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Politica Ostia  / Via Giovanni Amenduni

Stadio Anco Marzio: rischia di saltare la concessione dell’impianto all'Ostiamare

L’assessore Onorato ha ricostruito in municipio X le tappe della vicenda

Dal 7 settembre sull’impianto sportivo di via Amenduni, pende una spada di Damocle.Roma Capitale sta spingendo la proprietà a realizzare gli interventi previsti su tribuna e spogliatoi che vanno abbattuti e ricostruiti. Ma poichè questi lavori non sono ancora partiti, l'amministrazione ha deciso di rimettere in discussione la concessione dell'impianto comunale, su cui è tornata a pendere una "procedura di decadenza". 

La ricostruzione nel parlamentino di Ostia

Lo stadio “Anco Marzio” è al centro di una complessa vicenda che, l’assessore capitolino allo sport Alessandro Onorato, giovedì 6 ottobre ha provato a ricostruire nella sede del consiglio municipale di Ostia. Un appuntamento a cui, la proprietà della storica società sportiva biancoviola, non ha preso parte. La seduta straordinaria di consiglio è stata così impiegata per mettere in fila le date e gli episodi che hanno portato prima all’inibizione dell’uso delle tribune e poi anche degli spogliatoi. Entrambe realizzati, prima dell’arrivo dell’attuale proprietà, in assenza di titoli autorizzativi. 

Una decisione, quella di chiudere le porte ai tifosi, che la scorsa estate ha scatenato vibranti proteste da parte dei supporter dell’Ostiamare che, in alcuni casi, sono tracimati in insulti e minacce all’indirizzo dell’assessore capitolino allo sport. Hanno destato proteste anche le immagini dei calciatori dell’ AC Morandi, la società che milita nel campionato di Eccellenza, costretti a cambiarsi davanti le auto parcheggiate. A differenza dell’Ostiamare, che sta giocando il campionato di serie D nel campo del Ladispoli, la Morandi è rimasta ad Ostia. Ma i suoi atleti, come gli avversari, continuano a non avere a disposizione uno spogliatoio.

Gli abusi edilizi riscontrati

Come si è arrivati a questa situazione, senza tifosi e con calciatori che si cambiano all’aria aperta? Ci sono una serie di date da mettere in fila, per ricostruire la vicenda. La prima è quella del 15 dicembre. In quella data, quando ancora non si era registrato il passaggio di consegne tra la vecchia e l’attuale proprietà dell’Ostiamare, la commissione “pubblico spettacolo del dipartimento cultura” si era recata sul campo. Del sopralluogo si ha traccia in un verbale, appositamente redatto, all’interno del quale veniva dichiarato che la tribuna era priva di titolo urbanistico, ha spiegato l’assessore Onorato. E’ quello il primo atto di una questione che, di lì a poco, ha conosciuto una rapida involuzione.

A distanza di pochi giorni da quel verbale, l’Ostiamare è stata acquistata “per un milione e settecentomila euro dal Di Paolo” ha ricordato Onorato, “senza però che venisse comunicato al comune il passaggio di proprietà, come previsto da regolamento. Una mancanza, quindi, perché l’articolo 19 del regolamento comunale sugli impianti sportivi, richiede espressamente che “il trasferimento delle quote deve essere comunicato all’amministrazione capitolina 30 giorni prima della formalizzazione” per consentire all’amministrazione stessa di verificare i requisiti del subentrante concessionario.

La versione del presidente Di Paolo

Il nodo del passaggio di proprietà

“Abbiamo scoperto che c’era stato un cambio di proprietà solo quando, il 28 gennaio, è stata inviata una lettera con la richiesta di sopralluogo da parte dell’ufficio sport del municipio e della polizia locale” ha ricostruito Onorato “a quella richiesta di sopralluogo ha risposto la nuova proprietà, chiedendo di posticiparlo. Ed è stato in quel momento che il Comune ha saputo del passaggio di consegne” ha ribadito l’assessore, rimarcando questo aspetto “per sfatare il mito che l’amministrazione ce l’abbia con il nuovo proprietario, Di Paolo. Il patron biancoviola, era subentrato in quello stesso giorno. E la concomitanza della data del passaggio di consegne, con la richiesta di un sopralluogo, arrivata appunto nello stesso giorno, aveva lasciato sospettare una sorta di “persecuzione”. Che però non c’era stata perché, il comune, non era stato informato del passaggio di consegne.

Il sopralluogo è stato differito di una ventina di giorni e, avendo riscontrato una serie di irregolarità “sicuramente compiute prima dell’arrivo di Di Paolo” è stato ricordato in consiglio municipale, a marzo dello stesso anno è partita la richiesta di revoca della concessione. Richiesta che però è stata successivamente sospesa per l’impegno intrapreso dalla nuova società, interessata a sanare gli abusi.  

Perchè la revoca della concessione

“Il 14 giugno abbiamo sospeso la decadenza ed il 3 agosto Di Paolo ha anche integrato il piano di ripristino, strutturandolo su tre anni. Per noi la vicenda era risolta – ha commentato Onorato - la proprietà aveva tutti i titoli per mettere a posto le cose”. Però ad un successivo sopralluogo, svoltosi all’inizio di settembre, è stato riscontrato che i lavori previsti nel piano, che prevede la demolizione di tribuna, spogliatoi ed altri piccoli manufatti, con la presentazione d’un nuovo progetto di costruzione e la successiva realizzazione, non era partita. Al contrario erano stati fatti degli interventi che, precedentemente, non erano stati concordati. Risultato? La deroga è saltata e la spada di Damocle del ritiro della concessione è tornata a pendere sul futuro dell’ “Anco Marzio”.

“La soluzione è sempre stata in mano alla società, vista la nostra totale disponibilità – ha dichiarato l’assessore Onorato a margine dell’incontro in consiglio municipale – Stiamo aspettando che passi dalle parole ai fatti e finalmente rispetti  gli impegni presi. L’amministrazione ha già dimostrato che ha a cuore le sorti dell’Ostia Mare, dei ragazzi  che si allenano nell’impianto di via Amenduni e delle loro famiglie. Siamo stati e restiamo pronti a valutare ogni iniziativa che vada nella direzione del ripristino della legalità. Senza deroghe”.
 

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