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Dimissioni Marino, Orfini: “Troppi errori, ho fatto di tutto per difenderlo”

Il commissario romano del Pd affida al suo profilo Facebook la disamina dell’atto del Primo Cittadino: “Ho cercato di comprenderne la difficoltà e le debolezze. Ma non è bastato”

Una ventina di giorni. Questa la data ultima per sapere con certezza il futuro amministrativo dell’Urbe. Dopo il ciclone politico cittadino e nazionale dato dall’annuncio delle dimissioni del sindaco di Roma Ignazio Marino, la Capitale si trova ad un bivio importante, che arriva per una casualità pochi giorni prima dell’inizio del processo di Mafia Capitale (5 novembre). Poi l'8 dicembre, giorno dell'inizio del Giubileo della Misericordia dove potrebbe essere il commissario a rappresentare il Comune di Roma. Quindi il nuovo anno e le elezioni in Primavera.

Uno scossone per il Pd, con il coordinatore cittadino Matteo Orfini che affida al proprio profilo Facebook la disamina della situazione con un lungo post in cui non lesina critiche al Primo Cittadino: “Una infinità di errori”, e che comincia con queste parole: “In questi mesi ho fatto di tutto per aiutare l'ex sindaco Marino”. 

Una analisi a due giorni dalle dimissioni del sindaco, da parte del coordinatore Dem Matteo Orfini, lo stesso membro del partito che lo scorso mese di luglio aveva salvato il chirurgo genovese, ergendosi a garante e sindaco ombra di un Marino ormai inviso al Premier e a tutti i renziani. "Andrà tutto bene", aveva assicurato Orfini a Renzi, "a Marino ci penso io". 

IL POST DI ORFINI -  Di seguito il post completo di Matteo Orfini: "In questi mesi ho fatto di tutto per aiutare l'ex sindaco Marino. L'ho fatto con convinzione, anche quando tante persone che stimo mi suggerivano di lasciar perdere, quando molti mi spiegavano che sarebbe stato impossibile migliorare le cose. L'ho fatto proteggendo l'amministrazione dalla pressione dei molti – dentro e fuori il Pd – che chiedevano di voltare pagina. Ho chiesto a persone di grande qualità di venire a dare una mano, perché Roma ne aveva bisogno.

Nonostante l'esito sono convinto di aver fatto bene: i partiti devono avere un rispetto sacro delle scelte degli elettori, e prima di porre termine a un'esperienza nata dal voto popolare bisogna fare di tutto per evitarlo. Ho fatto di tutto per aiutare il sindaco a migliorare la sua squadra e l'azione amministrativa. L'ho difeso quando era più difficile farlo, quando le sue scelte destavano sconcerto nei romani. Ho cercato di comprenderne la difficoltà e le debolezze. Ma non è bastato. Non è bastato perché una infinita serie di errori hanno definitivamente compromesso autorevolezza e credibilità del sindaco verso la città.

E perché le ultime inquietanti vicende – a cui ancora oggi non è stata data una spiegazione, e scaricare la responsabilità sui propri collaboratori evidentemente non lo è – hanno finito per incrinare la fiducia nei suoi confronti. Vicende che non possono essere sminuite se un uomo della legalità come Alfonso Sabella ha ritenuto di dover far sapere che avrebbero impedito la sua permanenza in giunta qualora il sindaco non si fosse dimesso. Spero prima o poi arrivino risposte chiare.

Credo che Marino abbia fatto molte cose buone. Che abbia rotto meccanismi discutibili e incrostazioni corporative che indebolivano la città. E per questo va ringraziato. Quando lo ha fatto non sempre ha avuto il Pd al suo fianco. Anzi. Spesso lo ha avuto contro e fa bene a ricordarlo. Ma quel Pd non c'è più. È stato commissariato anche per questo, e come lo stesso Marino ha più volte ripetuto, è stato sostituito da un partito che si è messo al servizio suo e di quelle battaglie. Anzi, le ha fatte più e meglio di lui. 

Per questo nessuno, nemmeno Marino, può permettersi di dire che dopo le sue dimissioni torneranno quei poteri e vincerà la mafia. Perché in questi mesi il Pd di Roma ha combattuto quei poteri più e meglio di tutti gli altri, Marino incluso. La guerra alla mafia di Ostia è cominciata non quando si è insediato Marino, ma quando ho mandato Stefano Esposito in quel territorio. Prima nessuno si era accorto di niente, nemmeno Marino. La bonifica degli uffici comunali dai dirigenti infedeli poi finiti nell'occhio del ciclone è cominciata quando faticosamente abbiamo convinto Marino a farla, con due anni di ritardo. E potrei dire lo stesso su tanti altri settori. Nessuno può darci su questo lezioni. 

Davvero non voglio credere che Marino abbia detto le cose che ho letto e spero troverà il modo di operare i doverosi distinguo e di smentire i tanti, troppi virgolettati che si leggono sui giornali in queste ore. Se è finita così, è inutile scaricare altrove le responsabilità o immaginare complotti, atteggiamento davvero poco sincero e per niente generoso. Ora che questa pagina è voltata per sempre, non tornano quelli di prima. Resta un Pd che ha spinto l'amministrazione a fare quello che non era stata in grado o non aveva avuto il coraggio di fare, proprio nel nome della trasparenza e della legalità.

Un Pd che le parole onestà e legalità può dirle a testa e voce alta. Più di ogni altro, anche grazie a quell'esercito di militanti e amministratori, presidenti di municipio e consiglieri, che in questi mesi difficili si sono caricati sulle spalle la città.

Marino e tutti noi avremo tempo per riflettere a mente fredda. Ma adesso abbiamo il dovere di pensare prima di tutto a Roma. Mettendo da parte rancori e aspirazioni individuali. Il Pd questo farà: non è tempo di polemiche, ma di lavoro per unire la città. A questo ci dedicheremo nelle prossime ore. Lo dobbiamo ai romani che aspettano da noi risposte ai loro problemi, non l'ennesima inutile dose di polemiche e veleni. Abbiamo un compito: far tornare Roma ad essere l'orgoglio del paese. E insieme ce la faremo".

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