora i 22 appartamenti sono in vendita. “Il tutto nonostante per la loro realizzazione la Regione Lazio abbia versato dei soldi pubblici” denunciano Asia Usb e i movimenti per il diritto all’abitare, organizzatori del presidio di questa mattina.

La storia della palazzina di via Volontè è diversa rispetto alle tante altre emerse negli ultimi anni dai quartieri di edilizia agevolata sparsi per la città. Nel 2007 è stata occupata da un gruppo di famiglie senza casa dei Movimenti per il diritto all’abitare e nel 2014 è stata inserita nell’elenco della delibera regionale con il piano sull’emergenza abitativa. “Quando siamo entrati, quelle case erano vuote da oltre due anni. Non erano mai state affittate. Oggi ci vivono 30 famiglie, 60 adulti e 19 minori che ora temono di restare senza un tetto”, racconta Luciano Iallongo attivista dei Blocchi precari metropolitani.

“Abbiamo chiesto e ottenuto un incontro con la Regione in quanto per realizzare quelle case sono stati spesi dei soldi pubblici” denuncia Angelo Fascetti di Asia Usb. “Chiediamo che la convenzione venga revocata e che l’immobile, finanziato dalla Regione Lazio e oggetto di una convenzione con il Comune di Roma, sia destinato a dare una risposta alle famiglie in emergenza abitativa. La Regione si è impegnata a partecipare all’asta e a informarsi presso il giudice fallimentare. I ritardi dell'amministrazione regionale sono incomprensibili e rischiano di favorire chi vuole speculare su questo patrimonio pubblico”. Dall’assessorato alla Casa della Regione Lazio fanno sapere che stanno seguendo la situazione. 

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