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Metro C, la Soprintendenza respinge le accuse: "Ritardi e rincari non sono colpa nostra"

L'ente pubblico si è difeso dalle affermazioni del responsabile dei lavori di Roma Metropolitane in sede di Commissione. De Luca solleva la polemica: "Sciogliere l'azienda"

Non è la tutela dei tesori archeologici di Roma ad aver rallentato a dismisura i lavori per la realizzazione della Metro C a san Giovanni. La Soprintendenza speciale per i Beni archeologici della Capitale respinge le accuse avanzate nel corso della Commissione speciale Linea C da Giovanni Simonacci, responsabile del procedimento, di Roma Metropolitane. Nel mirino del dirigente dell'azienda capitolina alcune modifiche di progetto relative al percorso delle gallerie dalla stazione San Giovanni verso quella dell'Amba Aradam.

IL CAMBIO DI PROGETTO - “Tutte le gallerie della linea C sono state progettate da Roma Metropolitane all'interno degli strati sterili, non interessati da preesistenze di interesse archeologico, tranne quelle sul tratto in questione” spiega la Soprintendenza. “Tale scelta del progetto originario avrebbe comportato scavi archeologici lungo l'intera via Sannio, con costi altissimi e grande sacrificio di strutture antiche”. Ecco perché è stata richiesta la modifica del progetto. In pericolo anche le mura Aureliane, troppo vicine agli scavi. “L'allontanamento delle gallerie e la maggior profondità, nella nuova soluzione progettuale, hanno consentito un maggior livello di tutela per la cinta muraria del III secolo d.C.”.

RITARDI - A sua difesa la Soprintendenza ha portato anche qualche numero. Solo 60 giorni si ritardo sui 438 previsti sono da attribuirsi alla tutela dei ritrovamenti archeologici. “Lo stesso Simonacci, del resto, testimonia che non è l'archeologia il fattore imprevisto, bensì quelle lentezze procedurali che sulla tratta San Giovanni-Piazza Venezia hanno fatto perdere più di tre anni: ben 41 mesi, contro una media europea di 4, sono stati assorbiti da 'istruttorie, varianti e delibere”. Stesso discorso anche per i costi: “La percentuale dei costi legati a problematiche archeologiche, nel sottosuolo, o storico-artistiche, in superficie, risulta pari al 4% del finanziamento complessivo dell'opera. Ben lontano dall'asserito 30%”.

LA POLEMICA - Oltre alla smentita della Soprintendenza, attorno a Roma Metropolitane nel pomeriggio è stata sollevata un'altra polemica. Il consigliere capitolino Athos De Luca (Pd), membro della Commissione Mobilità e di quella dedicata alla Metro C, ha chiesto “alla luce dei risultati negativi” di “azzerare la struttura e costruire un organismo snello”. Non un fulmine a ciel sereno. Lo stesso assessore alla Mobilità Guido Improta si era espresso a favore dello scioglimento dell'azienda proprio per i cattivi risultati ottenuti. Nella nota, De Luca, ha inoltre ribadito la necessità di elaborare una nuova valutazione ambientale per le tratte successive a San Giovanni, quelle che dovrebbero arrivare al Colosseo e da lì a Piazza Venezia.

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