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La Cassazione sul caso Fiorito: "Mai destinato neanche 1 euro alla politica"

"Ricorrono tutti i presupposti o le condizioni di esistenza della fattispecie del peculato". Lo scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza con la quale è stato confermato il decreto di sequestro

"Ricorrono tutti i presupposti o le condizioni di esistenza della fattispecie del peculato". Lo scrivono i giudici della sesta sezione penale della Cassazione, nelle motivazioni della sentenza del 3 dicembre scorso con la quale è stato confermato il decreto di sequestro preventivo di conti correnti, tre auto e una casa al Circeo nei confronti di Franco Fiorito, ex esponente del Pdl. L'accusa di peculato per i giudici non lascia spazio a dubbi e Fiorito sarà processato con rito abbreviato a partire dal 14 febbraio prossimo.

Queste le parole della Corte Suprema. "I poteri di amministrazione finanziaria del Fiorito e la disponibilità giuridica delle somme di denaro pervenute al gruppo Pdl a titolo di contributi previsti dalla legge, hanno trovato esclusiva e assorbente causa nella qualità di presidente del gruppo consiliare da lui rivestita: è solo per effetto di tale carica che il Fiorito è venuto a trovarsi in possesso (giuridica disponibilità) delle erogazioni regionali, sul cui corretto impiego egli era altresì chiamato a vigilare, ma che, invece, ha ritenuto di fare in gran parte proprie, con criteri di persistente sistematicità per ben due anni e per motivi soltanto
privati".

Per i giudici è "ben palese che il Fiorito ha potuto disporre, nei modi penalmente rilevanti che gli sono contestati, delle somme di denaro formate dalle contribuzioni regionali pubbliche di pertinenza del suo gruppo soltanto in virtù dell'esercizio della sua pubblica funzione di presidente del gruppo consiliare regionale del Pdl".

Franco Fiorito, sottolinea la Cassazione, non ha mai destinato un solo euro, di quelli illecitamente presi, per motivi anche solo "larvatamente" riconducibili ad attività politiche o partitiche. Ha preso tutto per motivi personali. "Quand'anche si supponga - scrivono i supremi giudici - che le finalità sociali che pure permeano le contribuzioni regionali ai gruppi consiliari siano perseguibili anche mediante iniziative di segno strettamente politico-partitico non direttamente collegate ad attività pubblicistiche del Consiglio regionale cui partecipano i gruppi consiliari, è ben chiaro che nel caso di Fiorito di siffatte ipotizzabili iniziative non vi è traccia alcuna". Perché‚ "tutte le spendite del denaro formato dai contributi regionali e i trasferimenti di esso sui conti privati dell'indagato" sono "privi di qualsiasi giustificazione anche solo larvatamente politica o partitica". Fiorito è giustamente accusato di peculato - in quanto pubblico ufficiale - dal momento che, conclude la Cassazione, ha compiuto "atti dispositivi bancari e negoziali in totale assenza di spiegazioni diverse dal privato scopo di arricchimento".

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