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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Coronarivus, fuori dalla quarantena resta la povertà: "Tantissime famiglie hanno ancora bisogno di cibo"

Durante l'emergenza l'associazione Nonna Roma ha distributo pacchi alimentari a circa 7mila famiglie. Oggi la maggior parte di loro chiede ancora un aiuto per fare la spesa

Il flusso è ordinato, organizzato su appuntamento per evitare assembramenti, ma costante. Nel cortile del magazzino di viale Palmiro Togliatti 979, dove l’associazione Nonna Roma raccoglie il cibo destinato alle famiglie in difficoltà economica e ne organizza la distribuzione, entrano ed escono persone per tutto il fine settimana. Sabato e domenica dalle 10 alle 18. La fase buia della quarantena quando centinaia di volontari si sono organizzati per recapitare i pacchi alimentari alle famiglie costrette a stare chiuse in casa, senza più lavoro né soldi, è terminata. Ma anche se la gente è tornata ad abitare le strade, bar e ristoranti hanno riaperto e nei parchi i giochi sono pieni di bambini, per volontari e attivisti di Nonna Roma non ci sono dubbi: l’emergenza economica non è finita.

“Solo circa una persona su venti tra quelle che abbiamo aiutato durante la quarantena ci ha risposto che non ha più bisogno di noi. La maggior parte continua ad avere problemi economici. In pochissimi sono tornati al reddito pre-Covid”, spiega Andrea Simone, tra i fondatori di Nonna Roma.  “C’è chi ha perso il lavoro ma aveva contratti che non gli hanno permesso di accedere ad alcuna misura di sostegno al reddito, chi l’ha ricevuta in ritardo o con il contagocce, chi era già disoccupato”.

Prima dell’emergenza Nonna Roma erogava pacchi alimetari per circa 300 persone. Non solo. Le famiglie venivano sostenute anche nella ricerca del lavoro, con un supporto psicologico o una consulenza legale e burocratica. All’inizio solo nel V municipio poi, nel corso del 2019, si sono aggiunti anche i nodi territoriali del III municipio (con base al centro sociale Astra) e a Ciampino, per tutta la zona dei Castelli. Durante la quarantena il numero delle persone che hanno richiesto il pacco è schizzato a circa 7mila famiglie.

Per comprendere la situazione post emergenza e a organizzare il lavoro dei prossimi mesi sulla base del fabbisogno reale Nonna Roma sta infatti sottoponendo alle famiglie che richiedono il pacco alimentare un questionario. L’indagine è in corso. Poi i dati andranno rielaborati. Mentre Simone rilascia l’intervista nei due gazebo dove è stata allestita una postazione con scrivania e computer due volontarie prendono nota delle risposte di due donne. “Abbiamo bisogno di censire le famiglie che in questi mesi ci hanno chiesto aiuto e raccogliere più dati possibili per costruire una risposta. Con queste informazioni possiamo anche capire, per esempio, che più soggetti hanno una medesima necessità, come accaduto durante la quarantena quando tantissime famiglie ci hanno raccontato che non avevano ancora ricevuto i buoni spesa e abbiamo costruito una vertenza nei confronti del Comune di Roma”.

Simone apre il suo computer e mostra le pagine del questionario. “Ė diviso in tre fasi: chiediamo alle persone di raccontare la propria situazione a febbraio, poi cosa è accaduto nei mesi dell’emergenza e infine di delineare una previsione fino alla fine dell’anno. Per famiglia intendiamo le persone che vivono nella stessa casa e che condividono la spesa. Chiediamo se ci sono minori, disabili, anziani, se percepiscono forme di sostegno al reddito, se hanno o avevano un lavoro e con quale tipologia di contratto, qual è il grado di istruzione. Il questionario è stato scritto in dieci lingue (italiano, francese, portoghese, inglese, serbo, romeno, bengali, cinese e arabo) è può essere sottoposto in presenza, al telefono o anche compilato autonomamente on line. Abbiamo predisposto anche la possibilità di farlo dal cellulare perché ci siamo accorti che solo il 15 per cento delle persone che chiedono il pacco alimentare ha un computer”.

