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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Piani di zona trasformabili, il caos della burocrazia: tutto fermo dal 2015, ma ora c'è la "task force"

Il direttore del dipartimento urbanistica informa la politica dell'esistenza di un gruppo di lavoro che, auspicabilmente, farà ripartire la macchina amministrativa a settembre

A Roma ci sono quattordici piani di zona nei quali i residenti possono presentare istanza di trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà, superando l'obbligo dell'affrancazione per avere la libertà di vendere o affittare senza vincolo di prezzo massimo. Ma il comune non lavora più le pratiche da sette anni, lasciando centinaia di famiglie in un limbo fatto di risposte assenti, burocrazia soffocante e soprattutto contenziosi infiniti. 

Una commissione per fare il punto della situazione sulle trasformazioni

Mercoledì 15 giugno si è tenuta una commissione capitolina urbanistica apposita, alla presenza delle figure apicali del dipartimento di programmazione e attuazione urbanistica (PAU) e dei rappresentanti di alcuni piani di zona (come Torresina 2 e Casal Boccone), durante la quale sono emerse alcune parziali novità ma soprattutto si è capito che, nonostante le delibere e le comunicazioni del dipartimenti negli anni, nulla si è mai mosso veramente e non è possibile avere tempistiche certe ancora oggi. Secondo quanto riferito dal direttore del Pau Maurizio Mazzenga, infatti "c'è una stratificazione di norme che complica tutto, ma abbiamo messo in piedi un gruppo di lavoro dedicato al tema delle trasformazioni e per i primi giorni di settembre contiamo di riavviare tutte le attività a ritmi adeguati". E questa è la prima (buona) notizia, appresa per la prima volta anche da molti dei consiglieri di maggioranza presenti durante la seduta in forma mista della commissione. 

La creazione di una task force per sbrigare le pratiche

Ad oggi, sempre secondo Mazzenga, la macchina amministrativa "è a metà del guado". E ci è arrivata con l'aiuto di una sorta di "task force" della quale fanno parte anche Risorse per Roma ed Aequa Roma, partecipate che continuano a dare man forte agli uffici capitolini nello sbrigare le pile di pratiche accumulate da lavorare in attesa di assunzioni interne al Campidoglio. A marzo, nel corso di un'intervista a RomaToday, l'assessore all'urbanistica Maurizio Veloccia annunciava "una ventina di assunti" per rinforzare il Pau proprio riguardo la montagna di istanze non lavorate tra affrancazioni e trasformazioni. Assunti però ancora lontani dall'essere selezionati, tanto che il direttore si avvale di figure esterne. "Se mi chiedete quand’è che torneremo ad essere produttivi ai ritmi di legge (ovvero 90 giorni di tempo per rispondere a un'istanza, ndr), in estrema trasparenza non sono in grado di fare una precisa valutazione". Tant'è che il comune alle domande di trasformazione non risponde proprio da anni e per quelle di affrancazione, anche se in forma semplificata - quindi con l'asseverazione fatta grazie all'aiuto di un tecnico - gli uffici si prendono ben più dei 180 giorni autonomamente decisi dal dipartimento, tanto che le tempistiche si avvicinano molto al doppio. 

La trasformazione è  la possibilità di cedere in proprietà le aree comprese nei piani di edilizia economica popolare, già concesse in diritto di superficie in base alla legge 865 del 1971 e la possibilità di sostituire le convenzioni stipulate con una nuova convenzione

La stratificazione normativa che ha complicato le cose

A (cercare) di spiegare ai presenti il perché di tante difficoltà e le novità legislative sopraggiunte di recente è stato Giuseppe Loddo, posizione organizzativa del servizio convenzioni urbanistiche: "A distanza di neanche un anno dalla legge 108 del 2021 - precisa - è sopraggiunta la numero 51 del 2022. Il legislatore è intervenuto nuovamente sul tema delle affrancazioni, modificando ulteriormente il quadro normativo e sostanzialmente facendo una forte retromarcia rispetto all'impianto precedente. Innanzitutto imponendo nei 90 giorni il termine entro il quale l'ente deve trasmettere le proprie determinazioni al cittadino che presenta l'istanza e poi chiarisce un tema importante: la trasformazione di un piano di zona è a discrezione dell'assemblea capitolina. I 14 piani di zona trasformabili decisi nel 2016 hanno come criterio comune il fatto di essere completati". 

