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Peste suina africana, sui cinghiali la regione conferma: "Ci saranno abbattimenti"

L'assessore alla sanità della regione ha ribadito l'intenzione di abbattere i capi

Il primo caso di peste suina africana rilevato su un cinghiale dell’Insugherata, ha riproposto il tema del contenimento della specie.

L'esigenza del depopolamento

Gli ungulati, in branco o singolarmente avvistati in città, continuano ad essere tanti. Stime certe sul loro numero non sono note. Ma sicuramente, come confermato dall’ente parco RomaNatura “sono dell’ordine di migliaia di capi”. Molti di più quelli presenti nella regione. Significa che sono tanti, troppi già in condizioni normali. Con la scoperta del primo caso di PSA a Roma, la loro gestione diventa un tema ancora più stringente. Con l'esigenza, già comunicata dal capo di gabinetto della regione, di lavorare al loro  “depopolamento”. Anche con il ricorso “ad abbattimenti selettivi”.

Gli abbattimenti selettivi

“Attualmente il numero di capi è al di fuori dell'equilibrio normale” ha riconosciuto l’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato che, a margine dell’inaugurazione di un’area presso il centro disturbi del comportamento alimentare, ha risposto a qualche domanda sull’emergenza cinghiali e sul virus recentemente riscontrato in un esemplare.  Sul PSA D’amato ha spiegato “Una volta che avremo una casistica si determineranno le azioni successive, tra cui anche il contenimento del numero dei casi”. E per ridurre il numero dei capi, ha aggiunto il titolare delle delega alla sanità nella giunta Zingaretti “ci saranno anche abbattimenti”. 

Cosa prevede l'ordinanza

I timori degli animalisti sono dunque confermati. Ma non è al momento chiaro con quali modalità verrà disposto l’abbattimento. Nell’ordinanza regionale del 7 maggio, Zingaretti ha puntato a delimitare le competenze ed a determinare il perimetro della cosiddetta “area infetta”. E quindi, com’è previsto nel dispositivo firmato dal governatore del Lazio, gli enti di gestione delle riserve e le forze di polizia territorialmente competenti, hanno il compito di organizzare “la ricerca attiva delle carcasse”. Dopo la divulgazione dell’ordinanza ne sono già state trovate 14, due delle quali considerate sospette. 

Il monitoraggio 

Il provvedimento regionale dispone anche la “sorveglianza attiva delle aree” da parte degli enti che gestiscono i parchi regionali. “Noi stiamo continuando a farla ed abbiamo appena sottoscritto un accordo con un’associazione che metterà a disposizione i loro droni per monitorare al meglio l’area infetta” ha spiegato Maurizio Gubbiotti, presidente di RomaNatura.

Cosa fa il comune

Il comune invece ha il compito di sistemare delle recinzioni intorno ai cassonetti. Operazione complicata dai tempi di realizzazione. Più praticabili soluzioni che prevedono lo spostamento dei cassonetti dalle strade ai cortili, la sostituzione dei secchioni in plastica con altri in metallo e l’allestimento di piazzole mobili, per il conferimento dei rifiuti da effettuare in precise fasce orarie. L’amministrazione dovrà scegliere tra una delle tre opzioni, con lo scopo di dissuadere i cinghiali dal frequentare le zone più antropizzate, soprattutto nei municipio XIV e XV dove nel frattempo Ama sta provvedendo a mappare i cassonetti più a rischio. 


 

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