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Morto Don Pietro Sigurani: il parroco che apriva la basilica per far mangiare i poveri

Si è spento il sacerdote che allestiva tra le navate dai Sant'Eustachio i pasti per gli "ultimi"

Si è spento all’età di 86 anni don Pietro Sigurani, il prete amico degli ultimi.

Prima parroco della Natività di nostro Signora Gesù Cristo, a San Giovanni, poi rettore della basilica di Sant’Eustachio, Don Sigurani è stato l'artefice di un'iniziativa tutt'altro che scontata. Dal 2018 ad oggi, infatti, ha garantito un pasto completo ad ogni povero che ha varcato i cancelli della centralissima basilica romana. Tutti i giorni.

I pasti che sfamano il cuore

Nella basilica, situata tra la Camera ed il Senato, in una delle zone più esclusive della Capitale, grazie all'iniziativa di Don Sigurani oltre 100 persone hanno potuto trovare ogni giorno qualcosa da mangiare. Dal primo al dolce ed al caffè perché, come aveva ricordato lo stesso prete in un’intervista rilasciata a TV2000, “la pasta e la carne sfamano lo stomaco, ma il dolce sfama il cuore, dice 'sono contento che sei venuto' ”. Un obiettivo che veniva quotidianamente raggiunto grazie alle donazioni ricevute dai fedeli.

Un amico dei poveri

Il mondo cattolico, e non solo, oggi piange la scomparsa di un uomo che ha cercato di “portare i poveri al centro”, in tutti i sensi.  “Ho appreso con dolore della scomparsa di don Pietro Sigurani, rettore della Basilica di Sant'Eustachio. Una vita spesa al servizio dei poveri con amore e determinazione” ha detto di lui l’assessora alle politiche sociali Barbara Funari.

“Nella Basilica aveva dato vita ad una vera mensa che ogni giorno offriva un pasto a circa 120 persone. Un sacerdote che aveva avviato servizi innovativi e di prossimità sempre aperti a chiunque avesse bisogno, come un centro di ascolto con assistenza legale e una 'università degli scartati'. Roma – ha aggiunto l’assessora capitolina – perde un vero amico dei poveri, ma la sua testimonianza ci servirà come esempio per lavorare ogni giorno perché nessuno venga escluso e lasciato indietro”.
 

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