La lettera (morta) del dipartimento datata agosto 2019

Nell'agosto 2019, però, l'allora direttore del Pau Cinzia Esposito comunicò nero su bianco alla commissione urbanistica altri 10 piani di zona che, essendo chiusi, avrebbero potuto finire in un'apposita delibera del consiglio comunale e acquisire così il diritto alla trasformazione. Nè la precedente amministrazione a guida Cinque Stelle né l'attuale (insediatasi a novembre 2021, sempre giusto ricordarlo), hanno portato in aula Giulio Cesare un atto che estendesse a 24 i piani di zona trasformabili. 

Quali sono i 14 piani di zona trasformabili e i 10 che potrebbero diventarlo

Come già ricordato in precedenti occasioni, i 14 piani di zona trasformabili ad oggi sono: Acilia, Casal Boccone , Casale del Castellaccio, Casilino, Dragoncello, Laurentino, Palocco, Serpentara II, Spinaceto, Tor De Cenci, Torraccia, Torresina, Torrevecchia II, Val Melaina. Nel pieno dell'estate di tre anni fa, il Pau aggiungeva anche Spinaceto 2, Torresina 2, Madonnetta 2, Lunghezza, Tor Pagnotta, Malafede, Lunghezzina 1, Casal Fattoria, Casale Nei e Pisana Vignaccia. "Entro l'annualità 2019", scriveva il dipartimento, gli uffici avrebbero svolto ulteriori verifiche e le avrebbero poi comunicate. Esiti ad oggi sconosciuti, probabilmente anche all'attuale direttore Mazzenga che in commissione ha fatto intendere di non conoscere il documento firmato dal predecessore. 

La delibera comunale del 2003 già passava la palla al consiglio

In sostanza, quel poco di realmente concreto che emerge dalla commissione urbanistica del 15 giugno e che assume un valore politico è che la possibilità di estendere la trasformazione ad altri piani di zona è totalmente in mano al consiglio comunale. La legge 51 del 2022 lascia completa discrezionalità all'assemblea. Discrezionalità, però, già esistente da ben 19 anni. Il 31 marzo 2003 il consiglio comunale (sindaco Walter Veltroni, presidente dell'aula per quell'occasione fu l'oggi senatrice Monica Cirinnà) deliberava di "avvalersi della facoltà di attuare l’art. 31 commi 45 – 50 della legge 448 del 1998 e di autorizzare, previa emanazione di apposito bando pubblico, la cessione in proprietà delle aree comprese nei piani di zona". Addirittura nelle premesse, l'allora amministrazione di centrosinistra scriveva che "la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà, avverrà a seguito di proposta da parte dell’Amministrazione Comunale e di accettazione da parte dei singoli proprietari degli alloggi e loro pertinenze, nonché degli assegnatari delle cubature non residenziali, per la quota millesimale corrispondente, dietro pagamento del corrispettivo di cessione". E c'era anche una lista di piani di zona per i quali le stime da corrispondere erano già state approvate: Torresina, Ostia Lido Nord, Laurentino, Acilia, Casal Palocco, Drangoncello, Torraccia, Selva Nera e Rocca Fiorita. Il documento è reperibile online e spiegato in un'apposita sezione del sito del comune, ma durante la commissione urbanistica del 15 giugno nessuno dei tecnici presenti sembrava conoscerlo. 

Il paradosso della burocrazia

Ad oggi, quindi, la parte tecnica (il dipartimento urbanistica) sta portando avanti una "task force" (composta da 5/6 persone incluso il direttore, di cui 3 esterne agli uffici) per iniziare a lavorare le moltissime pratiche di trasformazione ferme da sei anni (auspicabilmente con il via a settembre), contemporaneamente comunica alla parte politica che ha facoltà di decidere quali ulteriori piani di zona rendere trasformabili, grazie a una legge di pochi mesi fa. Ma in realtà lo può fare dal 2003, grazie a una legge del 1998. E dal 2016 a oggi, cioè da quando è stata approvata l'ormai famosa lista dei 14, nessuno ha più fatto nulla. Facendo ripartire il dibattito, sia quello pubblico sia quello interno al comune, che dal 2003 a oggi ha cambiato colore quattro volte. 

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