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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Garbatella / Via Rosa Raimondi Garibaldi

Orti urbani, pronto un nuovo regolamento: lo hanno scritto i cittadini

Nella visione dei proponenti gli orti urbani dovranno diventare "comunitari" e favorire l'aggregazione sociale

Non solo terre da coltivare ma anche spazi a disposizione dei cittadini per sviluppare le comunità locali. Una sorta di hub territoriale, all’interno del quale “incentivare buone pratiche relative all’uso ed al recupero delle risorse” ed in cui creare “percorsi di cittadinanza attiva”. Sono queste le finalità contemplate nel nuovo regolamento sugli orti urbani che, la rete degli “Orti in comune”, ha presentato al Campidoglio.

La richiesta di un nuovo regolamento

Nel corso di un mese e mezzo il network di associazioni e comitati ha incontrato l’assessora all’ambiente ed il sindaco Gualtieri, l’ultima volta il 16 dicembre in un’assemblea pubblica alla “casa della città”. In quell’occasione, come anche nella seduta della commissione ambiente svoltasi il 21 dicembre, la rete “Orti in comune” ha presentato il  nuovo regolamento per gli orti urbani. Un documento che intende riuscire laddove ha fallito la precedente amministrazione: quello di aggiornare il primo regolamento, varato nel 2015, durante gli anni di Ignazio Marino.

Il primo orto urbano

Nel comune con la maggiore superficie agricola d’Italia, si contano più di 150 orti urbani, con una crescita che negli ultimi anni è stata esponenziale. “Abbiamo cominciato circa 11 anni fa, quando il regolamento non c’era, realizzando l’orto urbano di Garbatella. Lo abbiamo fatto mettendo con una forzatura, attraverso l’occupazione di un’area all’interno del parco che si trova in via Rosa Raimondi Garibaldi” racconta Luigi Di Paola, della rete Orti in comune. Quell’esperienza, a distanza di 11 anni, è stata finalmente riconosciuta con una convenzione che recentemente il Campidoglio ha sottoscritto. Nel frattempo, però, gli orti in città si sono moltiplicati. E l’esperienza romana è diventata un modello che ha suscitato l’interesse dell’Europa.

“Abbiamo ricevuto un premio dalla Commissione europea come ‘good practice city’ una sorta di riconoscimento al caos controllato che contraddistingue l’esperienza romana, è stato cioè riconosciuto che ha saputo distinguersi per la costruzione di un modello che è risultato più avanzato di tanti regolamenti presenti in altri paesi” ha spiegato Andrea Messori durante l’incontro organizzato dalla commissione ambiente. Ora si tratta però di fare un passo avanti, cercando di sviluppare in chiave “comunitaria” gli orti urbani. 

Il nuovo regolamento e la gestione dal basso

Fallito il tentativo pentastellato di normare in maniera rigida la partecipazione agli orti, si cerca ora di arrivare ad una formula che porti “alla cessione di sovranità da parte dell’amministrazione” che viene chiamata a definire le linee guida. Il comune, in altre parole, definisce la cornice entro cui poi gli orti urbani sviluppano, autonomamente, i propri regolamenti. Perché “i comitati nati per gestire un orto - ha ricordato Di Paola, un passato da consigliere in ottavo municipio - sono sicuramente più in grado dell’amministrazione di conoscere le peculiarità di un territorio, ciò di cui ha maggiormente bisogno la comunità locale”. E gli orti serviranno proprio a questo. 

Ma perché superare il regolamento di Marino? “Perché all’epoca, pur riconoscendo l’esistenza degli orti urbani, all’amministrazione era mancato un po’ di coraggio nel farsi ‘parte terza’, ad esempio nei confronti di Acea, per quanto riguarda gli allacci idrici” ha spiegato Di Paola “oggi invece esiste uno strumento, la delibera sui beni comuni, che riconosce a chi rigenera uno spazio pubblico un rapporto di sussidiarietà nei confonti dell’amministrazione, in modo che gli onori ma anche gli oneri vengano equamente ripartiti”. Questo però non cancella il ruolo dell’amministrazione, che “ha tra le sue competenza quella di stipulare un patto di collaborazione per la gestione condivisa dell’area verde da destinarsi ad orto urbano comunitario” si legge nel regolamento proposto dai cittadini. Dopodichè l’amministrazione procede all’assegnazione del terreno alla realtà che ha sottoscritto il patto di collaborazione, un’associazione quindi, che deve presentare al Comune un progetto di utilizzo dell’area. 

L'apertura del Campidoglio

“Sugli orti urbani c’è un’attenzione, da parte dei cittadini, che negli ultimi anni è molto cresciuta e quindi va raccolta – ha riconosciuto il presidente della commissione ambiente Giammarco Palmieri – ora si tratta di mettere in campo mezzi innovativi per far sviluppare gli orti urbani, come chiedono i cittadini, non solo come luogo in cui coltivare i terreni, ma come spazi dove far crescere e strutturare delle comunità locali”. E’ quello che propongono i comitati attraverso il proprio regolamento. Le intenzioni sono chiare. Al Campidoglio il compito di intercettarle, dotandosi di uno strumento in grado di far compiere agli ortisti il salto di qualità atteso.
 

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