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Domenica, 28 Maggio 2023
Politica

LETTERE - "Ecco perché l'anagrafe pubblica dei rifiuti non aiuterà a risolvere il problema dei rifiuti di Roma"

Perchè l'anagrafe pubblica dei rifiuti non aiuterà a risolvere il problema dei rifiuti di Roma (e neppure a rendere più trasparente la situazione)

L'Assemblea capitolina, nel corso della seduta dell'11 febbraio, ha approvato l'istituzione dell'anagrafe pubblica dei rifiuti: raccolta, recupero, smaltimento e impianti dei rifiuti solidi urbani.

La delibera, approvata all' unanimità dall'aula, stabilisce che siano messi on-line, ogni sei mesi, sul sito di Roma Capitale i dati relativi a: produzione annua di rifiuti totali (in tonnellate), produzione pro-capite annua (in chilogrammi), stato degli impianti di recupero e selezione del materiale, dettaglio dei rifiuti raccolti suddivisi in secco e umido, in base al diverso trattamento a cui devono essere avviati.

Molti hanno salutato questa delibera come se si trattasse di un vero punto di svolta nel miglioramento del processo di gestione dei rifiuti di Roma.

Mi permetto di dissentire totalmente, segnalando anzi che tale delibera sarà l'ennesimo fumo negli occhi che servirà ancora una volta a coprire la evidente e radicata incapacità di pianificazione del processo di gestione dei rifiuti (storicamente affidato ad AMA) e la ancora più grave ed altrettanto radicata incapacità di controllo del processo stesso da parte dell'Amministrazione.

Tutto ciò per un assunto e pochi ed evidenti motivi.

L'assunto.

Se si vuole governare un processo occorre conoscerlo; occorre cioè sapere se le diverse azioni che compongono il processo sono armonizzate correttamente, dove e perchè si manifestano elementi di crisi, dove e perchè si ottengono le migliori perfomances.

I motivi

1. Roma è una città fatta di città. Ogni zona di servizio dell'AMA (sottomultipli di Municipi) è grande quanto un comune di medie dimensioni, ciascuno caratterizzato da un proprio profilo urbanistico, funzionale - produttivo e demografico. All'interno del territorio comunale ci sono città turistiche (il centro storico), città produttive (la zona est), città dormitorio (periferie estreme), città terziarie (EUR) e così via.

2. Ogni città ha un suo profilo di produzione di rifiuti, anche grazie al fatto che a Roma il processo di assimilazione dei rifiuti speciali non pericolosi (prodotti cioè dagli utenti non domestico come gli uffici, i negozi, gli artigiani etc) ai rifiuti domestici, e quindi raccolti e gestiti da AMA, costituisce circo il 40% del rifiuto urbano totale. Qualcuno di voi può pensare che i rifiuti prodotti e raccolti a Trastevere siano paragonabili, per quantità e tipologia, a quelli prodotti a Tor Bella Monaca ?

3. AMA utilizza, per raccogliere i rifiuti in maniera differenziata, molti diversi sistemi; nel 2011 erano 5 (fonte Comune di Roma), ora temo siano di più.

Stante questo stato di cose, aver adottato una angrafe pubblica dei rifiuti secondo le modalità previste dal Comune di Roma equivale al chiedere ad una provincia (anzi nel caso del Lazio a tutte e quattro le provincie che insieme non assommano la popolazione della Capitale) quanti rifiuti producono in totale in un anno. A che serve, se davvero si vuole controllare e rendere trasparente il processo di gestione dei rifiuti ?

Quello che il Comune sta chiedendo in questo momento ad AMA è quanto AMA già comunica, da sempre, con la sua dichiarazione ambientale annuale al CERVED, e questa dichiarazione è nota all'Amministrazione. Anzi, all'interno del modulo di dichiarazione ambientale ci sono molte più informazioni di quante ne vengano richieste dall'anagrafe pubblica.

Qualche tempo fa mi sono permessa di suggirire all'Assessore Estella Marino di richiedere ad AMA almeno le seguenti informazioni:

  • quadro analitico dei servizi di raccolta attualmente eserciti dalla stessa AMA, disaggregato per aree di servizio, dai quali si possa evincere puntualmente
  • quale tipologia di utenza viene servita,
  • le quantita' e soprattutto la tipologia di rifiuti raccolti,
  • il livello di purezza / contaminazione dei rifiuti stessi,
  • i flussi di lavorazione che ciascuna frazione raccolta subisce,
  • la quantità di riciclo che viene garantita.

Se queste informazioni fossero rese in forma stabile e "pubblica", allora sarebbe forse possibile convincersi che si è dato avvio ad una più efficace pianificazione del servizio di raccolta e soprattutto ad un ragionevole governo del processo.

Ovviamente la mia richiesta non ha avuto seguito.

Maria Ioannilli

Docente dell'Università di Roma Tor Vergata

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