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Troppi sprechi e pochi investimenti: monta la protesta dello sport di base

Gli operatori rimasti senza reddito, le palestre popolari e le associazioni sportive rivendicano maggiore attenzione. Appesi striscioni fuori gli impianti dimenticati

Patrimonio abbandonato, lavoratori senza reddito, fondi insufficienti. Davanti gli impianti sportivi inesorabilmente chiusi è sfilata una nuova protesta.

Nella serata del 30 dicembre, gli operatori dello sport di base, hanno deciso di riaccendere i riflettori sulla loro condizione. In un momento in cui, nel settore, il dibattito è concentrato sul rilascio dei passi olimpici, è stata posto l’accento sulle scarse attenzioni riservate allo sport popolare. “Non c’è nessuna contrapposizione, nessuna intenzione di togliere importanza allo sport olimpico. Però vogliamo sottolineare qual è la condizione in cui si trovano le palestre popolari, le realtà che praticano lo sport di base e chi ci lavora” ha spiegato Lorenzo, uno degli operatori sportivi che ha preso parte alla protesta.

La mobilitazione in corso

Quella che è stata portata a termine nella serata del 30 dicembre, rappresenta la terza tappa di una mobilitazione che è partita il 12 novembre. In quell'occasione le realtà sportive sono scese in piazza soprattutto per sottoporre, a chi amministra la città, il mancato riconoscimento della figura di operatore sportivo. E' poi proseguita il 13 dicembre, dipandandosi  nei territori dove  o sport di base assolve una funzione sociale determinante. Da nord a sud, dal centro alle tante periferie della Capitale. E così è stato anche per la serata del 30 dicembre. “Volevamo lasciare il segno nell’ultimo giorno dell’anno, per ricordare che ancora ci sono tanti nodi da sciogliere” ha spiegato Lorenzo. 

Lo spreco di risorse

Dalla piscina paesaggio aperta a Valco San Paolo per i mondiali di nuoto del 2009 e subito richiusa, al cantiere inesorabilmente fermo della Città dello Sport, sono tanti gli impianti che non vengono utilizzati. O che sono stati solo parzialmente realizzati. Uno spreco di risorse pubbliche indicibile, che contrasta con l’assenza d’investimenti che la neonata rete è tornata a denunciare. Portando gli striscioni davanti gli impianti chiusi del Quarticciolo, di Villa Gordiani, di San Lorenzo.

La denuncia

“Lo sport di base, sociale e popolare viene abbandonato a se stesso tra fondi e bonus insufficienti che tardano ad arrivare, lasciando senza reddito i lavoratori e nell'incertezza della ripartenza soprattutto quelle associazioni sportive che mettono al centro della propria attività le persone e non il profitto” è stato rimarcato attraverso la pagina facebook “Sport Popolare e di Base in Movimento”.

Le proteste 

La pandemia, acutizzando le difficoltà, porta in superficie una serie di contestazioni. Non ci sono soltanto i titolari delle associazioni sportive dilettantistiche che protestano perchè non vogliono parere i canoni di affitto nei mesi in cui sono rimasti fermi.  E non ci sono solo le voci, isolate, degli enti di prossimità che contestano le scelte capitoline in materia di gestione degli impianti sportivi. A Roma, chi amministra la città, deve cominciare a confrontarsi anche con le tante palestre popolari e le realtà sportive che, con i propri istruttori, consentono a tanti cittadini di potersi allenare a costi ragionevoli.La loro sopravvivenza, quando tornerà possibile tornare a praticare lo sport, non è scontata. Per dirla con lo slogan riportato sugli striscioni , occorre ottenere “un pass per lo sport di base”. Servono, in altri termini, investimenti mirati e meno sprechi. E non solo a parole.

La protesta davanti gli impianti chiusi

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