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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Metro C, nuova richiesta di pagamento al Comune. E intanto politici e funzionari a processo

Il Gip valida l’ipotesi accusatoria per “l’atto attuativo”, alla sbarra l’ex assessore della giunta Marino. Il legale: “Siamo estranei e lo dimostreremo, siamo fiduciosi”

Una ulteriore diffida ad adempiere è stata inviata lo scorso 27 maggio da Metro C Scpa – il consorzio di imprese che sta realizzando la terza linea della metropolitana – a Roma Capitale: il Comune committente dell’opera, tornano a ripetere i costruttori n una PEC visionata da Roma Today, deve pagare oltre 11 milioni di euro “dovuti a saldo di fatture emesse sin dal 2013”, corrispondenti a parte degli importi validati dal lodo arbitrale del 2012 riguardo il quale la Corte d’Appello di Roma ha ritenuto inaccoglibile il ricorso e che è dunque diventato definitivo. Si tratta, come Roma Today ha già raccontato, di 11 milioni corrispondenti secondo i costruttori a “ulteriori importi dovuti a titolo di rivalutazione monetaria ed interessi sanciti dal lodo arbitrale che Roma Capitale non ha provveduto ancora a finanziare”, a cui vanno aggiunte tutti i denari inseriti nel maxi contenzioso da 700 milioni di euro attualmente sub iudice.

Intanto, a proposito di giudici, sono stati rinviati a giudizio ventidue cittadini per un’ipotesi di reato di truffa a favore delle imprese costruttrici; né dà notizia il Corriere della Sera in edicola il 4 giugno, riportando come il GIP abbia ritenuto intervenuta la prescrizione per l’ex sindaco Gianni Alemanno e l’allora assessore Antonello Aurigemma; rimane invece la possibilità imputativa per l’ex assessore della giunta di Ignazio Marino Guido Improta e per il superburocrate Ercole Incalza, già dirigente del ministero delle Infrastnitture più Giovanni Simonacci, direttore di Roma Metropolitane. 

Si tratterebbe del filone corrispondente all’”atto attuativo”, ovvero “la transazione che riconobbe alle imprese sia 230 milioni che altri 90 teoricamente dovuti come risultato di un lodo parziale, in realtà, secondo i pm, introdotti applicando percentuali fraudolente al calcolo degli oneri". Secondo l’ipotesi di accusa, Guido Improta avrebbe attestato falsamente che era possibile dare il via libera al pagamento di questi oneri, inducendo in errore lo Stato, il Cipe, la Regione e il Campidoglio. Simonacci, in cambio della lealtà ai costruttori, avrebbe ottenuto “l’assunzione della figlia Diana come capo rappresentanza dell’ufficio Finmeccanica di Mosca”. Gian Piero Biancolella, legale di Improta, consegna alle stampe la sicurezza: “Riusciremo a dimostrare al processo la nostra estraneità ai fatti contestati, siamo fiduciosi”.

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