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Il M5s in Campidoglio si spacca: i consiglieri mettono alla gogna la collega Monica Montella

Con un post pubblico su Facebook la consigliera viene accusata di non aver partecipato in aula al voto sulla delibera per la trasformazione dell'ex cinema Metropolitan in un centro commerciale

"Se la consigliera Montella non si sente più parte di questa maggioranza può liberamente fare le sue scelte". E' un attacco pesante e personale quello comparso sulla pagina Facebook del M5s Roma nella tarda serata di ieri. Una messa alla gogna senza precedenti contro una consigliera che ha la colpa di non essersi allineata alle scelte dei colleghi. Monica Montella, in più occasioni marchiata come "dissidente" (vedi il no al progetto dello stadio della Roma), non si è presentata all'ultima seduta di Consiglio comunale, facendo mancare il suo voto alla proposta di delibera per la variante al Prg (Piano Regolatore Generale) che consentirà la trasformazione dell'ex cinema Metropolitan in centro commerciale. 

Lei d'altronde non ha mai fatto mistero della sua contrarietà a un piano che lo stesso Movimento contrastava dagli scranni dell'opposizione nel 2015. Stavolta però a Montella viene fatta "pagare". E la reprimenda, con toni decisamente forti, non arriva in una riunione a porte chiuse ma in pubblico, con nome e cognome. "Il gruppo M5S del Campidoglio non tollera comportamenti di questa natura. La consigliera Montella ha il dovere politico di presentarsi in Aula e di prendersi le proprie responsabilità attraverso il voto, qualunque esso sia favorevole o contrario. Senza contare che non curarsi di garantire il numero legale in Aula è inaccettabile". Poi l'ultimatum: "Se la consigliera non si sente più parte di questa maggioranza può liberamente fare le sue scelte". Detto altrimenti, può anche fare le valigie e spostarsi al gruppo Misto, come fece a suo tempo l'altra ex grillina "ribelle" Cristina Grancio (poi migrata in Dema). 

Montella replica pubblicamente a chi l'ha messa alla berlina. "Non ho mai avuto risposta ufficiale a questa PEC" scrive la consigliera tra i commenti sotto al post, con link di riferimento a una mail (qui il contenuto integrale) con cui in sostanza chiedeva lumi sul progetto dell'ex cinema e sul cambio di rotta del Movimento rispetto al 2015.  "Ho avvertito i consiglieri che non avrei votato a favore e se non sono andata in aula è per non mettere in difficoltà la maggioranza". Poi attacca il capogruppo Giuliano Pacetti: "Poteva dirmi che era necessario ugualmente andare e votare contro ma non lo ha fatto". Già, perché la delibera è passata a maggioranza, ma il numero dei voti non è bastato a garantire l'immediata eseguibilità del provvedimento. 

Da qui la pugnalata in rete con tanto di like di sette consiglieri, sufficienti a certificare un'evidente spaccatura interna al gruppo: Pietro Calabrese, presidente della commissione Mobilità, Marco Terranova, alla guida della commissione Bilancio, Valentina Vivarelli, Angelo Sturni, Angelo Diario, Cristiana Paciocco, Annalisa Barnabei. Si guardano bene da attaccare a viso aperto la collega sulle loro pagine, ma un "mi piace" comunque se lo fanno scappare.

La trovata però piace meno a gran parte degli utenti che commentano il post. Roberto Z.: "Un consigliere eletto non è un dipendente. E’ autonomo nelle sue scelte e risponde politicamente al massimo ad i suoi elettori. Non a un partito". E ancora Riccardo S.: "A prescindere dei fatti, penso che il capogruppo debba migliorare la comunicazione interna e la comunicazione debba fare mea culpa. Sembra una soap di teenager offesi, basta. Non ci meritiamo questo livello". Poi Maria A.: "Ora ci si parla su Facebook? Esistono ancora i telefoni, sapete? Questo post è una vergogna". Un lungo elenco di commenti che giudicano la questione interna al gruppo, da risolversi insomma "tra le mura di casa".

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