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Regione, non solo sanatoria: nel 'collegato al bilancio' modifiche anche per vendita e assegnazione degli alloggi popolari

Tra i cambiamenti anche i criteri per la graduatoria: reddito considerato alla data della domanda e non a quella del bando

Non solo la regolarizzazione degli occupanti nelle case popolari o le misure per reperire alloggi da destinare all’emergenza alloggiativa. Nella legge sul collegato al Bilancio approvata dal Consiglio regionale del Lazio nella notte tra giovedì e venerdì scorso sono diversi gli articoli finiti nello stesso subemendamento che riguardano provvedimenti relativi alle politiche abitative. Alcuni di questi avranno conseguenze concrete sulla vita di quanti abitano nelle case popolari di Roma e del resto del Lazio.

Un gruppo di articoli andrà, nei fatti, a cambiare alcuni particolari del piano di alienazione degli immobili di pregio di edilizia residenziale pubblica contenuto nella delibera 410 del giugno del 2019 sul piano quadriennale di risanamento delle casse dell’Ater. Le modifiche non riguardano direttamente la delibera, che comunque approderà presto in commissione regionale Urbanistica con all’ordine del giorno una serie di ritocchi, ma la legge regionale 27 del 2006 che all’articolo 48 stabilisce le modalità di vendita del patrimonio popolare e che è richiamata nel testo della delibera.

In primis la cosiddetta ‘mobilità’ ovvero lo spostamento in altre abitazioni di tutti coloro che non possono o non vogliono acquistare (se con redditi inferiori a quello di permanenza in un alloggio pubblico). Il trasferimento, si legge, “ove possibile” avverrà “all'interno del contesto sociale e territoriale di appartenenza, ovvero un alloggio insistente nello stesso quartiere o limitrofo”. Il passaggio, in altre parole, punta quindi permettere a quanti oggi vivono in zone centrali o semicentrali di non traslocare troppo lontano. Il problema si pone soprattutto in quartieri come Testaccio, San Saba, Garbatella dove le vendite sono già state avviate da tempo e gli alloggi popolari nei cosiddetti ‘condomini misti’ sono tutti destinati alla vendita.

Per chi decide di comprare, invece, sempre con il subemendamento, l’anticipo da versare è stato abbassato dal 50 al 30 per cento. Non solo. Gli inquilini in “difficoltà di accesso al sistema bancario” possono optare per “patti di futura vendita” che prevedono il versamento di un affitto per 15 o 25 anni, a seconda della scelta degli inquilini, al termine dei quali l’appartamento viene ‘riscattato’ con detrazione dei canoni versati. L’ammontare di questo canone non sarà però pari a quello dell’edilizia residenziale pubblica ma verrà definito in base ai valori Omi, l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate, con abbattimenti che vanno dal 20 al 35 per cento.

Un ultimo punto inciderà sul prezzo che gli inquilini delle case popolari che oggi vivono nelle zone di pregio dovranno versare per poterle acquistare. Per i fabbricati più vecchi gli enti gestori potranno applicare sconti fino ad un massimo del 30 per cento. Ulteriori abbattimenti “non superiori al 20 per cento” potranno poi essere concessi per lavori di ristrutturazione già sostenuti dagli affittuari all’interno degli immobili. Le modalità di questi sconti dovranno essere definiti entro 60 giorni con una delibera della Giunta regionale.

C’è poi un pacchetto di articoli che vanno a modificare la legge regionale 12 del 1999, quella che nel Lazio disciplina la gestione e le assegnazioni delle case popolari. Uno di questi, di fatto, cambia radicalmente i criteri per la presentazione della domanda di assegnazione. Fino ad oggi coloro che presentano domanda per l’assegnazione di una casa popolare dovevano dimostrare di avere un reddito idoneo “alla data di pubblicazione del bando”, data che per Roma risale al 2012. Tutti coloro che hanno visto il proprio reddito calare negli ultimi otto anni, quindi, non hanno potuto avanzare domanda. Tra le maglie della legge sul collegato al Bilancio viene modificato anche questo passaggio: “I requisiti devono essere posseduti dal richiedente alla data di presentazione della domanda al bando di concorso”.

Altre modifiche riguardano la composizione del nucleo familiare, un nodo che ha messo in difficoltà numerose famiglie. Se un componente “diverso dall’assegnatario” perde “un requisito” questo non “comporta la decadenza” per l’intero nucleo familiare se il “soggetto interessato, entro sei mesi” accetta uscire dal nucleo familiare “trasferendo la propria residenza altrove”. Queste disposizioni, si legge ancora, si applicano anche a procedimento non ancora conclusi. Anche l’iter per l’ampliamento del nucleo familiare fino al secondo grado è stato modificato. Fino ad oggi l’Ater ha sempre dovuto comunicare entro tre mesi il via libera. Anche in questo caso sono sorte non poche difficoltà, molto spesso dovute a lentezze burocratiche, per le famiglie che hanno intrapreso questa strada. La manovra regionale stabilisce invece che questa operazione “non necessita di specifica autorizzazione”. Anche in questo caso l’intervento è retroattivo per i procedimenti non ancora conclusi.

A commentare le modifiche è il responsabile Casa del Pd di Roma, Yuri Trombetti, che ha lavorato alla loro elaborazione. “Sono il frutto di una serie di osservazioni che sono state avanzate al Pd romano dai cittadini in una serie di incontri nei lotti delle case popolari. Questi cambiament, secondo me, andranno a cambiare la delibera in loro favore”, commenta Trombetti. “Dalla possibilità di ricorrere alla vendita a riscatto all’abbattimento del prezzo per le case in zone di pregio fino all’estensione della possibilità di acquisto a parenti di terzo grado, per queste persone diventa più facile acquistare una casa popolare. Come Pd romano ci siamo fatti mediatori di queste richieste e sono state accolte”. 

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