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Nozze gay, il Consiglio di Stato contro i sindaci: "Non potevano trascriverle"

Un anno fa circa Marino trascriveva nel registro romano i matrimoni omosessuali celebrati all'estero. I giudici hanno respinto i ricorsi contro l'annullamento del prefetto Pecoraro dichiarando l'illegittimità della decisione dei sindaci

A quasi un anno esatto di distanza, sulla trascrizione dei matrimoni omosessuali celebrati all'estero il Consiglio di Stato dà ragione all'allora prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. Per i giudici di Palazzo Spada i Comuni, capofila Roma con il primo cittadino Ignazio Marino, non possono trascrivere tali unioni. I ricorsi avanzati contro gli annullamenti prefettizi sono stati respinti. Per il Consiglio di Stato, come ha spiegato il ministro dell'Interno Angelino Alfano, "la vigilanza è di competenza dei Prefetti". 

Il Consiglio di Stato ha così ribaltato la sentenza del Tar che si era espresso contro l'atto di annullamento di tali trascrizioni effettuato da Pecoraro contro cui avevano fatto ricorso alcune coppie. Per il Tar, il prefetto non aveva il potere di annullare tali trascrizioni. Potere che compete, per il tribunale amministrativo, "all'autorità giudiziaria ordinaria". Sulla trascrizione dei matrimoni omosessuali celebrati all'estero, che ha anticipato l'approvazione del registro delle unioni civili da parte dell'Assemblea Capitolina, era partito un vero e proprio braccio di ferro tra il sindaco Marino e il ministro dell'Interno Angelino Alfano. 

Soddisfatto il ministro dell'Interno Angelino Alfano: "L'anno scorso mia circolare su divieto trascrizione nozze gay contratte all'estero. Polemiche, aggressioni talvolta violente e una pioggia di ricorsi. Adesso il Consiglio di Stato mi dà ragione su tutta la linea: i matrimoni tra persone dello stesso sesso non sono previsti dalla legge italiana, pertanto le trascrizioni fatte dai sindaci sono illegittime e la vigilanza è di competenza dei Prefetti" ha scritto in una nota. "I giudici si sono espressi nel merito sostenendo la non trascrivibilità dei matrimoni contratti all'estero (e dunque la loro invalidità in Italia) ed hanno ritenuto che sussista in capo al ministro dell'Interno e quindi ai Prefetti il potere di annullare gli atti di stato civile".

Molti i commenti di quanti, a suo tempo, contestarono la strada intrapresa dal primo cittadino. In una nota Roberta Angelilli, Coordinatrice del Lazio del Ncd, e i consiglieri Stefano Erbaggi e Jessica De Napoli attaccano il sindaco Ignazio Marino: "La sentenza del Consiglio di Stato, che ha di fatto annullato le trascrizioni delle unioni civili, è la prova di una palese violazione da parte del Sindaco. Infatti, il primo cittadino era a tal punto consapevole che ci fosse una violazione di legge che rivendicò la forzatura, celebrando a tutti i costi le unioni civili. Vale la pena ricordare che sia il Ministro Alfano che il Prefetto Pecoraro intervennero intimando a Marino di non procedere poiché, in assenza di una norma nazionale, il Sindaco stava palesemente violando la legge vigente nonché la Costituzione" hanno continuato gli esponenti di Ncd. Poi l'annuncio: "Stiamo valutando l'ipotesi di interpellare la Corte dei Conti in merito alle spese affrontate dal Campidoglio per l'impiego improprio di risorse per le 'celebrazioni' (addobbi e straordinari del personale comunale) effettuate dal Sindaco". 

Chiaro anche il commento su Facebook del presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni: "Le amministrazioni comunali non hanno la libertà di fare quello che vogliono. Questa sentenza è una lezione per tutti quei sindaci di sinistra, da Roma a Milano fino a Napoli, che si ritengono al di sopra della legge e credono di poter firmare atti illegali. Le opinioni personali di questo o quel sindaco non valgono niente e conta soltanto quello che è sancito dalla Costituzione e dalla legge: il matrimonio può essere celebrato solo tra un uomo e una donna". 

E se le forze politiche di centrodestra esultano di fronte alla sentenza del Consiglio di Stato, di segno opposto il commento del consigliere di Sel alla Regione Lazio Marta Bonafoni e della  responsabile politiche di genere e diritti civili Sel Lazio Sara Graziani: "Non c'è nulla da festeggiare o da rivendicare, come purtroppo qualche esponente della destra più conservatrice sta facendo in queste ore. Mediocri e irrispettosi della dignità delle persone sono le parole usate nei confronti dei Sindaci che hanno avuto il coraggio di far fare un passo in avanti verso la civiltà al Paese" si legge in una nota. "Il messaggio da raccogliere da questa sentenza, dal nostro punto di vista, è che c'è urgenza di legiferare in materia. È la politica in sintesi la grande assente in questa faccenda, che ha delegato ai Sindaci delle nostre città una responsabilità evidentemente troppo onerosa. Il Parlamento intervenga immediatamente, quindi, senza preconcetti e veti ideologici, perché i diritti delle persone omosessuali e l'esercizio della loro piena cittadinanza non possono essere ostaggio degli Alfano di turno". 

Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center, punta il dito contro Alfano: "Indubbia la vittoria di Alfano con la sentenza del Consiglio di Stato. Adesso il leader di Ncd in perdita di pezzi può pensare di dare un futuro politico alla sua formazione fondando il partito No Nozze No Party. Così potrà anche lui lasciare la maggioranza del Governo Renzi come Giovanardi" ha scritto in una nota. 
 

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