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Fenomenologia (aggiornata) di Paolo Ferrara, il grillino eroe che ripara i tombini con paint

Gaffe, scivolate, polemiche e insulti. La lista nera delle uscite improvvide collezionate dal consigliere di Ostia

Ex finanziere a Ostia, in corsa nel 2013 alle Comunarie, tra i più votati nel 2016 poi nominato capogruppo in Assemblea capitolina, portavoce con il presidente d'Aula Marcello De Vito della corrente del Movimento che fa capo a Roberta Lombardi, poi diventato nel frattempo il più fedele dei fedelissimi di Virginia Raggi. Ma soprattutto instancabile caratterista della saga grillina in Campidoglio, ormai noto alle cronache per i continui exploit sui social network, con annesse polemiche tra le opposizioni e imbarazzi tra i suoi. Paolo Ferrara, il mister preferenze del X municipio, è gioia e dolore dei vertici di un Movimento che del "rompete le righe" sul piano comunicativo ha fatto scuola, ma sempre nei limiti. Apripista delle ondate polemiche contro stampa e oppositori politici - è al suo segnale che partono puntuali le condivisioni di post e hashtag tra i colleghi Cinque Stelle - in questi anni ha collezionato una lunga serie di gaffe e scivolate. 

"Il Pd che difende la Costituzione? E' come il Ku Klux Klan che tiene in mano un'enciclica papale". E' in sintesi l'ultima sparata di ieri sera (qui il post in versione integrale). Ad attaccarlo nei commenti di risposta ci sono i dem, ovvio, ma anche qualche suo sostenitore: che bisogno c'è - a governo giallo-verde appena insediato - di fomentare odio e tensioni? Lui non arretra nè abbassa i toni. Anzi, rilancia: "Sta per essere aperto il vaso di Pandora...". A quale "segreto" si riferisca il consigliere, per il momento, non è dato sapere. Ma il Pd replica a sua volta e il teatrino non si ferma: "Sa cose riservate? Chiarisca subito questa oscura vicenda, trasparenza!" scrive il consigliere democrat Marco Palumbo, non senza ironia.

E va bene che in politica, specie al tempo della rete, tutto o quasi sembra essere concesso. I confini però dovrebbero porli buon senso e rispetto, da Ferrara più volte valicati. Vedi lo scorso gennaio, quando postò un video in cui un sedicente elettore del Pd bruciava la tessera del partito. Un po' eccessivo, gli toccarono le scuse. Veri e propri assalti verbali quelli di Ferrara che non hanno risparmiato nemmeno i suoi colleghi. Cristina Grancio, ex consigliera M5s passata al gruppo Misto per divergenze soprattutto sul progetto dello Stadio della Roma, è stata bollata (sempre e rigorosamente sui social) come "assenteista", "aggressiva", "incompetente", "macchia nera che deturpa la bellezza del gruppo consiliare". Insulti vomitati senza freni. Lei rispose minacciando una querela.  

Questo per il capitolo delle bordate politiche. Poi ci sono le figuracce. Difficile da dimenticare quella a poche ore dall'implosione delle prime stelle in VIII municipio. Marzo 2017. Il gruppo è a pezzi, frantumato dalle tensioni interne alle correnti, ma Paolo Ferrara rispedisce le ricostruzioni ai giornali, e ci mette la faccia: "Sono stato in Consiglio per conto di Virginia Raggi. Ho trovato un gruppo compatto e determinato". E a chi gli fa notare che tutta la stampa locale dà per certa la caduta del minisindaco Paolo Pace, replica: "La foto parla chiaro!". E' un'immagine dei consiglieri con la mano alzata che votano un atto. Nove giorni dopo, il minisindaco si dimette e parte il lungo anno di commissariamento. 

Molto impegnato su Ostia e dintorni, ha fatto da regista alla campagna elettorale di Giuliana Di Pillo (tanto da gestirle la pagina Facebook, vedi immagine subito sotto), intervenendo puntuale a ogni notizia riguardante il mare di Roma. Qualcuno osa ipotizzare che il tritovagliatore del litorale entrerà in funzione per far fronte a una delle tante emergenze rifiuti della Capitale? "La sindaca ha pubblicamente tranquillizzato la cittadinanza lidense garantendo che i rifiuti capitolini non arriveranno mai a Ostia - diceva a novembre 2017 - quindi, chi sostiene una tesi opposta evidentemente o ignora o strumentalizza". Già, poi però la macchina è entrata ampiamente in funzione. Con buona pace di chi strumentalizzava. Qualche attacco è inevitabile data la discrepanza tra fatti e promesse. Ferrara è costretto a difendersi: "Le esigenze sono cambiate". Ma scuse nemmeno a parlarne: "Le porgessero i vecchi partiti".

