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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Bonafede a Rebibbia presenta la task force dei nuovi operatori, protesta di un gruppo di detenuti

Il ministro ha dichiarato: "Nessuno rivolta". Poi però la conferma: "C'è stato un problema con un gruppo di detenuti"

Parte oggi il lavoro della task force di operatori socio-sanitari negli istituti penitenziari per adulti e nelle strutture minorili del Lazio. A prestare servizio nelle carceri regionali fino al prossimo 31 luglio 2020 saranno 62 persone, sul totale dei mille operatori selezionati su tutto il territorio nazionale con un bando emesso dalla Protezione civile di concerto con i ministeri della Giustizia, della Salute e degli Affari regionali.

Il progetto è stato presentato ieri mattina presso la Sala Teatro della Casa Circondariale di Roma Rebibbia Nuovo Complesso alla presenza del ministro della Giustizia, Alfondo Bonafede, di quello per gli Affari regionali, Francesco Boccia e del Capo del dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli. “Grazie a tutti gli operatori socio sanitari che oggi sono qui per mettersi al servizio del Paese in un momento così difficile”, le parole di Boccia. “Un grazie anche al Capo della Protezione civile a cui è affidato il coordinamento di queste iniziative sempre nella massima sicurezza e nel rispetto nelle regole”.

"Ringrazio tutti coloro che hanno risposto al bando", le parole di Bonafede nel corso della conferenza stampa. Una "risposta di solidarietà" che per il ministro "ci dice che in questo paese ci sono tante persone pronte a dare un contributo importante anche alle realtà più difficili tra le quali le carceri". Poi ha proseguito: "Situazioni difficili sulle quali noi siamo intervenuti subito con operazioni di pretriage per i cosiddetti nuovi giunti, abbiamo dovuto, con grande sacrificio, interrompere i colloqui con i familiari, sostituiti con una sere di interventi quali telefonate e video chiamata". Quella del carcere, ha detto, "è una situazione delicata perché il carcere è un luogo chiuso ma ha maggiore possibilità di diventare un focolaio. In questo momento" ha poi sottolineato "il numero dei contagi è basso, 150 in tutta Italia, e ora facciamo uno sforzo in più dopo aver adottato misure necessarie in tutte le carceri".

L’iniziativa, in realtà, non è stata esente da polemiche. Proprio mentre il ministro Bonafede era all’interno del carcere si è diffusa la notizia di una protesta dei detenuti. “Non sono al corrente di nessuna rivolta nel carcere di Rebibbia”, ha dichiarato confermando però che “c’è stato un è problema che ha riguardato una ventina di detenuti e non di più, in una sola sezione di un’ala del carcere che nulla ha a che vedere con la nostra iniziativa. La protesta in ogni caso è gia stata sedata”.

Il carcere di Rebibbia, infatti, nei primi giorni di quarantena, dopo la sospensione dei colloqui di persona, era stato teatro delle rivolte che hanno interessato diverse carceri su tutto il territorio nazionale. In cima alle richieste dei detenuti la necessità di ridurre il sovraffollamento che che caratterizza le carceri italiane, Rebibbia compresa tramite il ricorso a misure alternative alla detenzione, come la i domiciliari. Secondo le famiglie dei detenuti, però, che hanno protestato anche recentemente davanti al carcere, sono troppo pochi i detenuti che sono stati fatti uscire dall’inizio della pandemia.

In relazione all'accaduto il segretario generale aggiunto della Cisl Fns, Massimo Costantino ha confermato: "In riferimento alla notizia apparsa circa una rivolta nel carcere di Rebibbia risulta essera stata smentita dalle autorità presenti". In quanto alla visita, "si tratta della prima visita in un istituto penitenziario dopo l'incarico ed insediamento a Vice Capo Dap. Per la Fns Cisl Lazio un gran segnale per il personale , che in questa situazione emergenziale, anche al fine di evitare il contagio al virus Covid-19, sta dimostrando grande senso di responsabilità al fine di applicare quanto previsto dalla Costutuzione". 

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