Decoro a giorni alterni. C'è Raggi sul murale e i consiglieri M5s lo esaltano: "Perché avete rimosso quelli con il Papa"
La sindaca ritratta con Alberto Sordi a Trastevere solleva polemiche: se è questione di decoro urbano perché altri murales sono stati rimossi in tempi record?
"Fatemi capire, i murales col Papa li fate cancellare subito e invece questo con la vostra beniamina lo postate con fierezza". È il commento di Marco, un cittadino fra tanti, a porsi il quesito sotto un post di Paolo Ferrara. Il consigliere M5s mostra orgoglioso l'opera dello street artist Harry Greb: la sindaca Virginia Raggi in moto con Alberto Sordi, dalla celebre scena di Un americano a Roma, su un muro di Trastevere. L'occasione è ottima per magnificare il lavoro della prima cittadina: "Alberto in giro per la città in moto a vedere i tanti cantieri aperti con Virginia Raggi - applaude Ferrara - mentre le dice c'è molto da fare è per questo che devi continuare a governare".
Legittimo l'omaggio, per i 100 anni ieri, lunedì 15 giugno, dalla nascita del grande attore romano, quanto legittimo è far notare una certa incoerenza rispetto alle rimozioni lampo di qualunque murale d'autore sia comparso negli ultimi anni sui muri della Capitale. Tutti cancellati in tempi record dagli operatori Ama o dai Vigili urbani. Ricordiamo la lunga serie su Papa Francesco. Il Pontefice in versione street artist firmato da Maupal a Borgo Pio. Era ottobre 2016. La sua rimozione dispiacque anche in Vaticano.
A maggio 2017 spuntò un Bergoglio intento a giocare a tris con il simbolo della pace e una guardia svizzera a fare da "palo". Cancellato subito ma in pochi giorni sostituito da un altro. Il Santo Padre vestito da angelo con ali e aureola, ritratto in un abbraccio con bacio choc al presidente degli Stati Uniti Donald Trump con corna e mantello rosso. Via immediatamente. Stessa fine lo scorso gennaio per il murale di Bergoglio travestito da Kill Bill comparso in vicolo della Campanella per mano dell'artista Harry Greb, lo stesso del murale di Raggi e Sordi.
Poi è stata la volta dei graffiti sul governo gialloverde e sul leader della Lega Matteo Salvini. Altro filone letteralmente bannato dai muri di Roma. Salvini in tonaca e crocifisso in mano a Ostiense, un riferimento alla copertina di Famiglia Cristiana, oggetto di forti polemiche, dove l'allora ministro era rappresentato sotto il titolo 'Vade retro Salvini'.
Rimossi all'istante anche i murales a via del Collegio Capranica, vicino a Montecitorio, con il famoso bacio ancora tra Salvini e Luigi Di Maio Non lontano, in via dei Pianellari, la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni viene rappresentata con un bambino nero tra le braccia. Entrambi i graffiti portano la firma dello street artist palermitano Salvatore Benintende, nome d'arte TvBoy. Sono durati poco. Non resistette 12 ore neanche "La dittatura del selfie", dello stesso autore. Anche qui il Capitano è protagonista assoluto, ritratto nella più classica posa selfie con il telefonino in mano. E ancora Salvini e Silvio Berlusconi come I Bari di Caravaggio, vicino al Quirinale. Eliminato.
Insomma, la lista è lunga. Una sfilza di opere satiriche firmate da grandi nomi internazionali del settore cadute sotto i colpi di vernice delle squadre Ama o dei Pics, il gruppo della Polizia locale deputato al mantenimento del decoro urbano. Decoro urbano, appunto. Ma è l'unico criterio di intervento? Se un disegno su un muro è indecoroso e lede l'immagine della città, specie in Centro storico, dovrebbe valere per tutti. Allora forse ci sono altri criteri, legati ai messaggi veicolati dalle singole opere. "Da una parte siamo alla censura dall'altra all'esaltazione" suggerisce un altro utente. Censura o no, certamente una scelta politica che nulla a che vedere con la pulizia della città.