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toni urlati con rabbia da tastiera sono all'ordine del giorno, specie in risposta a rimproveri di qualsivoglia natura indirizzati all'azione amministrativa dei pentastellati. Qualcosa, sul territorio, non va come dovrebbe? Critica e autocritica sono bandite e lasciano il posto alle teorie del "complotto" anche per una transenna manomessa in un cantiere. Con ogni probabilità (e per quanto può contare) è stato il vento a spostarne un paio dalla voragine di via Zotti a settembre 2017. Ma il capogruppo grillino gridò al sabotaggio, e alla "mano vile" che osò "fermare il cambiamento". Venticinque mila euro di danni per una lunga serie di cassonetti incendiati a Ostia? Ferrara rassicura: "Vinceremo le forze del male". Super eroi, più che rappresentanti delle istituzioni chiamati dai cittadini a governare al meglio, che non ammettono ostacoli alla narrazione del "tutto bello, bellissimo". 

E' il festival delle contraddizioni e del celodurismo, dei commenti urlati da campagna elettorale perenne dove si finisce per dimenticare l'onestà, quella intellettuale. Da ricordare le varie puntate sulla questione delle spese extra di palazzo Senatorio. Da portavoce dei tagli agli sprechi, Paolo Ferrara è finito al centro delle polemiche sui benefit concessi alla pubblica amministrazione. Prima i 7mila euro spesi per l'acquisto di due MacBook, necessari per montare i video messaggi usati dai consiglieri in rete. Circostanza che Ferrara ha tentato di smentire senza farlo realmente: "Sono stati richiesti ma non sono mai arrivati". Silenziando poi l'opposizione - "il Pd stia zitto" - e apostrofando la redazione, rea di aver mancato "l'onore della verità e della pertinenza che un buon giornalista dovrebbe tentare di perseguire". Le carte però hanno parlato al posto suo. 

Idem per quanto riguarda i rimborsi taxi. Come svelato da RomaToday, il capogruppo ha richiesto 400 euro al mese nell'ultimo semestre 2017 per girare in auto bianca, nonostante i proclami pro mezzi pubblici e la lotta alle auto blu, cancellate a inizio legislatura proprio per i capigruppo. Una scoperta poco gradita anche dentro al Movimento, specie tra i presidenti dei municipi M5s che in una chat di Whatsapp hanno sfogato dubbi e mal di pancia. Stavolta nessuna smentita, solo un attacco dei più classici: "Ho gli atti che dimostrano le cene e le spese pazze del passato. Noi siamo virtuosi". 

Una fenomenologia, quella dell'ex capogruppo, che va necessariamente aggiornata. Ferrara infatti ha regalato nuove e importanti perle, segnando nel frattempo un riposizionamento importante. A inizio 2020 è infatti passato dall'essere un pretoriano di Roberta Lombardi, di cui era un soldato all'interno del Campidoglio, a diventare un fedelissimo della sindaca. E l'eccesso di propaganda a volte porta a strafare e straparlare. Memorabile la dichiarazione di maggio 2020: "Non ricandidare Raggi è come fermare Michelangelo che lavora alla Cappella Sistina". E in quei giorni Ferrara doveva essere particolarmente ispirato. Sì, perché sempre a maggio 2020 risale la dichiarazione "Raggi ha fatto più strade degli antichi romani". Anche allora una pioggia di insulti lo ha sommerso. 

Segnali di un passaggio tra i fedelissimi della sindaca c'erano stati già a luglio 2019 quando, imitando Raggi, decise di spiegare il bilancio di Roma a Salvini...a tavola. Se Raggi usava pezzi di pane, lui scelse di spezzare la banana. E ancora prima, siamo ad agosto 2018, si è fatto precursore della Var, postando un video in cui il consigliere del Pd, Athos De Luca, secondo lui spingeva la sindaca.

A settembre del 2020 poi, diventato nei fatti il più fedele dei fedelissimi, in un'intervista a RomaToday si autodefiniva eroe: "I vertici nazionali riconoscano che noi consiglieri, con la sindaca, siamo degli eroi"

E gli eroi, si sa, hanno i super poteri. Tipo quello di effettuare lavori stradali in un attimo. Un colpo di paint, una foto postata e i lavori sono a regola d'arte. E' l'ultima di Paolo Ferrara. Lui dice di essere stato frainteso e che voleva essere ironico. Intanto la sua fama ha oltrepassato il raccordo e questa fenomenologia promette di dover essere presto aggiornata con nuove mirabolanti uscite.

ndr: l'articolo, scritto il 4 giugno 2018, è stato riproposto e aggiornato oggi alla luce delle ultime perfomance del consigliere Paolo Ferrara
 

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