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Elezioni regionali, Polverini: "Impossibile il voto a dicembre"

Ancora scontro sulla data per eleggere il presidente della Regione Lazio

Gli schieramenti sono trasversali ma netti: voto a dicembre, voto la prossima primavera. Al centro della questione la tornata elettorale per l'elezione del nuovo presidente della Regione Lazio dopo lo scandalo dei fondi Pdl che ha portato in carcere l'ex capogruppo alla Pisana Franco Fiorito e successivamente alle dimissioni di Renata Polverini dalla carica di presidente. Governatore uscente che in un'intervista al Messaggero afferma l'impossibilità di andare al voto a dicembre: "approfondimenti con il ministero dell'Interno e la prossima settimana incontrerò il prefetto Giuseppe Pecoraro. Ci sono aspetti organizzativi ed economici da valutare, chi mi attacca fa facile demagogia". E votare in dicembre "é complicato" perché "questa non è una piccola Regione in cui si può organizzare tutto tanto rapidamente. No, non saremmo in grado di votare a dicembre"

CASO ALLUCINANTE -  Polverini che ha ripercorso gli eventi delle ultime settimane, nel Lazio "abbiamo avuto un caso allucinante" e ora i tagli del governo "vanno nella direzione che per primi abbiamo indicato. Penso di poter dire di aver dato un contributo importante al Paese". In ogni caso "io ho cercato di combattere questo sistema, non mi sono nascosta. Sono la prima presidente di Regione che si è dimessa".

CANDIDATURA ZINGARETTI - Sulla candidatura di Zingaretti, Polverini si dice "sorpresa, aveva lavorato moltissimo per candidarsi al Campidoglio. Io già gliel'ho detto: non so se vincerai, ma fai attenzione perché governare questa Regione è un lavoro complicato, pesante, difficile, in condizioni economiche insostenibili". Infine boccia la proposta di Alemanno di togliere il simbolo del Pdl dalla scheda: "Mi pare un errore, l'elettore deve riconoscere sulla scheda il proprio partito. Soluzioni troppo innovative a chi giovano?".

16 DICEMBRE - Da sinistra intanto, all'indomani dell'approvazione del Decreto del Governo che taglia i costi della politica nelle Regioni (ma rinvia alla prossima legislatura, per il Lazio, il taglio dei consiglieri da 70 a 50) è pressing serrato sulla presidente uscente Renata Polverini. La data giusta per il Pd è il 16 dicembre. A ribadirlo è il neocandidato alla Regione Nicola Zingaretti: "E' una vergogna di queste ore che non sia stata ancora indicata la data - ha affermato il presidente della Provincia in diretta dal Tg3 -. Si sta cercando di far slittare il voto. Faccio l'ennesimo appello: la nostra Regione è stata umiliata, date ai cittadini la possibilità di decidere chi deve governare".

90 GIORNI - E' Polverini, infatti, che per legge dovrà fissare, entro 90 giorni dallo scioglimento del Consiglio, la data delle urne. E nonostante il governo, per bocca del ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, abbia avanzato l'interpretazione della normativa per cui entro 3 mesi le urne non si dovrebbero solo indire ma anche aprire, a via Cristoforo Colombo si prende ancora tempo. A spiegare il perché c'é il vicepresidente della Regione, l'Udc Luciano Ciocchetti, molto vicino negli ultimi mesi alla governatrice. "Voto a dicembre? E' folle, oltre che impossibile. Le Prefetture - ha spiegato il centrista - hanno bisogno di minimo 80 giorni per organizzare tutto. E poi, in un momento di spending review, dovremmo spendere 23 milioni in più". Per Ciocchetti ci sono anche motivazioni legate alle mosse del governo: "Dobbiamo aspettare il decreto sulle province, che dovrebbe arrivare alla fine di ottobre". Dalla configurazione delle province, infatti, dipende l'attribuzione dei seggi sul territorio, altra competenza che spetta a Polverini. "Per questo - ha concluso Ciocchetti - credo si arriverà all'election day. Solo Montino, che indisse le elezioni 170 giorni dopo, sogna di farle a dicembre. Lo spieghi ai suoi elettori".

STORACE PER IL VOTO - Dichiarazioni che però hanno suscitato le perplessità dell'altro 'uomo forte' della maggioranza polveriniana, il leader de La Destra Francesco Storace: "Votare a dicembre non è né folle né impossibile. Nessuno può pretendere di tirarla lunga fino ad aprile". "Sono abbarbicati disperatamente al palazzo - la replica invece del capogruppo Pd Esterino Montino - Alle scorse elezioni c'era l'accordo di tutti i partiti e del governo. Vogliono restare in sella per interessi di bottega fino a marzo, a discapito del Lazio in agonia e della volontà popolare". Luigi Nieri, leader del Sel, invita Polverini a "non fare melina" e anche Cgil e Cisl spingono per le urne subito.

CANDIDATO CENTRODESTRA - Ma nei corridoi del centrodestra si ragiona soprattutto sull"azzeramentò del partito di Silvio Berlusconi di cui la presa di posizione di ieri mattina del sindaco Gianni Alemanno ("non sarebbe opportuno presentarsi, almeno su Roma, con la lista Pdl") rappresenta l'avanguardia forse più evidente. E' per questo che, in questo momento, si riflette nel partito anche sull'ipotesi Primarie, decisive, in un quadro tutto da ricomporre, per ridefinire i pesi reciproci delle componenti, o delle future formazioni. I nomi che circolano sono sempre gli stessi: Andrea Augello e Sveva Belviso, ma anche l'altro 'kingmaker' romano Fabio Rampelli e Giorgia Meloni per gli ex An. Per Forza Italia si è già fatto avanti Francesco Giro e potrebbe prendere piede l'idea di Antonio Tajani, la cui corrente si considera oggi 'vittima' del caso Fiorito. Altrimenti si parla di Luisa Todini, azzurra doc, ma con un profilo più 'civico'.
 

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