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Regione Lazio, tiene il "patto d'aula": sfuma la mozione di sfiducia annunciata dalla Lega

L'ex salviniano Enrico Cavallari, passato all'Udc, non la voterebbe. Insieme al consigliere Giuseppe Cangemi, garantisce la tenuta della maggioranza Pd 

Le opposizioni ci riprovano. Il capogruppo della Lega alla Pisana, Angelo Orlando Tripodi, ha annunciato un'altra mozione di sfiducia nei confronti del presidente della regione Nicola Zingaretti. Ma nonostante l'ok potenziale di Fratelli d'Italia e Movimento Cinque Stelle, il testo rischia di morire sul nascere. 

Sui 51 eletti in Consiglio infatti, considerando compatto il plotone dei 25 consiglieri di maggioranza, a fare da ago della bilancia sono da mesi i due esponenti del Gruppo misto Giuseppe Cangemi ed Enrico Cavallari, ex leghisti, aderenti al patto d'Aula che aveva portato a 27 il numero di sostenitori della Giunta Zingaretti garantendone la sopravvivenza politica.

E a respingere la mozione è Cavallari, come già ha fatto lo scorso novembre facendo saltare il banco, e come rifarà a un'altra eventuale sfiducia. "La Regione Lazio non può rimanere bloccata per dei posizionamenti politici. Io ho fatto un patto d'Aula - ha spiegato stamattina all'agenzia di stampa Dire - e finchè ci sono le condizioni non mi rimangio il giorno dopo le promesse e l'accordo, ho dato la mia parola, come dice sempre anche Salvini, e finchè viene attuata e mantenuta da entrambe le parti non ci sono le condizioni per dire 'ci ho ripensato'". Con il sostegno dell'ex leghista, ora all'Udc, la maggioranza conterebbe comunque 26 consiglieri su 51, rendendo virtualmente inutile un tentativo dell'opposizione di andare alla conta.

"Ho già dato le mie motivazioni l'altra volta, il centrodestra nel Lazio ha dimostrato di non avere unità d'intenti per un progetto politico che sia buono sia per i laziali che per i romani. Nel 2016 siamo andati divisi con Marchini e Meloni, nel 2018 anche con Pirozzi e Parisi, si vuole usare il Lazio come terreno di scontro per posizionamenti politici. Bisogna vedere se effettivamente tutti hanno intenzione di mandare a casa Zingaretti. Io dico: intanto lavoriamo per i cittadini, poi se nasce un progetto politico serio si discute, ma non è che il capogruppo della Lega sui giornali dice 'incontrerò, chiamerò...'". E comunque "a me nessuno ha chiamato, quindi probabilmente non c'è tutta questa intenzione di fare questa mozione - ha sottolineato Cavallari - è solo un modo di dire 'siamo bravi e belli, vogliamo mandare a casa Zingaretti, tanto alla fine non ci si riesce'. Questa è la mia sensazione. Sottoscriverla? Prima bisogna discuterla tutti quanti per vedere se ci sono il caso e le condizioni. Poi trovi sempre qualcuno che non te la firma e facciamo la figuraccia di quelli che portano avanti un'iniziativa senza costrutto". 

(Fonte Agenzia Dire) 
 

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