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Neuropsichiatria, Montino-D'Annibale (Pd): "La Regione toglie il servizio a 1.200 minori"

Il capogruppo Pd alla Regione Lazio, Esterino Montino, e il consigliere Tonino D'Annibale, parlano dell'ospedale Colli Albani di Anzio

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RomaToday

"Quanto sta accadendo in queste ore all’ospedale Colli Albani di Anzio è vergognoso e profondamente inaccettabile. Non c’è scritto in nessun piano di rientro, non è previsto da nessuna politica di rigore, che vengano lasciati improvvisamente senza assistenza 1200 minori affetti da patologie neuropsichiatriche e le loro famiglie, solo perché non ci sarebbero risorse per pagare un medico". Lo affermano in una nota congiunta il capogruppo Pd al Consiglio regionale del Lazio, Esterino Montino, e il consigliere Tonino D'Annibale.

"Questa Giunta regionale per altro, dopo la vergognosa legge sui vitalizi, non ha piu alcuna credibilità per chiedere a chicchessia, sacrifici di questa portata che gettano nella disperazione centinaia di famiglie. La Regione infatti ha imposto alla Asl dei Castelli di non rinnovare il contratto dell’unico neuropsichiatra che da otto anni garantisce il servizio e che è precario da 12. Il servizio dell’Ospedale  di Anzio seguiva oltre 1200 casi l’anno. I sei posti letto in day hospital venivano utilizzati ogni mese per garantire le necessarie prestazioni a oltre 100 pazienti di età compresa dai 0 ai 18 anni. Da bambini con tetraparesi, fino giovani adolescenti con disturbi del comportamento".

"Ad utilizzare il servizio - rilevano gli esponenti del Pd - centinaia di famiglie dei comuni in provincia di Roma e Latina. Da oggi, in base alle disposizioni del Commissario Polverini, dovranno cambiare percorso terapeutico, sede, medico. Ed iniziare la diaspora. Ad Anzio la lista di attesa era di 4 mesi, negli altri centri della Asl e della Regione  va da 12 a 24. Per almeno 50 minori cronici il dramma è doppio perche dovranno rinunciare anche al medico che li ha seguiti per lunghi otto cioè dall’insorgere della loro patologia. Chiudere il servizio perché non ci sono i soldi per pagare un medico è motivazione ridicola e offensiva per le famiglie e il buon senso. Intervenire tardi nei casi di patologie neuropsichiatriche - dicono Montino e D'Annibale - significa allontanare ogni possibilità di guarigione. La Polverini e l’assessorato sanità dovrebbero saperlo e dunque comunichino al Direttore generale di sospendere questa decisione. Non è sopportabile. Sull’altare del piano di rientro non possono essere sacrificati i più deboli in assoluto".

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