Durante il periodo dell’emergenza non sono cresciute solo le famiglie ma anche i volontari che si sono resi disponibili a portare i pacchi alimentari presso le abitazioni delle famiglie che li avevano richiesti. “Siamo passati da circa 60 volontari a più di 400. Qualcuno è rimasto e oggi siamo un centinaio”. Gabriele Lambiase, anche lui tra i fondatori di Nonna Roma, sta riempiendo i pacchi di cibo. Prende confezioni di pasta, passata di pomodoro e caffè da diversi scatoloni e ne mette uno in ogni pacco destinato alle singole famiglie. La frutta e la verdura sono divise in buste delle spesa. “In questo puoi mettere anche del latte in polvere? Ė arrivata la signora con il bambino piccolo”, chiede una volontaria prima di sollevare lo scatolone e portarlo fuori al punto di consegna. Una donna chiede di poter scegliere gli assorbenti per la figlia adolescente. “Ha diverse allergie e alcuni materiali le danno fastidio”. Ha il volto seminascosto dalla mascherina, gli occhi bassi sulle confezioni. Sceglie velocemente, come a non volersi soffermare troppo su questa richiesta.

“Durante l’emergenza abbiamo distribuito aiuti a pioggia. Le persone non potevano uscire così i volontari portavano i pacchi alimentari direttamente nelle case delle persone. Oggi le famiglie devono prendere appuntamento e venire alla nostra sede, devono attivarsi. Ed è anche un modo per conoscerle. Il questionario ci aiuterà a capire quali sono quelle che hanno più bisogno e anche a soppesare quali sono le nostre forze per dare una risposta. Ora che l’emergenza è finita”.

La frase resta sospesa per qualche istante. Il cibo e i beni di prima necessità distribuiti da Nonna Roma arrivano in parte dal Banco Alimentare, associazione che raccoglie presso la grande distribuzione i prodotti non più commerciabili ma ancora commestibili e le distribuisce gratuitamente alle associazioni di volontariato. Ma la maggior parte dei prodotti viene acquistata grazie alle donazioni e alla solidarietà di chi lascia la spesa sospesa nei supermercati e nei negozi che hanno aderito all’iniziativa. “Purtroppo oggi anche la percezione dell’emergenza nelle persone è cambiata”. Sulle sue pagine social Nonna Roma l’ha scritto a più riprese: l’emergenza non è finita. L’attenzione delle persone, ora che l’onda emotiva generata da una situazione senza precedenti si sta ritirando, resta preziosa. ‘Nessuno si salva da solo’ è il titolo della campagna di raccolta fondi dell’associazione. 

“Oggi stiamo toccando con mano che siamo di fronte a una crisi strutturale e che non ci sono misure di sostegno al reddito che provano ad affrontare questa questione gigantesca”, commenta Alberto Campailla, presidente dell’associazione. “La condizione delle persone è drammaticamente peggiorata. Chi nei primi mesi aveva qualche soldo da parte, adesso non ha più niente. Molte situazioni economiche si sono fatte più complicate: chi doveva ricevere la cassa integrazione l’ha ricevuta, qualcuno è tornato a lavorare ma chi non ha avuto modo di ricominciare si trova in estrema difficoltà. Aggiungo un elemento: la casa. Per fortuna gli sfratti sono bloccati fino alla fine dell’anno ma questo non toglie che le persone non hanno più i soldi per pagare l’affitto. Senza strumenti di contrasto alla povertà e interventi sul costo dei canoni il blocco degli sfratti prolunga solamente l’agonia.  Arrivano sempre più persone con richieste di sfratti, con padroni di casa che spingono affinché se ne vadano”.

Per spiegare la gravità della situazione Campailla sceglie una storia: “Una delle persone che sta ricevendo il pacco alimentare prima dell’emergenza viveva grazie a un negozio di souvenir nei pressi di Termini. Si tratta di un ragazzo del Bangladesh che aveva aperto il negozio grazie a dei risparmi e con quell’attività manteneva la sua famiglia. Possiamo dire che si era realizzato. Con l’emergenza ha dovuto chiudere e ora i turisti non ci sono quindi non sta guadagnando abbastanza. Non riesce a pagare né l’affitto del negozio né quello della sua abitazione e questa situazione continuerà a pesare anche se un giorno riprenderà a lavorare. Non può chiedere il reddito di cittadinanza e quello d’emergenza non è risolutivo. Senza uno strumento di contrasto alla povertà, veloce e dignitoso, che gli permetta di superare questa fase come è possibile uscire da questa situazione?”. 
 

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