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Patrimonio immobiliare pubblico: dopo trent’anni si lavora al nuovo regolamento

La commissione patrimonio ha presentato una bozza di regolamento sui "Beni comuni urbani". Vivarelli: "Puntiamo all'inclusione e alla partecipazione della cittadinanza". Roma Decide: "E' un testo burocratico"

Il futuro del patrimonio immobiliare pubblico, e le centinaia di realtà che ne fruiscono, passa per la redazione di un nuovo regolamento cittadino. La commissione patrimonio di Roma Capitale, dopo il black out ingenerato dalla delibera 140, è tornata ad occuparsene. Mercoledì 8 febbraio, nella Casa della Città  di via Fivizzano è stata infatti presentata la bozza del nuovo regolamento.

LA BOZZA - Ad annunciare l’iniziativa, come sempre usando un canale social, è la presidente della Commissione patrimonio Valentina Vivarelli. “Prosegue il nostro impegno per dare alla Capitale, dopo oltre trent'anni, un regolamento sulle concessioni relative al patrimonio indisponibile comunale” fa sapere Vivarelli, che scrive di un incontro durante il quale, alla presenza di cittadini e associazioni “abbiamo audito gli uffici e dato lettura della bozza del testo in questione. Si tratta di un documento su cui, come maggioranza, lavoreremo in modo costante, pronti al dialogo con le opposizioni. Tenendo presente l'importanza dell'uso a fini sociali e culturali del patrimonio e riservando attenzione alle situazioni difficili vissute da diverse realtà coinvolte”.

INCLUSIONE E PARTECIPAZIONE - La presidente della Commissione patrimonio, nella nota pubblicata su facebook, ha specificato inoltre che “Il nostro intento è portare avanti un percorso di inclusione e partecipazione della cittadinanza”. Una scelta in grado di consentire “nel rispetto delle regole, di intervenire con uno strumento adeguato in un panorama complesso come quello ereditato dalle precedenti amministrazioni”.  L’apertura di Vivarelli è stata apprezzata. “La Commissione Patrimonio e la sua presidente – si legge in una nota di Decide Roma, la rete delle realtà sociali sotto sfratto –  hanno insistito sulla natura assolutamente provvisoria di questa bozza, e sulla necessità di un'apertura di un confronto pubblico con tutte le realtà coinvolte. Ci sembra un approccio importante e positivo, da valorizzare al massimo. A patto però  che sia un confronto davvero pubblico, a tutto tondo, capace di dare le risposte giuste nei tempi adeguati. La partecipazione e la democrazia sono l'unico strumento per ridare dignità ad una politica troppo spesso assente”. 

LA PREMINENZA BUROCRATICA - La bozza di regolamento non è stata immune dalle critiche. “Il Movimento 5 Stelle fino a questo momento ha demandato completamente ai funzionari amministrativi la scrittura di questa bozza, in uno schema ormai troppo diffuso a Roma, tale per cui a governare la città sono i tecnici e non i politici. I funzionari hanno redatto un testo burocratico, privo di qualunque riferimento al valore sociale delle esperienze reali  – dichiara la rete Decide Roma, sottolineando che l’impostazione sin qui seguita – è  tutta incentrata nell’afasica logica legalitarista del bando pubblico. La stessa logica che ha portato, in questi mesi, a questa guerra alla città solidale”. Di positivo per ora rimane l’interesse, non solo della commissione patrimonio ma di tutta l’Assemblea  capitolina, di mettere un freno agli sfratti eseguiti a causa della delibera 140. La mozione appena votata in Aula giulio cesare si nuovo in questo solco. Un primo passo, in attesa di un regolamento  meno burocratico e di più ampio respiro sociale. E quindi, come chiedono le realtà associative della Capitale, realmente partecipato.

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