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Quando Marino scelse Improta e scaricò la Morgante: la metro C fa tremare il sindaco

Al centro dell'eventuale coinvolgimento dell'assessore alla Mobilità nell'inchiesta, anche l'accordo stipulato nel settembre 2013 sul quale l'ex assessore al Bilancio Morgante aveva espresso le sue perplessità

L'avviso di garanzia non è ancora stato ufficialmente notificato. Anche per questo i particolari riguardo all'eventuale coinvolgimento dell'assessore alla Mobilità Guido Improta nell'inchiesta che dalla Tav fiorentina si è allargata fino alla Capitale, abbracciando anche la realizzazione della metro C, non sono ancora chiari. Ma la tensione di quei giorni di trattativa attorno all'accordo che faceva lievitare i finanziamenti per la realizzazione della grande opera, culminata con ruspe e betoniere a bloccare via dei Fori Imperiali, torna a gettare un'ombra sulla cima del Campidoglio. C'era il braccio di ferro 'esterno' tra le imprese costruttrici e l'amministrazione capitolina. Ma anche quello 'interno' tra il titolare della Mobilità e l'ex assessore al Bilancio Morgante che a quella decisione si era opposta mettendo nero su bianco tutte le sue perplessità.

Ad avere la meglio tra i due fu la 'linea Improta'. La competenza passò al dipartimento Mobilità e l'accordo proseguì il suo corso. Lo scontro però lasciò un segno profondo nella squadra di governo capitolina che qualche mese più tardi, anche se non direttamente conseguente alle vicende della Metro c, vide saltare proprio la Morgante. Nella vicenda il sindaco Ignazio Marino fu un attore di primaria importanza. Sia nelle lunghe ed estenuanti trattative con le imprese costruttrici. Sia per gli esiti delle turbolenze della sua giunta. Un ruolo centrale tanto che ora che i dubbi della Procura potrebbero dirigersi verso quella vicenda non manca chi, come il Movimento cinque stelle, chiede allo stesso primo cittadino di assumersi la responsabilità politica, prima che giudiziaria, di quella scelta. “Tra un magistrato della Corte dei Conti come la Morgante e l'assessore Improta, Marino ha scelto il secondo” ha affermato il capogruppo pentastellato Marcello De Vito in un'intervista a Romatoday. E proprio oggi il gruppo pentastellato ha depositato una mozione di sfiducia verso l'assessore che però, è bene ricordarlo, non ha ancora ricevuto ufficialmente la notifica delle indagini a suo carico. "Impossibile un mio coinvolgimento" ha infatti replicato Improta.

LE MOTIVAZIONI DELLA MORGANTE - In una lettera del 4 novembre con oggetto 'accordo attuativo transazione Cipe 127/2012', indirizzata al ragioniere generale Maurizio Salvi, Morgante parlava di “consistenti perplessità sulla legittimità e sulla regolarità amministrativa della transazione, dell'accordo attuativo del 9 settembre, nonché sul pagamento della fattura pervenuta”. Diversi i motivi che portano l'ex assessore, magistrato della Corte dei Conti, a far scattare più di qualche campanello d'allarme. “E' noto come la delibera Cipe si sia limitata ad assicurare la copertura finanziaria dell'accordo, ma senza pronunciarsi sulla relativa legittimità né sulla spettanza delle maggiori somme riconosciute al consorzio Metro C rispetto a quelle oggetto del bando di gara e della relativa aggiudicazione”.

La Morgante sembra disconoscere addirittura la natura 'attuativa' dell'accordo del 9 settembre che viene definito “un accordo aggiuntivo”. Nella lettera si legge come l'atto in questione fosse “completamente al di fuori anche della procedura di accordo bonario in base alla quale era stato adottato l'accordo oggetto della delibera Cipe 127/2012. Il che aggiunge ai già esposti dubbi inerenti alla legittimità sostanziale del riconoscimento al contraente generale di importi ulteriori rispetto a quelli messi a gara e aggiudicati ulteriori perplessità inerenti alla legittimità procedurale di un riconoscimento aggiuntivo che avviene a trattativa diretta, peraltro condotta da Roma Metropolitane e non da Roma Capitale, situandosi al di fuori di ogni procedura, sia di gara che addirittura di composizione, prevista dal Codice dei contratti pubblici”.

LE DIMISSIONI DI IMPROTA – Sono ore delicate. Non sono pochi dentro a palazzo Senatorio ad essere convinti che eventuali dimissioni di Improta avrebbero l'effetto di un terremoto per i già fragili equilibri della giunta Marino. Nelle mani di Improta ci sono alcuni degli assi portanti dell'azione di governo dell'amministrazione Marino, come il piano della Mobilità, una fetta importante dell'organizzazione del Giubileo e, appunto, 'l'affaire metro c'. Per ora di dare le dismissioni non se ne parla e sono in molti, nel partito così come nella giunta, che hanno scelto la linea garantista prendendo la sua difesa. "Perché dovrebbe dimettersi? Per un avviso di garanzia che peraltro non ha ricevuto? Comunque in caso valuteremo nel merito, perché l'iscrizione a registro potrebbe essere anche un semplice atto dovuto” ha detto l'assessore a Legalità e Trasparenza di Roma Capitale, Alfonso Sabella. "Improta è una persona seria. Credo che il grande lavoro di moralizzazione e di rettitudine di questa amministrazione sia sotto gli occhi di tutti” ha dichiarato invece l'assessore alla Scuola di Roma Capitale, Paolo Masini. In sua difesa anche il capogruppo del Pd in Aula Giulio Cesare Fabrizio Panecaldo: “Improta è una persona perbene. Perché dovrebbe dimettersi?”.

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