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Il Pd e l'assordante silenzio assenso sulla liberalizzazione di trasporti e rifiuti

Attenzione massima ad Acea, non una parola sulle liberalizzazioni degli altri servizi. Allarmati lavoratori e sindacati di Ama e Atac. Dai democratici romani solo silenzio

L'Acea, l'Acea, l'Acea. E l'Atac? E l'Ama? Ci sono storie che possono essere raccontate in modi diversi a seconda di interessi e punti di vista. Ci sono leggi, emendamenti e commi che vengono letti o ignorati a seconda degli impegni elettorali o economici in gioco. Ci sono silenzi che chiariscono sei mesi di parole e intenzioni espresse da dichiarazioni a mezza bocca. Da due giorni il tormentone del Pd romano è l'Acea. Da martedì pomeriggio, da quando cioè sono stati resi noti i contenuti dell'emendamento Lanzillotta, i democratici romani hanno avuto un solo interesse: l'azienda che eroga acqua ed elettricità ai romani deve restare pubblica. Ed alla fine, pare anche per le pressioni di Ignazio Marino, l'hanno anche spuntata. L'emendamento è stato infatti edulcorato. Il 51% di Acea resterà pubblico e l'allarme si è così trasformato in soddisfazione. In mezzo però il resto del decreto e un'assordante silenzio soprattutto sul passaggio relativo alle liberalizzazioni di trasporto pubblico e rifiuti.

Dal capogruppo in Campidoglio Francesco D'Ausilio, all'onorevole Umberto Marroni fino ad arrivare al sindaco Ignazio Marino, i commenti all'emendamento hanno posto tutti l'accento su Acea, ignorando la liberalizzazione dei servizi. Un silenzio assenso verrebbe da dire. In attesa dell'approvazione alla Camera, ad oggi il Campidoglio si ritroverebbe a dover presentare al governo un piano che, con la stella cometa del contenimento dei costi e della valorizzazione degli attivi, "adotti modelli innovativi per la gestione dei servizi di trasporto pubblico locale, raccolta dei rifiuti e spazzamento delle strade anche ricorrendo alla liberalizzazione".

Con Ama e Atac oberate da debiti fuori controllo, quella del mercato privato appare l'unica strada percorribile. L'allarme, da tempo, lo lanciano i lavoratori. Stamattina, appresa la notizia dell'approvazione, Micaela Quintavalle, la pasionaria degli autisti auto organizzati, ha chiamato a raccolta sotto il Senato i suoi colleghi. "Stanno privatizzando", urlava attraverso facebook. "Venite a Palazzo Madama". Nessuno dal Partito Democratico, anche attraverso una semplice nota stampa, si è mosso per tranquillizzare lei e i lavoratori. Ancora silenzio invece, che suona sempre più come un evidente assenso.

E all'Ama non va meglio. Qui è la Cgil a respingere ipotesi di privatizzazioni e a trovare solo silenzi dalla contraparte politica capitolina. "Dopo la proroga tecnica del contratto di servizio in essere", spiega la Cgil Fp, "ci aspettiamo che l'Amministrazione capitolina possa definire in tempi stretti un nuovo contratto che, mentre rilanci la qualità del servizio stesso, possa razionalizzare i costi in modo da fare uscire l'Azienda dalla condizione debitoria in cui è stata cacciata dalla precedente amministrazione". Il Pd romano? Silenzio, solo silenzio. Non una nota prima di stamattina. Non una nota dopo stamattina. Solo tacito assenso.

Ma non si può star zitti per sempre. E proprio la stipula dei contratti di servizio delle aziende capitoline potrebbe obbligare a rompere l'ascetico silenzio. Si capirà infatti in quel momento che ne sarà della gestione dei trasporti e dei rifiuti romani. In quella fase tacere, nascondendosi dietro un dito, sarà impossibile.

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